Aborto:storia di due fronti contrapposti e inconciliabili
L’aborto (dal latino abortus, derivato di aboriri, “perire”) è un tema che ancora oggi, in Italia, vede due schieramenti contrapposti e continua a dividere le coscienze dei cittadini. Tra qualche giorno, il 17 maggio, ricorrerà il quarantennale dei due referendum abrogativi atti a modificare la L. 194/78 sulla tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza. La legge nasce in un periodo molto delicato e doloroso a causa degli atti terroristici culminati nel rapimento e nel delitto di Aldo Moro, all’epoca, presidente della Democrazia Cristiana. Il fronte che difendeva il diritto all’aborto riuscì a far rimanere in vigore la normativa che consentiva alla donna di interrompere una gravidanza, volontariamente e presso una struttura pubblica, entro i primi 90 giorni di gestazione. L’aborto poteva anche essere richiesto tra il quarto e il quinto mese di gestazione ma solo per motivi di natura terapeutica, mentre ai medici era consentita l’obiezione di coscienza.
I due fronti erano nettamente agli antipodi: da un lato il Partito Radicale chiedeva la piena liberalizzazione dell’aborto, anche presso strutture private, mentr dall’altro il Movimento per la vita chiedeva che venisse abrogata la volontà dell’autodeterminazione della donna, lasciando solo la possibilità di abortire per scopi terapeutici. Entrambe le richieste furono respinte. Le donne, dunque, avevano vinto e potevano continuare a chiedere di abortire in ospedale sotto l’assistenza della sanità pubblica.
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