Clamoroso
In India e Bangladesh il tasso di alfabetizzazione femminile è il doppio di quello maschile [Pascale, Foglio].
In prima pagina
• Una motovedetta della Guardia costiera libica ha sparato contro tre pescherecci italiani. Uno dei due comandanti è stato ferito
• Un giorno di guerra della pesca all’isola di Jersey, nel Canale della Manica: Parigi e Londra schierano le navi
• Nei sondaggi la Lega è scesa sotto il 22% per la prima volta dopo tre anni. E la Meloni registra un altro record
• Da lunedì in tutta Italia aprono le prenotazioni per la vaccinazione alle persone dai cinquant’anni in su
• Ieri ci sono stati altri 258 morti. I ricoverati in terapia intensiva sono 2.308 (-60). Il tasso di positività sale al 3,6%. Le persone vaccinate sono 6.826.350 (l’11,45% della popolazione)
• La Merkel è contraria alla sospensione dei brevetti sui vaccini anti Covid, Putin è favorevole. La Serbia pagherà i cittadini che si fanno vaccinare
• Vicino a Pavia un 91enne è morto tentando di fuggire dalla casa di riposo
• Silvia Romano, la ragazza rapita in Somalia, liberata e tornata in Italia convertita all’Islam, si è sposata in segreto lo scorso ottobre con un amico d’infanzia
• A Sassuolo, vicino a un poligono, sono state ritrovate delle ossa umane. Potrebbero appartenere a una donna scomparsa nove anni fa
• Un altro femminicidio: una donna è stata uccisa a coltellate e poi data alle fiamme in provincia di Napoli
• Un’altra vittima sul lavoro: il titolare di un’impresa edile della Bassa Bergamasca muore schiacciato da una lastra di cemento
• In Carolina del Sud vogliono ripristinare la fucilazione
• In Qatar è stato ordinato l’arresto del ministro delle Finanze Ali Shareef al Emadi
• A Hong Kong l’attivista Joshua Wong è stato condannato ad altri dieci mesi di carcere
• Dominic Ongwen, ex bambino soldato e leader dell’esercito di ribelli ugandesi Lra, è stato condannato a 25 anni di carcere dalla Corte dell’Aia
• Al quinto tentativo, Space X ha fatto atterrare con successo il razzo Starship
• Europa League, la Roma ha vinto 3-2 con il Manchester United, troppo poco per ribaltare il 6-2 dell’andata. La finale sarà Manchester United – Villareal
Altri titoli
Corriere della Sera: Vaccini, l’ora degli over 50
la Repubblica: Vaccini, Merkel divide l’Ue
La Stampa: Europa spaccata sui brevetti / Speranza: fiale made in Italy
Il Sole 24 Ore: Bonus 4.0, salta la cessione dei crediti / Ora anche il Superbonus è a rischio
Avvenire: Brevetto sospeso
Il Messaggero: Vaccini bene comune: Ue divisa
Il Giornale: Ci sparano addosso
Leggo: Vaccini, guerra sui brevetti
Qn: Scuola, 2 miliardi di inutili mascherine
Il Fatto: Brevetti, Biden mette nei guai l’Ue (e Draghi)
Libero: Giustizia: l’88% non ne può più
La Verità: Svelato il bluff sulla legge bavaglio
Il Mattino: Campania, 100 mila dosi in più
il Quotidiano del Sud: Cento giorni per farlo
il manifesto: Il muro di Berlino-Pechino
Domani: I silenzi del Quirinale e della ministra Cartabia lasciano isolato il Csm
“Ebbi i verbali di Amara a Milano, poi lo dissi al Csm. Tutto regolare”
La versione di Davigo. L’ex consigliere davanti ai pm di Roma: “Storari mi diede il plico, per email o pen drive, non ricordo”
di Gianni Barbacetto e Valeria Pacelli | 7 MAGGIO 2021
La consegna dei verbali in cui l’ex avvocato esterno dell’Eni Piero Amara rivela l’esistenza di una presunta loggia Ungheria – ora al centro di un’indagine che ha scatenato un terremoto dentro la magistratura – avvenne a Milano. Lo ha confermato l’ex consigliere del Consiglio superiore della magistratura Piercamillo Davigo ai pm romani che lo hanno sentito mercoledì come persona informata sui fatti.
Chi gli ha portato quei verbali, nella sua casa di Milano, è Paolo Storari, magistrato della Procura di Milano, convinto che i suoi superiori, il procuratore Francesco Greco e l’aggiunto Laura Pedio, non volessero spingere l’acceleratore sull’inchiesta innescata dalle dichiarazioni dell’avvocato siciliano. Davigo non ricorda se quei verbali gli furono consegnati a mano in una pen-drive o recapitati tramite posta elettronica, ma non ha dubbi sul tempo, la scorsa primavera, e la città, Milano, in quel momento completamente chiusa per il lockdown. Alla Procura di Roma è arrivata una relazione del procuratore milanese Greco che – riferendo quanto gli avrebbe detto in un primo tempo Storari – colloca la consegna a Roma. Ora la versione di Davigo ha l’effetto di rendere la procura di Brescia, e non quella di Roma, competente per le indagini, perché è Brescia che deve indagare sui magistrati di Milano. Sabato il nodo sarà sciolto, con l’interrogatorio a Roma di Storari, intanto iscritto nel registro degli indagati per rivelazione di segreto d’ufficio.
Nel corso del suo interrogatorio davanti al procuratore di Roma Michele Prestipino e alla pm Lia Affinito, Davigo ha ripercorso tutti i passaggi di questa vicenda riferendo circostanze finora inedite, ricostruite dal Fatto anche con l’utilizzo di altre fonti.
All’inizio di questa vicenda c’è Piero Amara, avvocato siciliano che ha già patteggiato una condanna per corruzione. Da dicembre 2019 a gennaio 2020 rende ai pm di Milano Pedio e Storari diversi interrogatori nei quali racconta dell’esistenza di una presunta loggia denominata Ungheria di cui farebbero parte magistrati, avvocati, politici, funzionari, ufficiali delle forze dell’ordine. Nelle settimane seguenti, Storari lamenta una inerzia delle indagini e la mancanza di formalizzazione dell’inchiesta, che resta per mesi (fino al 12 maggio 2020) senza alcuna iscrizione nell’elenco degli indagati. Confida i suoi timori a Davigo, che gli consiglia – ha spiegato l’ex consigliere Csm ai pm capitolini – di mettere per iscritto il proprio dissenso ai superiori. Storari dice di averlo fatto con molte email inviate a Greco e Pedio. Al termine del lockdown, Davigo torna a Roma e dal 4 maggio riferisce della situazione di Milano al alcuni membri del Csm. Al suo vicepresidente, David Ermini, il quale – secondo quanto spiega Davigo – a sua volta avrebbe informato il Quirinale, porgendo poi a Davigo i ringraziamenti del Colle. Ermini al Fatto ha dichiarato: “Confermo solo che me ne parlò”. Nella settimana successiva, Davigo informa anche Giovanni Salvi, procuratore generale della Cassazione. Aprire una pratica formale, sostiene Davigo, avrebbe distrutto l’indagine, non riuscendo più a tutelarne il segreto.
“Ho agito dunque nelle uniche forme consentite dalla particolarità della situazione”, ha spiegato. “Ho legittimamente ricevuto i verbali, perché il segreto non è opponibile a un consigliere del Csm”. In ogni modo, dopo che Davigo parla con Salvi, questi prende contatto con Greco e la macchina delle indagini si riavvia. Viene coinvolta la procura di Roma, con Michele Prestipino, e quella di Perugia, competente per le toghe della Capitale, con Raffaele Cantone. Intanto i verbali segreti cominciavano ad arrivare in forma anonima ai giornali, al Fatto e poi a Repubblica. La Procura di Roma individua la “postina”, una ex segretaria al Csm di Davigo, uscito intanto dal Consiglio e andato in pensione. Su questo, Davigo ha spiegato ai pm che di non sapere nulla, se non che la segretaria aveva accesso al suo computer. Nessun ritardo nell’iscrizione, nessuna inerzia nelle indagini, reagiscono alla Procura di Milano. Furono fatte decine di accertamenti, rallentati soltanto dal lockdown che bloccò per mesi gli uffici giudiziari.
“L’avvocato siciliano si è pentito: ci ha fornito elementi importanti”
I magistrati sull’ex legale esterno Eni
di Antonio Massari | 7 MAGGIO 2021
C’è un documento, e con esso una data, che mette ordine nella miriade di tasselli che compongono il caso Amara e della presunta loggia massonica coperta denominata Ungheria. La data è quella del 24 aprile 2020. La Procura di Milano scrive al Tribunale di Sorveglianza di Roma, al quale Piero Amara, attraverso il suo avvocato Salvino Mondello, ha chiesto l’affidamento in prova ai servizi sociali. Affidamento che tuttora non è stato definito. E scrivendo al tribunale romano sostiene una tesi che oggi risulta importante per tre motivi. Analizziamoli uno per volta.Il primo punto riguarda proprio Amara: la Procura di Milano ritiene che abbia una condotta collaborativa e le sue dichiarazioni siano ampie e rilevanti. Al punto da considerarlo ormai “ravveduto” ed estraneo al “contesto criminale” nel quale, fino a quel momento, aveva commesso i presunti reati che gli vengono contestati. E parliamo di reati parecchio gravi. Nell’aprile 2020 Amara è infatti indagato a Milano per associazione per delinquere, induzione a rendere dichiarazioni mendaci all’autorità giudiziaria, impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita e riciclaggio. Reati che arrivano a una pena di 12 anni di carcere.
Il secondo punto è che la sua collaborazione riguarda proprio i verbali in cui Amara descrive – tra il dicembre 2019 e il gennaio 2020 – l’esistenza della presunta loggia alla quale, a suo dire, apparterrebbero decine di magistrati e alti esponenti delle istituzioni. Dobbiamo quindi ritenere che la Procura di Milano, in quel momento storico, nell’aprile 2020, metta nero su bianco una presunzione di credibilità rispetto a quel che Amara sta raccontando. Presunzione, perché prima di risultare effettivamente credibile, le sue dichiarazioni devono essere verificate.
E così arriviamo al terzo punto. Scrivendo al Tribunale di Sorveglianza di Roma, la procuratrice aggiunta Laura Pedio e il pm Paolo Storari, spiegano di non essere in grado di ipotizzare i “tempi di definizione” del procedimento – e quindi della credibilità definitiva di Amara – perché hanno un problema: la pandemia sta rallentando le indagini. Rilievo non secondario, nelle ricostruzioni di questi giorni, poiché rivela un dato: esiste un documento – e Il Fattoè in grado di rivelarne il contenuto – che non soltanto data (ad aprile 2020) ma mette certifica sia un “rallentamento delle indagini”, sia la sua motivazione: la pandemia in corso. Un dettaglio importante se consideriamo che, nella primavera 2020, Storari contatta il consigliere del Csm, Piercamillo Davigo, proprio perché sostiene di avere delle difficoltà con i suoi capi nel portare avanti le indagini. Difficoltà slegate, però, dall’emergenza sanitaria. Altrimenti, peraltro, non si spiegherebbe perché dovrebbe informare il consigliere del Csm.
Riepiloghiamo la situazione ad aprile 2020: per la Procura di Milano Amara è collaborativo, estraneo al suo vecchio “ambiente criminale”, “ravveduto”, ma le indagini rallentano a causa della pandemia. A febbraio Amara si era presentato in carcere per scontare la pena patteggiata per corruzione in atti giudiziari. Sono i giorni cui la Corte costituzionale ritiene illegittima l’applicazione retroattiva della “spazzacorrotti”: Amara torna libero e pensa al futuro e alla possibilità di essere affidato ai servizi sociali come misura alternativa al carcere. Ed è per questo che il suo avvocato, Salvino Mondello, chiede alla procuratrice aggiunta Laura Pedio di formulare un parere sulla collaborazione del suo assistito.
Ma da cosa si trae la conclusione che Amara sia “collaborativo” e “ravveduto”? La Procura di Milano cita proprio gli interrogatori resi tra il dicembre 2019 e gennaio 2020. Quelli in cui ha descritto la presunta loggia Ungheria. Ma non solo. Ha messo sul tavolo almeno un’altra notizia esplosiva: qualcuno gli ha raccontato – ma non esclude una millanteria – che Marco Tremolada (giudice del processo sulla corruzione dei vertici Eni per l’acquisto del giacimento nigeriano Opl 245) è stato avvicinato e avrebbe garantito l’assoluzione di Eni in tempi rapidissimi. E mentre l’accusa, nel processo Eni-Nigeria, tenta inutilmente di acquisire i verbali di Amara, la Procura di Brescia indaga e archivia perché ha verificato che Tremolada risulta estraneo a qualsiasi avvicinamento.
L’Ue vuole annacquare il vino per abbassare il tasso alcolico. Coldiretti sul piede di guerra
“Enoi je dimo, e noi je famo, c’hai messo l’acqua e nun te pagamo”. Pur essendo romano (e romanista), è difficile immaginare Mario Draghi perdere il suo aplomb, vestire i panni di uno dei “ragazzi fatti cor pennello” protagonisti dello stornello romanesco La società dei magnaccioni e gridare ai signori dell’Unione europea “Oste! Portace n’antro litro”. Specialmente se annacquato. Perché è proprio questo il “miracolo” che vogliono fare dalle parti di Bruxelles: non trasformare l’acqua in vino, come fece Cristo, ma versarcela direttamente dentro, come se stessimo parlando di una romanella qualsiasi rimediata in una fraschetta di serie b.Sembra uno scherzo, ma il tema è serio. E a lanciare l’allarme è la Coldiretti, che denuncia un documento all’attenzione del Consiglio dei ministri Ue per la “dealcolazione parziale e totale dei vini”. Tradotto: vogliono abbassare il grado alcolico del vino per “preservare la salute dei cittadini europei”. La proposta, spiega l’associazione di categoria, “prevede di autorizzare nell’ambito delle pratiche enologiche l’eliminazione totale o parziale dell’alcol con la possibilità di aggiungere acqua anche nei vini a denominazione di origine”. Un “inganno legalizzato per i consumatori che si ritrovano a pagare l’acqua come il vino”. In realtà, la proposta fa a pugni con altre normative europee, anche piuttosto stringenti. L’aggiunta di acqua al vino è assolutamente vietata in fase di produzione e imbottigliamento. Inoltre, in Europa esiste una rete di sicurezza delle denominazioni d’origine dei vini, che permette alle bottiglie di potersi fregiare del titolo “doc”. E queste norme non prevedono certo l’aggiunta di acqua per “dealcolizzare” il nettare di Bacco. Tutt’altro. Secondo Ettore Prandini, presidente della Coldiretti, questa proposta è una “deriva pericolosa che rischia di compromettere la principale voce dell’export agroalimentare nazionale”, un settore che “complessivamente sviluppa un fatturato di oltre 11 miliardi in Italia e all’estero”. Quello dell’acqua nel vino, d’altronde, non sarebbe la prima modifica della “ricetta” ufficiale: in alcuni Paesi del nord Europa è permesso il cosiddetto “trucco della cantina”, ovvero l’aggiunta dello zucchero per rendere effervescente lo spumante (che tale non è). “Eh, ma così so’ bboni tutti”, risponderebbe l’avventore tipico degli stornelli romaneschi.
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