Anniversario della morte di Andreotti: il ricordo di Simone Peride Russo
Il 6 Maggio 2013, l’Italia perse l’unico uomo eletto sette volte presidente del Consiglio:
Giulio Andreotti.
Uno statista di rara capacità come venne definito da Angela Merkel, i giudizi puntuali e riverenti di tutti i politici del nostro tempo e ancora in vita in quell’anno.
Controverso personaggio, sicuramente. “Eminenza Nera”, più che grigia, a detta di tutti, riassunto nell’esempio del suo percorso.
Presente dalla fine degli anni 40 in Parlamento, non ne uscirà mai, è stato una coscienza ombrosa sulle questioni del nostro paese, ma necessaria. Imprescindibile giudizio e materiale personificazione della memoria storica del nostro paese. Senatore a vita della Repubblica Italiana.
Il suo rapporto con il Vaticano non fu mistero neanche da parte sua e per chi lo accusava di una visione troppo clericale, aggiungiamo che a lui dobbiamo, giusto per smentire qualche malalingua, la legge sull’aborto firmata nel 1978. Del resto “Dio non vota. I preti sì.”
Lo spessore intellettuale dei governanti, è espressione del popolo che se li sceglie e così in un excursus di accuse di collusione, ombrosi legami, e perché no qualche rito strano di cui si diceva fosse mastro cerimoniere, la realtà dei fatti restano in ogni caso i fatti; gli indicatori economici e di crescita di un paese (sempre L’Italia) che per quanto burrascoso in ambito di cronaca nera, procedeva spedito sul piano globale e nel sedersi ai tavoli europei e mondiali, da parigrado perché produttore e arricchito dall’impiego e dall’impresa. I governi di egemonia Democristiana di corrente Andreottiana? Si potrebbe rispondere che la mediazione passa per la democrazia ed ha bisogno di tempo per essere “apparecchiata” e quindi della capacità adeguata di saper scindere personale interesse, da decisionale potere istituzionale. Ma il parlamento, il senato e lo Stato è fatto di Uomini. E Giulio lo sapeva…
Mai uno scandalo. Mai un pettegolezzo sulla vita privata di un uomo, che al fruscio delle chiacchiere, alle satire e gli attacchi, rispondeva con un ironico sorriso “Il potere logora chi non ce l’ha”. Sempre presente a tutti i suoi processi (i legittimi impedimenti…Abusati da politici odierni, non facevano per lui …)
E per il giudizio dei posteri che dissero che “Non ci furono prove sufficienti” si potrebbe aggiungere la massima mai fuori luogo e tutta veritiera, che: “Dieci indizi non fanno una prova. Un solo pregiudizio non può fare di un uomo, un assassino”.
Su quelle poltrone di rosso baroccheggiante, Lui forse riusciva almeno a risultare meno comodo di altri, e sicuramente, a sedersi a titolo dello Stato e non solo per ego autoreferenziale.
Dell’Italia di Giulio si aveva rispetto e considerazione; senza entrare nel merito di processi, Vaticano, Mafia, Chiesa, correnti di partito e soprannomi improbabili che vanno da: “gobbo, belzebù, salamandra, papa nero, ed il Divo”
Dell’Italia di Giulio si ricordano gli anni burrascosi, ma soprattutto il tempo in cui nonni e padri avevano di che sfamare i figli
La Democrazia Cristiana, in una giravolta di autoassoluzione, è condannata dai più oggi, fu votata però da tutti, e ancora oggi, parrebbe per riflesso (o per obbiettivi risultati) se ne ha ancora nostalgia…
Forse come si ha nostalgia di un uomo, un po’ curvo, imperscrutabile, ma che quanto meno mantenne con riservo la dignità delle Istituzioni e trainò il Paese in anni, in cui probabilmente, nessun altro avrebbe saputo far meglio, (facile parlare “ai posteri”) ,regalando come spesso accadeva, aforismi che riassumevano quanto chiaro avesse il ruolo che ricopriva
come disse nel suo tono sarcastico:
<<Io seguo la filosofia di San Bernardo: vedere tutto, sopportare molto, correggere una cosa per volta>>.