PULCI DI NOTTE di Stefano Lorenzetti ( ossia le stronzate scritte dai giornali che fanno notizie)
Incipit del commento di apertura sulla prima pagina della Repubblica, firmato da Concita De Gregorio: «Fedez ha ragione. Se la domanda semplice è questa la risposta semplice è sì: ha ragione». Scusi, ma la domanda quale sarebbe?
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Titolo dal sito della Repubblica: «Superlega, il Fanancial Times: “Clausole milionarie per i club in uscita”». Della serie: parla come mangi e non scrivere come parli.
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Il Fatto Quotidiano spara in prima pagina un’anticipazione di Report, riguardante un «incontro “carbonaro”» che Matteo Renzi ebbe lo scorso 23 dicembre con Marco Mancini, l’agente segreto del caso Abu Omar. «Al mattino va in tv a chiedere che Conte molli la delega sui Servizi. Poi raggiunge in un piazzola (sic) di Fiano Romano il discusso dirigente del Dis: “Doveva darmi i Babbi Natale di cioccolato”», fa dire a Renzi. Ma il vecchio personaggio dalla barba bianca non c’entra nulla: i Babbi non sono dolci natalizi bensì wafer ricoperti di cioccolato.
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In un articolo su Domani dedicato a Federico Umberto D’Amato, che fu a capo dell’Ufficio affari riservati del ministero dell’Interno e che i magistrati di Bologna avrebbero ora individuato quale organizzatore della strage di Bologna del 2 agosto 1980, lo storico Salvatore Sechi afferma che «è morto nel 1984». In realtà D’Amato morì nel 1996. Se ne deduce che Domani affida agli storici il compito di retrodatare d’ufficio i decessi a ieri o all’altrieri.
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Titolo di una corrispondenza da Parigi sul sito del Corriere della Sera: «Scarcerati i terroristi rossi. L’appello per la liberazione di Valeria Bruni Tedeschi». In effetti, per come recita, la galera è l’unico posto dove dovrebbe stare.
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In una pagina apparsa sul Fatto Quotidiano, Massimo Fini afferma che Il Giornale «da quando l’ha lasciato Montanelli, sotto la direzione prima di Feltri poi dello stesso Sallusti poi di Belpietro, non ha fatto altro che attaccare la legittimità delazione della Magistratura italiana». Poco più avanti, sostiene che il medesimo Giornale «è uno strenuo difensore del principio di non colpevolezza fino a condanna definitiva, principio che io ho sempre difeso soprattutto quando riguardava degli stracci contro di cui la destra, chiedo scusa alla Destra, si accaniva come nel caso di Pietro Valpreda». Il Fini non giustifica i mezzi.
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Incipit della rubrica La parola che apre il settimanale L’Espresso: «Grande è la confusione sotto il cielo, ma la situazione non è affatto eccellente», scrive Massimiliano Panarari. Non si capisce l’uso del ma: quando la confusione sotto il cielo è grande di solito la situazione è eccellente?
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Sul Giornale, Gian Paolo Serino fa parlare Cristina Pozzi, che nel 1981 perse i genitori e il fratello di 9 anni in un incidente provocato da Beppe Grillo (il quale è stato condannato in via definitiva dalla Cassazione per omicidio plurimo colposo). «Grillo insistette molto, dopo pranzo, per raggiungere i 3.000 metri di quota con la sua nuova jeep, che aveva fatto appena arrivare dall’America», scrive Serino. Il veicolo finì in un burrone e il comico si salvò gettandosi fuori dall’abitacolo. La versione viene pappagallescamente ripresa dalla Repubblica. L’incidente avvenne in località Cabanaira, collegata a Limone Piemonte da una seggiovia che alla quota massima tocca i 1.972 metri. E comunque Grillo era diretto al Colle di Tenda: 1.871 metri di altitudine. I 3.000 metri sono stati raggiunti solo dalla fantasia dei giornalisti.
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Nel suo editoriale di prima pagina, il direttore del Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, osserva: «Ezio Mauro si dispera per “I grillini senz’anima”. Ma non erano morti? Che senso ha cercare l’anima se non c’è più il corpo?». In chiave religiosa un senso ce l’ha, giacché l’anima è la parte spirituale e immortale dell’uomo, quindi gli sopravvive.
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«“Don Rugolo era un manipolatore”. Sette ragazzi del suo gruppo accusano il prete arrestato: “Ci toccava spesso nelle parti intime”», titola La Repubblica. Il che lascia intendere che un manipolatore sia un maniaco sessuale che palpeggia gli adolescenti. Ma per lo Zingarelli 2021 dicesi manipolatore chi manipola (specialmente in senso figurato): un manipolatore di vini; un manipolatore di imbrogli. Quanto al significato del verbo manipolare, il predetto dizionario non lascia dubbi: lavorare qualcosa con le mani, specialmente impastando; preparare qualcosa mescolando varie sostanze o ingredienti; alterare o contraffare un prodotto alimentare; falsificare; manovrare (manipolare le coscienze; manipolare l’opinione pubblica). Ora, impastare organi sessuali pare un’attività oggettivamente difficile anche per un presunto molestatore.
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Titolo a tutta pagina da Domani: «Così il vaccino Sputnik è stato azzopato dalla geopolitica». E la grammatica dal giornalismo.
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Titolo dal Corriere della Sera, alla vigilia della semifinale di Europa League: «Roma, finale col botto». Chissà che botto per la finale finale.
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Da Avvenire: «Fin dal suo arrivo a Prato il vescovo Giovanni Nerbini aveva annunciato l’intenzione di dar vita a una iniziativa su fede e omosessualità. “Prima a queste persone si diceva: ‘Mi spiace, la Chiesa dice questo’. Invece credo che innanzitutto occorra dire: ‘Dio ti vuole bene, non sei un biscotto bruciato, perché per il Signore tutti i biscotti sono buoni’”, disse Nerbini durante il primo convegno pastorale da vescovo». E il biscotto, bruciato o no, va inzuppato, si sa.
SL
(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)