Castel Volturno. Oltre 7.000 case sfitte ed occupate: impossibile osservare la legge?
Castel Volturno presenta una situazione allarmante: le case, il sommerso nel settore immobiliare, a quanto pare c’è ed è anche di una certa rilevanza. A Caserta tra alti e bassi bene o male si lavora (covid permettendo con il virus che si rischia di essere ridondanti, o ripetitivi, il virus, ha complicato gli affari ed il lavoro per tutti riducendo occasioni di incontro e trattative con meeting on line rendez vous via mail e via whatsapp incontri fisici che si sono ridotti all’osso anche se con la zona gialla si sta cercando il ritorno a quella normalità che tanto manca a tutti).
Castel Volturno dicevamo un po’ tutta la provincia casertana risulta maglia nera per quel che concerne questo settore quello degli affitti se così si può dire, in quanto, nella città castellana dove ci sono colonie di uomini e donne di colore che hanno occupato militarmente il territorio (lo disse anche il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca urlando e arrabbiandosi con il suo partito il PD, ma da quello sfogo celebre poco o nulla è cambiato anzi, lo Stato non c’è a Castel Volturno terra di nessuno, anzi terra di conquista è più esatto dire).
Ma cosa sta succedendo a Castel Volturno più esattamente?
Cerchiamo di tracciarne un quadro (abbastanza allarmante) della città castellana: negli ultimi trent’anni Castel Volturno è diventata la città ideale per il reclutamento delle milizie di questo esercito sanguinario. Si può attingere tra i circa 25mila immigrati nigeriani e ghanesi che sfuggono ai controlli dell’anagrafe, che hanno invaso il litorale domizio sfondando le porte delle villette abbandonate dopo il terremoto del 1980, oppure fittando dai “bianchi” un materasso per dormire ammassati in case prive di agibilità, per le quali non si paga l’Imu, e con gli allacci abusivi. Si stipano a decine in dieci metri quadri, su quei materassi luridi e sfondati: per dormirci sopra si pagano 150 euro a persona.
Se l’alternativa è andare a raccogliere pomodori nei campi per 20 euro al giorno, la tentazione di arruolarsi nella mafia nigeriana è fortissima. L’offerta è varia, la mappa dei clan è descritta da Schule con precisione: “Ci sono vari gruppi di associati, antagonisti tra loro: i ‘Black Cats’, gli ‘Eye’ e i ‘Vikins’. I ‘Black Cats’ sono nigeriani ed etnia Ibo, hanno come simbolo un gatto nero con un basco militare, che di solito si tatuano sulla spalla per farsi riconoscere. In altre zone d’Italia ci sono altre cellule, la più grande è a Padova. È un gruppo molto ricco anche grazie ad attività commerciali apparentemente lecite, come bar e supermarket. Comunicano tra loro con le ricetrasmittenti, evitano i cellulari, trattano droga in grandi quantitativi. Mentre gli Eye sono di etnia Benin, ne fanno parte anche ghanesi, spacciano droga al dettaglio e si occupano di tratta di esseri umani. Ai ragazzi e le ragazze che partono dalla Nigeria viene imposto un giuramento voodoo di fedeltà al loro padrone che troveranno in Europa e che, se tradiranno, saranno uccisi sia loro che i familiari rimasti in Nigeria”.
Schule riempie decine di pagine di verbali. Descrive il carattere transnazionale di una mafia “che ha riferimenti in quasi tutti i paesi d’Europa”. E indica quali. “In Spagna c’è Erik A., in Olanda c’è un tale Osas, in Francia opera tale Wofa, un capo degli ‘Eye’ che si sposta periodicamente tra lì e l’Italia. Ho appreso che c’è un referente degli ‘Eye’ anche in Danimarca e nel Regno Unito, che però non conosco. Sono andato in quasi tutte le loro sedi, saprei condurvi a quelle di Madrid e Barcellona, a Vasco in Portogallo, ad Amsterdam in Olanda, a Parigi, nei pressi di via De Gaulle, a Belfast in Irlanda del Nord, a Copenaghen”. Quando si dice la globalizzazione.
Prostituzione a gogo con le donne ridotte in schiavitù e che fanno sesso per 10 euro ad ignari clienti che non immagino nemmeno lontanamente le loro storie e che si prostituiscono giornate intere sotto l’acqua, sotto al sole in alcuni punti dell’Appia la strada che porta a Roma, per non parlare della domiziana che pullula di lucciole, a tutte le ore del giorno e della notte, sembra quasi un luna park.
Ma vi è di più molte persone non risultano neanche registrate o censite all’anagrafe comunale, in altre parole, non esistono, che dir si voglia, infatti ci si potrebbe chiedere come ha fatto l’amministrazione comunale a quantificare con precisione la presenza dei migranti non regolari? “Essendo impossibile procedere a un tradizionale censimento, per quantificarli il comune ha usato un metodo indiretto, misurando la quantità di spazzatura prodotta dall’intera cittadina per poi confrontarla con i valori medi dei 104 comuni della provincia di Caserta. Con questo metodo o sistema, si è giunti alla risultanza finale che nella cittadina castellana, vivono circa 15 mila persone che noi chiamiamo ‘non censite’.
Dimitri Russo ex sindaco della città dove vive in Italia la più grande colonia africana si è trovato a gestire questa patata bollente incandescente ma la sua attività è stata tanto generosa quanto inutile, infatti, sarebbe stato utile adottare una sorta di piano Marshall per la ricostruzione urbana e per l’inclusione sociale che vede coinvolti Regione, Governo e Ue. Per questo motivo, con il sindaco Dimitri Russo, nonostante ripetute richieste interpellanze ed interrogazioni nonchè istanze al parlamento esponendo i fatti drammatici dell’entroterra castellano con esposti appunto dal 2017 sino alla fine del suo mandato al Dipartimento Affari Interni ed Immigrazione della Commissione Europea nel 2018, non ha ottenuto risultati incoraggianti tutt’altro.
Addirittura una circolare del Viminale inapplicabile per gli sgomberi lì dove giace la legge dove tutto si ferma, incredibilmente.
Fu lo stesso ex sindaco a chiarire gli aspetti della vicenda annosa così: La circolare del Viminale sugli sgomberi? A Castel Volturno è inapplicabile”. Non ci pensa su due volte il sindaco di Castel Volturno (Caserta), Dimitri Russo, nel definire la circolare del Ministero dell’Interno indirizzata alle Prefetture sul tema delle occupazione arbitrarie di immobili quanto di più lontano dalla realtà del comune del litorale domitio, 25mila abitanti all’anagrafe ma almeno 20mila in più nella realtà. Qui, dove le seconde case dei tanti che venivano a trascorrere le vacanze estive sono state abbandonate, il fenomeno delle occupazioni abusive è “abnorme”, spiega Russo: “Ho letto la circolare in maniera molto superficiale – racconta – ma mi sembra che scarichi tutte le responsabilità sui servizi sociali dei Comuni, dando per scontato che questi abbiano alloggi alternativi da offrire alle persone che occupano abusivamente ma che, per ragioni familiari o economiche, devono avere un posto dove andare in alternativa a quello occupato”. Una disponibilità impensabile, secondo Russo: “Il problema è sempre lo stesso ed è la carenza di residenza pubblica, di personale, di assistenti sociali, qui ne abbiamo appena 2. Siamo in una zona di trincea, queste misure di contrasto alle occupazioni abusive, così come quelle per il contrasto all’immigrazione clandestina, non sono applicabili in un comune come Castel Volturno che è totalmente fuori standard”.
L’ex sindaco Dimitri Russo ha poi proseguito così: “Ipotizzare un censimento delle case occupate abusivamente è impensabile – sottolinea Russo- servirebbe oltre un anno di lavoro, almeno 30 persone a lavorarci su, e questo solo per capire quali sono gli immobili occupati. La situazione è fuori standard, sul territorio comunale ci sono 15mila immigrati clandestini, molti vivono in case fatiscenti con allacci abusivi e costi che gravano sul Comune di circa 5 milioni di euro”. Secondo il primo cittadino di Castel Volturno “per la circolare del Viminale sulle occupazioni abusive vale lo stesso discorso dell’immigrazione. Perché le persone disperate e disgraziate vengono qui ad occupare abusivamente? Perché c’è una grossa offerta di seconde case abbandonate. Per quale motivo i vecchi o gli attuali proprietari le hanno abbandonate? Non perché ci sono gli immigrati, che sono l’effetto e non la causa del degrado che abbiamo creato noi. Con un mare pulito, con il fiume Volturno e i Regi Lagni che non inquinano più, con servizi e sottoservizi, intervenendo su questo i vecchi proprietari ritornerebbero, le case sarebbero ristrutturati e non ci sarebbe più spazio per il degrado. Ma – conclude – se si parla di espulsioni, di allontanamenti, di censimenti, perdiamo solo tempo. Qui servirebbe un’operazione di inclusione che riguardi tutti, c’è una fascia di popolazione che vive al di sotto della dignità sociale”.
Una inchiesta di Luca Abete sugli immobili abusivi e occupati abusivamente dai ragazzi di colore, anche sul Parco Saraceno ma niente, il popolare inviato sempre vestito di verde cercò di fare luce sulla vicenda spinosa e che è rimasta sommersa ma nulla di fatto anche questo lavoro questa inchiesta è caduta nel vuoto, sparita nelle sabbie mobili della città castellana il vuoto più totale laddove l’inviato Abete non è azzardato dire non sia andato più in quelle zone al fine di evitare aggressioni fisiche e verbali in quella zona ‘franca’ la dove vige la legge della giungla nessuna regola, solo la legge del più forte, vanno avanti i più forti con la forza niente più.
Recentemente qualche mese fa sempre Luca Abete, ha scoperto una festa covid 19, nessuna restrizione imposta da questo o quel governo potrà essere più efficace del senso di responsabilità individuale che, purtroppo, spesso viene a mancare ma che a C. Volturno viene amplificata.
A Castel Volturno, Luca Abete, il reporter campano di Striscia La Notizia, ha individuato l’organizzazione di party disco che, proposti come solo pranzo, coinvolgono un pubblico vastissimo, perlopiù giovani, con tanto di Dj, si delinque tranquillamente nell’assenza di qualsivoglia forza dell’ordine.
Nella foto Luca Abete in uno scatto dell’inchiesta (caduta nel vuoto) al parco Saraceno di Castel Volturno
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