Nuova puntata della rubrica ”Per ogni donna” ideata da Speranza Anzia Cardillo, dottoressa in Giurisprudenza e criminologa, e diretta dal professor Pasquale Vitale.
L’argomento di oggi si adatta al clima di riapertura generale che stiamo vivendo con l’ultimo decreto.
Il ritorno alla vita, o meglio ad una vita normale, senza le “chiusure” che hanno caratterizzato la nostra esistenza nell’ultimo anno. Nessuno avrebbe immaginato, alla fine dell’inverno del 2020, come sarebbe cambiata la vita di ognuno di noi.
Come sarebbero cambiate le nostre abitudini, i nostri rapporti sociali. Ed ora? Ora che ci viene concessa la possibilità di ritornare a condurre la vita di prima, siamo davvero come eravamo allora o la pandemia ci ha cambiati?
Introduzione della dottoressa Cardillo
Sono trascorsi quasi quattordici mesi da quando abbiamo realizzato che un nemico subdolo e difficile da fronteggiare rappresentava per tutti noi una seria minaccia. Abbiamo accettato, per la nostra salute e per quella dei nostri cari di isolarci e di guardare il resto del mondo da un’ angolazione diversa. Ci siamo abituati al silenzio che incombeva pesantemente sulle nostre strade, abbiamo cercato di considerare tutto ciò normale, perché necessario a sconfiggere il comune nemico.
Abbiamo rinunciato ad una primavera calda, dal cielo limpido e guardavamo dalle nostre abitazioni un sole che con i suoi raggi alimentava il nostro ottimismo e le nostre speranze. In estate ,abbiamo cercato di dimenticare il periodo di isolamento per poi rivivere l’incubo dell’epidemia in autunno inoltrato e nei mesi invernali. Insomma, abbiamo vissuto come su un’altalena che ci ha fatto oscillare tra il pessimismo e la prospettiva di una imminente ripresa.
Abbiamo provato non solo un forte senso di isolamento, di diffidenza verso l’altro, dietro il quale si poteva nascondere il nostro nemico invisibile, ma soprattutto di incertezza generale che rende tuttora la nostra vita dominata da un forte stato di sfiducia nel futuro . Pur avendo l’essere umano innato un forte senso di adattamento, anche questa caratteristica è stata messa a dura prova e l’enormità di ciò che abbiamo vissuto ha segnato inevitabilmente le nostre vite.
Spesso si parla di un risanamento delle conseguenze materiali dovute al covid ma i danni di tipo morale e psicologico sono davvero devastanti e permanenti. I mutamenti a livello sociale sono evidenti e occorre e occorrerà davvero grande sostegno da parte di esperti.
A tal proposito abbiamo chiesto l’intervento del dottor Luca Cacciapuoti, sociologo e abbiamo ritenuto opportuno ricordare il contributo dato dall’associazione “Il coraggio di Briciola”, O.D.V. che ha come referente e responsabile Maria Concetta Cantile e che è presieduta con impegno da Sonia Ferrara.
Intervento di Sonia Ferrara, Presidente dell’associazione ” Il coraggio di Briciola”.
La strada del volontariato non è priva di difficoltà, ma per ogni difficoltà c’è una ricompensa che la più grande delle ricchezze non potrà mai ripagare. Sorrisi, gesti inaspettati che ti riempiono di gioia e ti spingono a non rinunciare perché ti dicono “sono con te anche se non ci sono fisicamente”.
Insieme davvero si può fare della solidarietà la stretta che ti libera dalla sofferenza e ti restituisce la possibilità di una nuova felicità. Soprattutto in questo tempo sospeso di pandemia che ci ha rubato e tolto tante piccole quotidianità che davamo per scontato.
Passato lo sconforto iniziale siamo andati avanti e abbiamo trovato altre strade per incontarci. Abbiamo incrementato in,pieno lockdown, l’ascolto telefonico per un bacino d’utenza più disparato, accomunato dal senso di solitudine e paura contro un nemico invisibile spuntato dal nulla.
Supportato e confortato da remoto con Assovoce e con il progetto nodi in comune, abbiamo adottato 22 famiglie, fornendo loro per tre mesi buoni spesa e beni di prima necessità. Ancora oggi, passato il primo lockdown generalizzato e che si sta tornando alla cosiddetta normalità, siamo ancora qui a fare del volontariato il sentiero di un amore che non conosce sconfitta.
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