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Mondragone. ‘Bene Comune’ denuncia: oltre 300 roghi di rifiuti, anche tossici, in 5 anni

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La legge regionale della Campania n. 20/2013 (emanata dalla Giunta Caldoro) stabilisce, tra le altre cose, che “i comuni provvedono, entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, ad individuare ed accertare, tramite apposito registro, le aree pubbliche e private interessate dall’abbandono e rogo di rifiuti nell’ultimo quinquennio, avvalendosi tra l’altro dei rilievi effettuati e messi a disposizione dagli organismi amministrativi e di controllo competenti anche a seguito di segnalazioni di singoli cittadini ed associazioni”.

Con un po’ di ritardo (appena sette anni e qualche mese, diciamo …) il comune di Mondragone cerca ora di adeguarsi.

Con la delibera n. 22 del 20 aprile scorso (assente-per ironia della sorte- l’assessore all’ambiente) ha istituito il registro delle aree interessate da abbandono e rogo di rifiuti e la redazione delle superfici pubbliche e private interessate da tali abbandoni o roghi nell’ultimo quinquennio.

Il registro dovrà essere ora aggiornato con cadenza semestrale entro il 30 giugno e il 31 dicembre di ogni anno. E speriamo che quanto prima venga messo “in bella mostra” sul sito istituzionale dell’ente.

Nella delibera affissa all’albo online non abbiamo rinvenuto alcun riferimento alla previsione normativa che “l’elenco delle aree individuate è pubblicato per trenta giorni nell’albo pretorio comunale per eventuali osservazioni che sono presentate entro trenta giorni dalla data di pubblicazione”. E non vi è alcun richiamo neppure alla procedura per presentare eventuali osservazioni.

La legge regionale stabilisce che decorsi i trenta giorni, i comuni -nei trenta giorni successivi- esaminate le osservazioni, approvano gli elenchi definitivi e le relative perimetrazioni. Stiamo parlando di un elenco molto importante: le aree urbane, rurali e agricole, pubbliche e private, comprese in tale registro non sono destinate, infatti, ad attività produttiva, edilizia, turistica, agricola, commerciale, fino a quando non è dimostrata, con idonee attestazioni analitiche rilasciate da laboratori accreditati (Aziende sanitarie locali -ASL e Agenzia regionale per la protezione ambientale della Campania -ARPAC), senza ulteriori oneri a carico del soggetto obbligato, l’assenza di fattori di pericolo per la salute e l’ambiente. In caso di assenza accertata di pericolo per la salute e l’ambiente, il comune procede, in occasione del primo aggiornamento utile, alla cancellazione dell’area dal registro, fermi restando eventuali provvedimenti adottati dall’Autorità giudiziaria.

Occorre dire, comunque, che le aree individuate nei quattro allegati alla delibera (aree che andranno a far parte del registro) in quasi tutti i casi risultano non circoscritte/perimetrate, non dettagliatamente individuate, vaghe (aree pubbliche o private?) e -quindi- poco funzionali agli obiettivi della legge regionale.

Così come occorre ricordare l’esistenza -a monte- di una legge nazionale e che il Catasto delle aree percorse dal fuoco, strumento fondamentale per censire i terreni interessati dai roghi negli ultimi cinque anni, era già previsto- appunto- dalla legge n. 353/2000, che prevede una serie di condizioni estremamente restrittive per il riutilizzo e la trasformazione dei suoli che hanno subito incendi.

Negli ultimi cinque anni, secondo il monitoraggio (alquanto approssimativo) fatto dagli uffici comunali, sono stati registrati oltre 300 incendi, durante i quali ad andare a fuoco sono stati i tanti cumuli di rifiuti abbandonati.

Roghi che non di rado sono andati avanti per molto tempo, spesso anche oltre un’ora, con punte anche di più di 5 ore. Si tratta di dati agghiaccianti (e, a nostro avviso, parliamo di dati per difetto), che dovrebbero non solo allarmarci ma costringerci a fare subito qualcosa per sconfiggere quei veri e propri criminali che abbandonando i rifiuti per strada e che dandogli fuoco mettono a repentaglio la nostra salute e la nostra vita, compromettono l’ambiente e infliggono un colpo mortale all’immagine del nostro territorio. Non basta un registro (mal appuntato e per giunta in ritardo)!

Serve un sistema di sorveglianza e monitoraggio (tante telecamere per multare gli automobilisti e nessuna per multare gli inquinatori seriali!) e serve scovare una volta per tutte “chi produce rifiuti senza pagare tassa” e coloro che -sfuggendo a qualsiasi anagrafe- producono monnezza, non “pagano pegno” e l’abbandonano in ogni dove. Ma l’assessore all’ambiente era assente solo in quella seduta di giunta?

L’AMBC chiude segnalando l’efficace reportage di Marilù Musto apparso su Il Mattino di Caserta: https://www.ilmattino.it/caserta/rifiuti_mare_scarichi_caserta_ambiente-5919518.html. “Le nostre terre, da Nord a Sud, risultano contaminate da diversi fattori, con ampie conseguenze sulla salute, in particolare dei giovani e dei più poveri.

Di fronte a questo dramma, la reazione delle istituzioni e della politica è stata spesso percepita come poco incisiva e distante dai bisogni della popolazione. È altrettanto vero che non ci sono stati né una sufficiente educazione alla custodia del creato né, in generale, un grande coinvolgimento da parte della comunità ecclesiale”.

Lo denuncia il documento finale del recente convegno di Acerra della CEI “Custodire le nostre terre. Salute, ambiente, lavoro”.

Gli oltre 300 roghi di rifiuti negli ultimi 5 anni e il reportage di Marilù Musto confermano queste amare conclusioni.

(Associazione Mondragone Bene Comune -Comunicato Stampa – Fonte: BelvedereNews – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)
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