Lega contro il ministro Speranza ma con ‘Italia Viva’, non con ‘Fratelli d’Italia’
Salvini (con Renzi): Norimberga sul Covid ed “emergenza” breve.
La Lega non vuole prorogare a luglio i poteri al governo e appoggia l’indagine sul titolare della Salute per i fatti del 2020
Sarà che il testo del decreto non c’è ancora e quindi su ogni singola norma i partiti della maggioranza, soprattutto Lega e Forza Italia, vogliono mettere la propria bandierina.
A costo di provocare l’irritazione degli altri, compreso il presidente del Consiglio Mario Draghi, che sulle riaperture hanno trovato una difficile mediazione tra il fronte rigorista e quello aperturista.
E quindi il consiglio dei ministri che dovrà approvare il decreto per riaprire un po’ l’Italia già dal 26 aprile rischia di diventare l’ennesimo campo di battaglia.
Perché oltre al coprifuoco -la Lega vuole abolirlo (“va eliminato” ha detto Matteo Salvini),”non si cambia” è la risposta di Palazzo Chigi- e alla richiesta di anticipare a metà maggio la riapertura dei ristoranti anche al chiuso (oggi prevista per l’1 giugno), il centrodestra si prepara a dar battaglia anche sul rinnovo dello stato di emergenza.
Il governo dovrà intervenire questa settimana con un decreto perché, dopo l’ultima proroga del governo Conte del 31 gennaio, scade il 30 aprile.
Ma il centrodestra non ci sta e punta a una mini-proroga di un mese o due al massimo. Non di più.
“Chi lo dice che bisogna arrivare per forza a metà estate?” chiede critico un big leghista.
Più che un motivo razionale – nessuno vuole cancellare i poteri straordinari di governo e della struttura commissariale – c’è una ragione di forma (e quindi di consenso).
Basti ricordare che nel luglio scorso, quando il governo giallorosa stava per rinnovare per la prima volta lo stato di emergenza fino a ottobre, la destra andò all’attacco: “Non c’è alcuna emergenza, stanno creando un danno economico devastante al nostro Paese” disse in Senato Matteo Salvini rivolgendosi anche al Quirinale.
Mara Carfagna, oggi ministra del governo Draghi, invece spiegò che il rinnovo veniva fatto perché “l’esecutivo non ha la forza di governare nel normale confronto democratico”.
Stessa cosa a ottobre quando il leader della Lega parlò di “scelta politica e non sanitaria”.
Oggi Lega e FI sono al governo e non sarà facile spiegare ai propri elettori una giravolta così repentina.
Sulle riaperture intanto, oggi si riunirà il Cts e martedì il governo incontrerà le Regioni che tornano a premere: “Si poteva riaprire di più – ha detto il presidente della Conferenza delle Regioni leghista Massimiliano Fedriga – Il decreto può essere ancora cambiato”.
Stessa opinione di Giovanni Toti: “Il coprifuoco e pass vaccinale vanno rivisti”.
Nel frattempo lo scontro politico su Roberto Speranza non si ferma.
Mentre Giorgia Meloni lancia una petizione per chiedere di sfiduciarlo, il ministro della Salute a “In Mezz’Ora” difende il suo operato sulle misure anti-covid di questi mesi (“dure ma giuste”) e sul piano pandemico (“fu l’Oms a ritirarlo, non il governo”) e chiede di abbassare i toni perché “non si butti questa questa materia nella polemica politica come una clava, che crea odio e un linguaggio violento”.
Eppure in serata Salvini al Tg5 lo mette di nuovo nel mirino: “Se vede solo rosso e vuole solo chiudere deve andare via, se fa il suo lavoro può rimanere”.
La Lega non voterà la mozione di sfiducia di “Fratelli d’Italia” ma insieme a “Italia Viva” proverà a mettere in difficoltà Speranza con una commissione d’inchiesta parlamentare sulla gestione della pandemia.
Un modo anche per attaccare l’ex premier Giuseppe Conte – nuovo leader del M5S – e l’ex commissario Domenico Arcuri.
Alla proposta di legge per la commissione sta lavorando il capogruppo dei renziani in Senato Davide Faraone che avrà l’appoggio di tutto il centrodestra, compreso “Fratelli d’Italia”: così i numeri ci sono.
Una commissione, con poteri investigativi, che però rischia di diventare un boomerang per il Carroccio se si occupasse, per fare un esempio, della mancata chiusura di Alzano e Nembro del marzo 2020 e sulle responsabilità della giunta leghista in Lombardia.
Un po’ come successe con la commissione Banche del 2017 voluta proprio da Renzi e che finì per mettere sulla graticola il suo governo e la sua fedelissima Maria Elena Boschi.
(di Giacomo Salvini – Fonti: Il Fatto Quotidiano – Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)