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AttualitàCaserta e Sannio

Conferenza per ricordare il 250° anno della nascita del colonnello don Michele Pezza

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L’intervento di Fiore Marro alla conferenza organizzata dal Movimento Neoborbonico

Fra Diavolo – Un eroe vero e soprattutto identitario

Conferenza per ricordare il 250° anno della nascita del colonnello don Michele Pezza

Ho avuto la fortuna di scoprire i miei riferimenti storici, attraverso la conoscenza diretta di alcuni discendenti dei nostri Eroi, questa è stata una delle tante rivelazione che la riscoperta identitaria mi ha regalato in questi anni di lotta identitari; conoscevo Fra Diavolo ovvero Michele Pezza come un grande protagonista della nostra storia duosiciliana, ma il mio “incontro ravvicinato” con lui è avvenuto tramite Maria Alba Pezza,una sua discendente, che qualche anno fa ebbe a scrivere un piccolo libricino da titolo “Fra Diavolo in valigia”, che presentammo a Caserta nel 2006, su indicazione di Giovanni Salemi .

 Lo stesso Salemi che poi a Civitella Del Tronto,  mi presentò Sisto di Borbone, toccare con mano la propria storia, da vicino, quello che serve per ritornare alle gloriose origini, così come quando ebbi modo di conoscere una discendente di don Cosimo Giordano, a Cerreto Sannita, tramite una mia cugina acquisita, anche lei discendente del mio eroe borbonico per antonomasia, ricordo con  tenerezza l’anziana signora, che  però ingenuamente e superstiziosamente si fece il segno della croce, quando nominai il Generalissimo, quanti danni hanno fatto i cattivi maestri della storiografia italiana, una disinformazione che Squitieri sottoscrisse per bocca della Sastri: ‘o figlio d’ò brigante che se fatte carabiniere” , nel suo epico film – Li chiamarono Briganti.

Questa è stata la mia storia identitaria,  quella toccata con mano, la storia che ci appartiene, quella che ha provenienza certa, come ricorda Achille, quando si presenta alla sfida  con Ettore : Sono Achille figlio di Peleo, una storia fiera la sua come lo è la nostra .

La nostra storia quella storia che non racconta solo di onorevoli sconfitte come quelle di Gaeta, di Civitella, di Messina, ma di momenti alti di eroismo o di spessore sociale come Mongiana, come San Leucio, come Pietrarsa.

Fra Diavolo è il nostro guerriero coraggioso, a volte sfrontato,  sagace nell’organizzare gli scontri, le battaglie, che e dall’altro un uomo semplice, con le sue debolezze, difetti, impulsi, a tratti un po’ violento. Come ce lo presenta Maria Alba nel suo libro .

Questo è il dilemma della sua storia, che raccoglie da sempre la voce del Popolo ma anche degli studiosi di questa figura, quelli che si sono posti: Fra’ Diavolo fu bandito o fu eroe brigante? Fu Il delinquente che compare nelle relazioni della polizia o l’eroe gentiluomo delle ballate popolari che lo celebravano con ammirazione? La mia  ipotesi  su Fra Diavolo è stato anzitutto quella di un uomo d’amore, quell’amore raccontato finemente da Luciano De Crescenzo, quando parla di noi,  di coloro che rimangono profondamente legati alla loro terra, legati fino a un sacrificio estremo per difenderla, fatto da in azioni concrete come quella di aver richiesto al re di onorare i debiti di guerra con i suoi combattenti offrendosi anche di sacrificare parte dei suoi appannaggi; e ancora nell’aver messo in atto difficili missioni quando i comandanti dell’esercito borbonico si davano alla fuga, infine di non aver rinnegato il suo re fino al prezzo della propria vita.

Tutti questi episodi hanno fatto sì che Fra Diavolo entrasse nella leggenda e divenisse un mito.

 Dunque, anche Fra’ Diavolo è un eroe per quel connubio tra azione e ideale vissuto persino di fronte alla morte ma, a differenzia dagli eroi classici, egli si è speso nella concretezza storica che ne fatto emergere anche i tratti umani contraddittori; e forse proprio in virtù di ciò ha un valore ancora più forte per la nostra gente Fra Diavolo, maggiormente oggi che il popolo meridionale viene narrato come “Brutto-sporco-cattivo”, parassita, senza qualità e meriti, ci ricorda di cosa è capace la nostra gente e quindi ci riporta alla nostra profonda identità.

C’è una frase di Brecht molto famosa: “Beati i popoli che non hanno bisogno di eroi”. Al sottoscritto invece piace riportarla in un’altra versione quella di A.Sarti: “Sventurata la terra che non produce eroi”. La nostra terra è stata sventurata nella sua storia ma è stata gloriosa nei suoi eroi che ancora oggi ci indicano il cammino per il futuro .Papa Paolo VI disse una volta che i giovani non avevano bisogno di maestri ma di testimoni, mi piace pensare che Fra Diavolo possa essere un testimone, un esempio per i nostri giovani, che la sua figura possa delineare il futuro del nostro Sud, possa essere l’esempio che smentisce il continuo racconto negativo che da ogni parte i nostri ragazzi ascoltano sulla propria gente, il che genera sfiducia in se stessi e nelle proprie origini, portandoli a rinnegarle.

Michele Pezza è figlio e padre, frutto e radice di un popolo, che guardando i suoi eroi ha ritrovato se stesso.

(Fonte: BelvedereNews – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

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