La notte di San Lorenzo (quando una madre si ‘confessa’ ad un figlio): toccante racconto di Giovanni Renella
La relazione tra una madre e un figlio inizia al momento del concepimento e non si interrompe mai, soprattutto nella notte di San Lorenzo…
Una delle poche certezze della vita è la data di nascita: ufficialmente la nostra esistenza inizia in quel momento.
Eppure, strano a dirsi, non per tutti è così.
Questa storia ha inizio in una notte di San Lorenzo.
In lontananza i fuochi d’artificio illuminavano il cielo in un susseguirsi di cascate multicolori.
Quando le esplosioni pirotecniche ebbero fine, tornarono a brillare le stelle cadenti: una per ogni desiderio espresso dagli amanti, che in quella notte, speranzosi, rivolgono i loro sguardi verso il firmamento e il futuro.
In un’atmosfera così suggestiva, complice il tipico abbigliamento estivo ridotto al minimo per il gran caldo d’agosto, i due coniugi si ritrovarono l’una fra le braccia dell’altro.
E si amarono, con la passione dei loro trent’anni o poco più.
Subito dopo lei ebbe la certezza che quell’amplesso non si sarebbe esaurito lì.
Era il 10 agosto 1962, un venerdì, che si rivelò un giorno così diverso dagli altri da meritare di essere ricordato a cinquant’anni di distanza.
È la sera del 10 agosto 2012, ancora una volta un venerdì (guarda i casi della vita).
Squilla il cellulare, dall’altra parte c’è lei.
È felice, e per la prima volta mi racconta di quella notte di San Lorenzo del ’62.
Pur se priva di qualsiasi accenno sessuale, la storia mi imbarazza.
Prima di allora non me ne aveva mai parlato.
E anche se è l’atto più naturale del mondo, senza il quale né io né voi saremmo qui a raccontare o a leggere questa storia, il pensare che i propri genitori abbiano fatto o facciano sesso, è inutile negarlo, imbarazza chiunque (e non chiedetemi perché).
Non paga della rivelazione, e superato ormai ogni indugio, lei continuerà a imbarazzarmi, imperterrita, il 10 agosto di ogni anno a venire, quando al telefono mi ricorderà che quella notte sono stato concepito.
Per quell’eccessivo senso del pudore, che è stato il tratto distintivo dei caratteri di entrambi, immagino che solo l’età ormai avanzata l’abbia disinibita quel tanto che bastava per confidarmi un suo segreto così intimo, rivelato, forse, per darmi l’ennesima conferma di cosa io rappresentassi per lei.
Ora mi mancherà l’imbarazzo del racconto della notte di San Lorenzo del ’62, in cui cominciai a nascere nei pensieri di mia madre e dentro di lei.
Giovanni Renella, nato a Napoli nel ‘63, vive a Portici. Agli inizi degli anni ’90 ha lavorato come giornalista per i servizi radiofonici esteri della RAI. Ha pubblicato una prima raccolta di short stories, intitolata “Don Terzino e altri racconti” (Graus ed. 2017), con cui ha vinto il premio internazionale di letteratura “Enrico Bonino” (2017), ha ricevuto una menzione speciale al premio “Scriviamo insieme” (2017) ed è stato fra i finalisti del premio “Giovane Holden” (2017). Nel 2017 con il racconto “Bellezza d’antan” ha vinto il premio “A… Bi… Ci… Zeta” e nel 2018 è stato fra i finalisti della prima edizione del Premio Letterario Cavea con il racconto “Sovrapposizioni”. Altri suoi racconti sono stati inseriti nelle antologie “Sette son le note” (Alcheringa ed. 2018) e “Ti racconto una favola” (Kimerik ed. 2018). Nel 2019 ha pubblicato la raccolta di racconti “Punti di vista”, Giovane Holden Edizioni. Il libro ha meritato il Premio Speciale della Giuria al Premio Letterario Internazionale Città di Latina. Nel 2020 il racconto “Vigliacco” è stato inserito nell’antologia “Cento Parole” e il racconto “Tepore” è stato inserito nell’antologia “Ti racconto una favola”, entrambe pubblicate dalla Casa Editrice Kimerik.
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(di Giovanni Renella – Fonte: Lo Speakers Corner – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)