Villa Leucopetra
Oggi Villa Nava conserva ben poco di quella che fu centro intellettuale e scrigno di opere d’arte, Villa Leucopetra
Intorno al 1520 Bernardino Martirano da Cosenza, prelato e Segretario di Stato, scelse il villaggio di Leucopetra, o Pietra Bianca, per costruire la sua residenza. La zona di Pietra Bianca probabilmente aveva questo nome in riferimento ad una grossa pietra, appunto bianca, che serviva da confine, come viene indicato da diversi storici. Adiacente alla zona di Pietra Arsa, e quindi scura, sorgeva un villaggio di cui si ha notizia dopo l’eruzione del Vesuvio del 79 a.C., quando probabilmente vi si insediarono alcuni sopravvissuti alla catastrofe.
Nel 1787 Nicola Nocerino diede testimonianza della Villa, che comunque già allora aveva perso molto della sua originaria bellezza: …è un edificio molto grande… con giardini, e viali al mare, su l’imboccatura di Portici nel venire da Napoli, arricchito di acqua perenne…degna di considerazione, nel cortile di questo Palazzo, una iscrizione sepolcrale di un fanciullo, risalente a’ tempi de’ Romani e formata in marmo sopra di una specie di Tomba, che certamente ci dimostra l’altissima antichità di questo luogo. Degno ancora e da osservarsi nelle camere dell’appartamento nobile, oltre molte effigie di antichi Filosofi di insigne Pittore, un Crocifisso di un solo pezzo di legno… lasciato dall’Imperador Carlo V.
Nel 1877 lo storico porticese Diego Rapolla descriveva così Villa Leucopetra: …era una grandiosa e magnifica villa del celebre Berardino Martirano da Cosenza… Prescelse un luogo tra i casali di Portici e San Giovanni, in sulla riva del mare. Nomò quel suo pelagio Leucopreta per sontuosissimo ninfeo che conteneva… Il pelagio era vasto di speciosa architettura e sontuosamente decorato… L’interno era poi quanto di più fastoso e severamente elegante e nobile possa mai crearsi… Eranvi affreschi dei più rinomati artisti del tempo, siccome tele pregevolissime, e qualche lavoro di scultura che oggidì ancora si ammira.
Purtroppo questa meraviglia non esiste più. È rimasta solo la lapide sulla facciata prospiciente il corso Giuseppe Garibaldi che testimonia la visita dell’imperatore Carlo V del 1535. Di ritorno dall’Africa, l’imperatore si fermò tre giorni a Leucopetra prima di entrare trionfalmente a Napoli. Originariamente era posta sotto la finestra da cui si affacciò l’imperatore alle acclamazioni dei sudditi.
L’acqua perenne cui accenna il Nocerino, che il popolino chiamava ’o sguazzatorio, probabilmente era portata fino a quel luogo attraverso un lungo tunnel che pare partisse da via San Cristoforo, quindi abbastanza lontano da Leucopetra. Il ritrovamento della lapide commemorativa del fanciullo, Lucio Munazio Concessiano, e la presenza di vasti ambienti sotterranei, provvisti di soffitti a volte, pilastri e nicchie dove una volta dovevano essere posizionate statue, avvalorano l’ipotesi che Martirano avesse fatto edificare la villa su una preesistente, di epoca romana.
Il Martirano fece di questa dimora l’unico centro intellettuale di Napoli. Conservò la suggestione mitologica del luogo antico, in una natura di per sé magnifica: il grande giardino aveva il mare davanti e il Vesuvio alle spalle. Al suo interno creò un ninfeo, un grande locale circondato da portici di marmo policromo, come il pavimento, dove si apriva una vasca con un’Aretusa di marmo adagiata sul bordo e contornata di conchiglie. Terminava con un loggiato contornato da colonne di marmo che affacciava sulla costa.
Nel porticato si trovavano diverse lapidi di marmo con citazioni poetiche, ormai scomparse. Ve n’era una, “firmata” dal fratello Coriolano Martirano, che definiva il ninfeo ”…casa delle Ninfe e del Genio”. Leucopetra era una ninfa che s’innamorò del Vesuvio: quale definizione migliore?
Il professor Buhne descrive bene la struttura dell’edificio: Oltre all’appartamento del proprietario al piano nobile, con terrazze belvedere, ai locali della servitù a pianterreno, alle stalle in corrispondenza del cortile, la villa era dotata di una cappella, ormai inesistente, di due teatri, uno coperto, trasformato per altro uso, e l’altro all’aperto, interrato, ambedue al pian terreno, come le due garitte per le sentinelle, sempre sul cortile.
Al piano superiore, gli appartamenti avevano terrazze belvedere.
La storia di questa villa è purtroppo segnata dai vari passaggi di proprietà, che probabilmente furono responsabili del progressivo depauperamento delle sue opere d’arte. Il Martirano alla sua morte lasciò Villa Leucopetra in eredità al fratello Coriolano, anch’egli prelato e letterato. Fin qui possiamo supporre che la villa rimanesse immutata e con l’impostazione voluta da Bernardino, che ne aveva un cenacolo artistico. Sappiamo che la frequentarono Scipione Capece, Bernardino Rota, Venanzio Nigro, Antonio Falesio, Giano Anisio, Agostino Nifo, Luigi Tansillo, il Giannattasio, il Sabbatini e il Franchini, tutti letterati che hanno citato Villa Leucopetra nelle loro opere.
Alla morte di Coriolano la villa passò al Duca di Airola, poi a don Giacinto Testa, da questi a don Antonio Palestina e qindi al Principe di Torella di Caracciolo. In questo periodo vi dimorò il principe di Sannicandro, tutore del Re.
Dopo ancora subentrò la famiglia Vecchione, e poi Claudio Gausher, che nel 1854 affidò all’architetto Nicola Stessano il completo rifacimento della villa. Gausher la lasciò in eredità ad una sua figlia, che sposò Alessandro Nava, cui si deve il nome attuale della villa. Non sappiamo perché venne interamente rifatta, oltretutto non conservando quasi nulla della architettura originaria.
I due teatri sono del tutto scomparsi, e della cappella è rimasta la campanella e pochi altri elementi di piperno, oltre alla scritta sulla facciata Redemptori Sacrum. Fortunatamente il Cristo ligneo che si trovava nella chiesetta, opera dello scultore Giovanni Merliani da Nola, è conservato in un’altra chiesa di Portici.
Attualmente la facciata si presenta con un bugnato liscio al piano terra, mentre le finestre dei due piani superiori sono sormontate da timpani lineari.
Non ci sono parole per descrivere il rimpianto per non aver potuto ammirare lo splendore di Villa Leucopetra.
Liberamente tratto dall’autrice Tonia Ferraro dal suo articolo pubblicato su www.ilmediano.it in data: 01/02/2011
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