Calcio. Il Napoli ‘beffa’ la Juve grazie a un fallo di Chiellini e un rigore stavolta centrato da Insigne
Il Napoli risorge nella gara inaspettata: quando si butta il cuore oltre l’ostacolo si vince:
vittoria di cuore, meritata e perseguita per tutto l’incontro.
C’è da sottolineare che il migliore in campo è stato Meret, anche se si è dovuto adoperare solo nella seconda parte della gara, il fatto poi che non doveva neanche giocare, per scelta dell’allenatore, che gli sta facendo tra l’altro perdere così la convocazione per i prossimi europei, la dice lunga sulla episodicità dei fatti.
Episodi che la dicono lunga anche sul perché del poco utilizzo giovane, promettente Amir Rrahmani, che è il centrale dei quattro a disposizione di Gattuso, che più si avvicina alle peculiarità di Albiol, compagno ideale di reparto di Kalidou Koulibaly, perché si sia schierato solo per via dell’emergenza causata dall’infortunio di Manolas e dal Covid del senegalese, appartiene a uno dei tanti misteri di questo tecnico, che rimane una persona perbene e un grande lavoratore, oltre che un allenatore molto apprezzato dal gruppo, ma che comunque ha lasciato spesso perplessi per le scelte fatte in questa stagione e per il modo talvolta al limite dello scandaloso, di come ha messo la squadra in campo.
Per la verità il rammarico sale nel constatare che il Milan capolista perde in malo modo contro lo Spezia e l’amarezza aumenta pensando che se si fosse potuto contare davvero su un mister all’altezza, magari questo poteva essere finalmente l’anno buono per raggiungere l’agognato obiettivo del terzo scudetto.
Certo non solo all’allenatore si deve attribuire questa sorta di micro fallimento, anche l’area dirigenziale ha le sue colpe, soprattutto quella di non acquistare a tempo dovuto un vero difensore esterno sinistro, che rimane il cruccio più dolente di tutta la campagna acquisti e cessioni.
Questa vittoria, per chi ama il Napoli e ha il culto borbonico delle Due Sicilie, è “la madre di tutti le guerre”: cade in una data nefasta, per chi è ancorato alle radici identitarie, perché come una nemesi avviene proprio nel giorno del 13 febbraio, data che determinò la fine del Regno di Napoli per mano dei Savoia, gioia doppia per gli innamorati della bandiera bianco gigliata che proprio contro il piemontese per antonomasia vince vede vincere in questo giorno di lutto territoriale.
Una vittoria che però non deve spingere l’ambiente dalla troppa delusione, al troppo entusiasmo, perché i problemi rimangono e solo sempre gli stessi, mancanza di lucidità talvolta da parte dei difensori, troppi passaggi a ritroso, pochissime verticalizzazioni e la solita “melina” orizzontale che somiglia alla brutta copia del guardiolismo blaugrana.
Bisogna mettersi i testa una volta per tutte che Bakayoko o Fabian Ruiz non sono Xavier Hernández e che Diego Demme o Piotr Zieliński non sono Andrés Iniesta, il giorno che anche “Ringhio”, ieri in versione Lando Buzzanca, quando vestì i panni dell’arbitro Carmelo Lo Cascio, capirà questa cosa, ne gioverà tutta la squadra di sicuro.
La cronaca ci racconta che il gol è nato da un fallo in area di rigore commesso da Chiellini, abituato da sempre a queste scorrettezze nella propria area; purtroppo per lui stavolta il Var era in funzione e l’arbitro, che pure aveva ignorato il fatto, come capita di sovente, ha dovuto suo malgrado fischiare l’infrazione, decretando il penalty al 32’, trasformato, non certo con poco affanno, almeno da parte dei tifosi, da Insigne che finalmente sfata la sua macumba contro i piemontesi e dopo tre errori consecutivi finalmente è riuscito a bucare la porta del pur bravo portiere polacco Tomasz Szczęsnyi.