AMARCORD F1, CORREVA L’ANNO 1989, PROST E SENNA DUE MISSILI A SUZUKA
AMARCORD FORMULA UNO SUZUKA 1989: Correva l’anno 1989, Prost e Senna sono in lizza per il titolo mondiale. La storia di due campionissimi della Formula uno che hanno dato un contributo indelebile al mondo dei motori. Correva l’anno…ma andiamo con ordine o almeno cerchiamo di raccontare un Gran Premio con un finale thrilling, con la vittoria tolta al brasiliano di San Paolo e tutto quello che è girato attorno alla coppia della Formula uno più forte di tutti i tempi.
Quella tra Alain Prost e Ayrton Senna è la storia di una delle più grandi rivalità sportive di sempre, un contrasto pieno e totale, in pista, al di fuori, e nel cuore dei tifosi, divisi tra due personalità così forti e differenti ma capaci di stregare gli appassionati di quel mondo delle corse ancora romantico, quando il manico contava ancora tanto quanto (o forse più) del motore che lo spingeva. In parallelo, è una storia di grande rispetto e ammirazione, sfociato poi in vera amicizia al calar del sole, quando Prost, ormai sazio dopo il quarto titolo mondiale, si ritirò a vita privata e (finalmente) comprese che la scintilla che muoveva Senna non era altro che un feroce desiderio di batterlo, perché Prost era l’unico avversario che considerava “degno”. E non esiste, al mondo, un attestato di stima più grande di questo.
Breve grafico sugli anni in cui sono stati grandi rivali.
Stagione | Alain Prost | Ayrton Senna |
1988 | 2° – McLaren | 1° – McLaren |
1989 | 1° – McLaren | 2° – McLaren |
1990 | 2° – Ferrari | 1° – McLaren |
1991 | 5° – Ferrari | 1° – McLaren |
1992 | – | 4° – McLaren |
1993 | 1° – Williams | 2° – McLaren |
Suzuka 1989, il circuito nipponico l’unico ad avere la forma ad otto, otto che nella cabala rappresenta l’infinito, (UNA SFIDA DALLE EMOZIONI INFINITE), l’unico circuito che si attorciglia su se stesso come la pista ad otto delle micromachine che i nostalgici degli anni 70/80 ricorderanno da bambini sicuramente ma a buoni intenditor poche parole.
L’otto nipponico
Suzuka, ancora una volta, implacabile. Le sorti del mondiale 1989 si decidevano sul fantastico circuito nipponico. Questa volta però le parti erano scambiate. McLaren contro McLaren, come sempre, Senna contro Prost, come sempre, ma questa volta era il francese ad essere in vantaggio di ben 16 punti, e il brasiliano ad inseguire. Esattamente Senna era costretto a vincere per avere altre possibilità di prolungare il mondiale fino all’ultima gara in Australia e l’appuntamento nella terra del sol levante si presentava come la resa dei conti finale, una poltrona per due.
Il clima nel team di Woking era più teso che mai. Per tutta la stagione Senna aveva accusato problemi al motore, ed eccessivi consumi in gara, ed era riuscito a concludere solamente sette gare, vincendone sei e ottenendo un secondo posto. “Ci fu un periodo in cui dopo tre vittorie di Ayrton una dietro l’altra il motore Honda cominciò a consumare più benzina del normale. Ayron non capiva e trovava irritante dover alzare il piede per potere terminare la corsa. I dubbi erano fondati visto che improvvisamente il problema scomparve. Fu sufficiente che Alain Prost, suo compagno di scuderia, si avvicinasse nella classifica piloti e i consumi della macchina di Ayrton tornarono normali”. In McLaren, Prost non era più considerato uomo di squadra, da quando a Spa aveva annunciato il suo passaggio in Ferrari per la stagione successiva. Sarebbe stato l’ultimo anno in cui i due campioni si sarebbero scontrati da compagni di scuderia: una sfida sia in pista che fuori, sia in termini di prestazione, sia psicologica.
Ma tra tutto ciò il mondiale era ancora aperto, e le vetture erano giunte ad un livello finalmente alla pari, e mancavano solamente due gare al termine. Era il momento della verità.
Al sabato fu uno strapotere di Senna, che conquistò la pole rifilando addirittura un secondo e sette decimi a Prost, secondo. Il primo round era andato al brasiliano, che aveva l’opportunità di partire davanti il giorno successivo, la pole position la posizione preferita del brasiliano di San Paolo.
Ma alla domenica lo scatto di Senna fu, stranamente indeciso, e Prost riuscì dalla prima staccata (forse partendo in anticipo?) ad essere al comando della corsa, e a mettere da subito, tra sé e il suo rivale, dei secondi preziosi. Durante tutta la durata del GP il duo McLaren prese il largo, mantenendo tra di loro un distacco di circa 2 o 3 secondi. Le uniche incertezze per le vetture rosse e bianche erano i doppiaggi. Le sorti della corsa cambiarono dopo il pit stop: Senna rimase in pista più tornate del francese, e riuscì a rimontare, anche grazie alla sua maggiore decisione nei doppiaggi, quel poco che gli bastava per portarsi veramente vicino a Prost.
Ma la cosa che più impressionante di quel Gran Premio del lontano 1989, era la distanza siderale che i due piloti sulla McLaren Mp 4/5 hanno inflitto a tutto il resto del gruppo, Berger Mansell, Alesi, Martin Brundle, Piquet ecc. ecc., non c’è n è per nessuno, solo doppiati sulla loro strada una fuga solitaria folle a doppio sul filo dei centesimi dei MILLESIMI il dettaglio giro dopo giro con il brasiliano Senna che di solito era lui la lepre che si ritrova ad essere inseguitore del suo compagno di squadra. Pole position scattano le vetture si capisce subito che il duo di testa fa un altro sport, ragazzi la lotta per il mondiale e appannaggio nostro dietro di loro il vuoto. Ma è il francese Alain Prost a bruciare Senna e tenta la fuga immediata, cercando di fare il vuoto ma non sarà così, per tutta la gara Ayrton Senna sarà la sua ombra si trascina dietro un altro se stesso, il pilota che proprio il francese aveva voluto intravedendo quelle qualità in un giovane promettente come Senna che studierà il collega rivale come motivazione unica per proseguire la sua avventura in F1. Dopo il verde dicevamo scattano le monoposto e subito i due cavalieri solitari, biancorossi fanno il vuoto, ogni giro sul filo dei millesimi il loro distacco, si alterna da uno a due massimo tre secondi, ma le due monoposto viaggiano in fotocopia, i due si equivalgono, è una gara dove la tensione si taglia a fette, il francese sulla Mp4/5 n. 2 non riesce a scrollarsi di dosso l’ombra del casco giallo verde del brasiliano.
Sosta ai box, il brasiliano Senna su Mclaren n. 1 recupera un po’ di terreno e si attacca agli scarichi del compagno di squadra. La lotta è serrata in palio c’ è il titolo iridato della F1, sembra che Prost già in testa al campionato sia avviato ad una conquista dell’alloro ma il finale di gara sarà al cardiopalma, anche dopo, specie a fine gara, ma procediamo con ordine.
Al 46esimo giro le due monoposto sono vicinissime, percorrono il tornantino Hairpin e la Spoon Curve una dietro l’altra. Era chiaro cosa doveva fare Prost: “…not to go wide, not to leave an opportunity like a door open through which Senna would be like a Flash.”[Murray Walker]. 130R a tutta velocità, ripresa dall’on board camera di Senna: il francese sembra scappare via, ma ecco che si riavvicina, ma è il brasiliano che ha ritardato tantissimo la frenata e tenta di passare all’interno!
“This is the opportunity Senna’s looking for… and he’s going through! Ouch! Oh my goodness, this is fantastic. They hit! This is what we were fearing might happen during the race!” [Murray Walker]
“Qui ci si gioca il campionato, ma non sarò io ad aprire la porta!”[Alain Prost]
Prost continua per la sua traiettoria e le due vetture si agganciano. L’alettone di Senna è danneggiato. Le due McLaren sono ferme alla Chicane del Triangolo, con i due piloti che si guardano. Prost scende subito dalla vettura, e si mette davanti alla macchina di Senna, osservandolo. Il brasiliano dal canto suo si sbraccia per chiedere ai commissari di spingerlo in avanti e non indietro, dove sarebbe andato ad occupare il tracciato. I commissari lo spingono in avanti e Senna riavvia il motore, e riparte facendo slalom tra gli ostacoli di polistirolo, rientrando in pista dopo avere percorso la via di fuga.
Ayrton in 5 giri riuscì a fermarsi ai box a cambiare il musetto danneggiato, a recuperare 5 secondi di svantaggio su Nannini, che era passato in testa, e andò a vincere.
Ma dopo il giro d’onore al brasiliano fu impedito di salire sul podio, e venne squalificato per essersi avvalso dell’aiuto dei commissari per ritornare in pista e per avere tagliato la chicane utilizzando una via di fuga. Questo fatto sarà ricordato da Senna come il momento più triste della sua carriera sportiva.
Essendo questo episodio il più discusso, e tuttora il più complicato da decifrare dell’intera storia della Formula 1 è difficile avanzare ipotesi senza essere criticati, quindi mi limiterò a riportare le posizioni dei tifosi.
I sostenitori di Ayrton Senna accusano innanzitutto il pilota francese di avere anticipato l’entrata in curva, chiudendo letteralmente il brasiliano in una morsa. Le riprese televisive dall’elicottero fornirebbero una prova valida, sebbene Prost sostenga che la sua traiettoria fu del tutto lineare con il suo standard. Inoltre i commissari avrebbero spinto Senna perché si trovava in una situazione di pericolo, e non riscontrarono nessuna regolarità, e anche il direttore di gara fece concludere la gara normalmente senza ricevere segnalazioni di scorrettezza. Inoltre Prost avrebbe lasciato volontariamente la sua vettura con la prima marcia impostata, per rendere più difficile lo spostamento della vettura, e subito dopo l’incidente andò da Balestre (allora presidente della FIA, nonché compatriotta di Prost) a chiedere la squalifica del brasiliano, poi effettivamente attuata dopo la gara. Soprattutto è contestato il fatto che il taglio di una chicane, normalmente non era mai stato sanzionato in modo così incisivo con altri piloti, anzi, a volte non era stato nemmeno punito.
I sostenitori di Alain Prost, che credo ammettano per la maggior parte che il francese abbia almeno in parte stretto Senna sul tracciato, sostengono che quell’incidente sia stato un semplice incidente di gara, e che Senna era pur sempre mezza macchina dietro al francese, che potrebbe non averlo visto; ma soprattutto sostengono che il brasiliano abbia peccato di eccessiva foga, e abbia chiesto troppo alla sua vettura. “Lui arrivò velocissimo: neanche l’avevo scorto, perché sbucò da molto lontano. Ma io controllavo la corsa. Lui sapeva che la mia macchina era di un’inezia migliore della sua e quello era l’unico punto e l’unico momento per tentare di passarmi. Non aveva remore. La sua motivazione principale era battermi. Ero il bersaglio. Ho moltiplicato per dieci la determinazione”[Alain Prost]. Inoltre le regole parlavano chiaro: il motore di Senna era spento, e non sarebbe potuto ripartire senza la spinta dei commissari, e oltretutto usò una via di fuga per rientrare in pista, cosa vietata dal regolamento.
Alla fine Senna venne squalificato, ma il suo team prese le sue difese, e Ron Dennis gli promise che se avesse vinto l’ultima gara ad Adelaide la McLaren avrebbe fatto ricorso alle autorità civili. Sfortunatamente in Australia il brasiliano fu coinvolto in un incidente con un doppiato mentre era in testa, e così anche il ricorso sarebbe stato inutile, e le azioni legali della McLaren finirono lì.
Intanto, per alcune dichiarazioni un po’ pesanti su Balestre, Senna si inimicò definitivamente il presidente della FIA, il quale minacciò il pilota di non rilasciargli la superlicenza e di non farlo partecipare alle gare della stagione successiva se non avesse ricevuto delle adeguate scuse. Di certo Senna non avrebbe ceduto così facilmente, ma a questo proposito ci pensò Ron Dennis, che preparò una lettera di scuse da inviare a Balestre, facendola solamente firmare ad Ayrton (o forse falsificando la firma?) e sistemando definitivamente la faccenda. Per tutto l’inverno, durante le sue vacanze passate ad Angras dos Reis, Ayrton pensò seriamente al ritiro, ma le persone a lui vicine sapevano che smettere di correre non era concepito nella sua mente. Così dopo un inverno di dubbi e frustrazioni, senza avere effettuato nessun test con la nuova McLaren, vinse gloriosamente la gara di apertura a Phoenix, e si candidò ancora una volta tra i favoriti per la lotta al titolo, conteso ancora solamente tra loro due, Senna e Prost, ma a scuderie cambiate: uno era rimasto in McLaren e l’altro era ora in Ferrari. Tutti erano pronti per nuove emozionanti sfide, e così fu…
Senna VS Prost… L’anno dopo su Ferrari Alain Prost si ritroverà in pole position su Ferrari a fianco manco a dirlo, Ayrton Senna su Mclaren con il n. 27 in lizza ancora una volta per il titolo, la storia si ripete ma stavolta finisce la corsa alla prima curva il brasiliano sperona Prost, la ‘vendetta perfetta’ direbbe qualcuno sulla FIA che scippò il brasiliano del titolo che a fine gara dichiarerà ai cronisti ‘mi sono ripreso quello che mi è stato tolto l’anno scorso, semplice’, mondiale al campione di San Paolo.
Qualche accenno alla mitica Mclaren Mp 4/5, monoposto fantastica sviluppata dai due piloti migliori al mondo, macchina senza rivali per tutta l’annata 1989 con due top guide il meglio che si potesse chidere, caratteristiche tecniche:
La McLaren MP4/5 fu una monoposto di Formula 1 che gareggiò nel Campionato del Mondo del 1989 , condotta dal brasiliano Ayrton Senna (1) e dal francese Alain Prost (2).
I Cambiamenti regolamentari del 1989, imposero alla squadra inglese, come a tutte le altre, di utilizzare non più un 6 cilindri sovralimentato, ma un nuovo propulsore atmosferico; la McLaren decise quindi di montare un’unità 10 cilindri, sempre motorizzata Honda (motore giapponese).
La nuova vettura era un affinamento dell’eccezionale McLaren MP4/4 del 1988, che aveva dominato letteralmente la stagione, vincendo 15 gare su 16.
Questa vettura si differenziava dalla precedente per una diminuzione generale di carrozzeria, soprattutto nella parte posteriore, dove l’effetto coca-cola era talmente accentuato che scompare a livello della scocca, che prosegue diritta fino al posteriore. Come tutte le altre squadre, con il ritorno al motore aspirato venne adottato un air-scope sopra la testa del pilota che garantiva un lieve incremento di pressione dell’aria aspirata (e quindi di potenza erogata dal propulsore) alle alte velocità.
La stagione
Prost era desideroso di rivincita nei confronti di Senna, il quale aveva vinto il titolo, nonostante avendo meno punti complessivi del francese, ma grazie alla regola degli scarti. Così la stagione si incentra ancora sul duello in McLaren, anche se il dominio dell’88 non si manifesta di nuovo, dato che le altre squadre, si sono adattate agli schemi della McLaren Mp 4/4, ed utilizzati per fronteggiare questa nuova vettura, ma nonostante ciò, è ancora la casa inglese a primeggiare nel mondiale, conquistando il titolo piloti con Alain Prost e quello Costruttori.
La versione MP4/5B
Nella stagione 1990, con la sua evoluzione MP4/5B, La McLaren tentò di riconfermare il doppio titolo iridato. Quell’anno le vetture saranno condotte sempre da Senna (27), ma non più da Prost che, dopo la vittoria nel mondiale, decise si accasarsi alla Ferrari, perciò ci fu un vero e proprio scambio di piloti con la scuderia di Maranello, e così a guidare la seconda delle McLaren fu l’austriaco Gerhard Berger (28).
Come si intuisce dalla sigla, la vettura non era altro che una MP4/5 leggermente rivista, soprattutto per i nuovi regolamenti che andavano a modificare alcuni dettagli delle vetture, come la posizione dei serbatoi nella stessa. Inoltre, la vettura doveva essere adattata alla stazza di Berger, molto alto, perciò anche la presa d’aria sopra la testa del pilota venne diminuita ed alzata. Particolare l’estrattore posteriore a cinque uscite, che prese il posto dell’estrattore più convenzionale adottato nella versione 1989.
La stagione
Questa Nuova vettura permise alla McLarendi riconfermarsi ai vertici di entrambe le classifiche. Il nuovo avversario era la Ferrari, che con la sua Ferrari 641 F1era tornata competitiva ai massimi livelli, guidata da Prost (1) (il quale aveva abbandonato il team di Woking proprio per l’accesa rivalità con Senna) e dall’inglese Nigel Mansell.
La Ferrari sembrava la vettura più competitiva, ma Senna riuscì comunque a trionfare nel mondiale, vincendo il suo secondo titolo. La McLaren, anche grazie a Berger, vinse il titolo Costruttori. La squadra inglese ha vinto, così, ben 5 titoli iridati squadre dal 1984 al 1990.
Qualche shoot fotografico dell’epica fuga in solitaria dei due grandi rivali
La vendetta di Senna nell’anno successivo nel 1990 sempre a Suzuka GP finito per entrambi alla prima curva
Senna con l’alettone divelto dopo l’aiuto ricevuto dai commissari guadagna i box
l’otto di SUZUKA
(Fonte: BelvedereNews – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)