L’angolo letterario/ Vincenzo Restivo consiglia due testi di Pasolini
Per quanto i due testi “ Atti impuri “ e “ Amado mio” siano figli di un conflitto uterino che ha sempre trovato un forte riscontro in un importante retaggio cattolico, restano testimonianze di una realtà dolce e ingenua, che ha l’odore erbaceo delle campagne friulane e quello acre degli umori adolescenziali.
Pasolini è Paolo e pure Desiderio, l’uno ligio e attento, perso in una colpa che fa fatica a gestire, l’altro più spavaldo, eppure triste, confusionario.
Quando si vive in un contesto storico in cui certe pulsioni sono “disumane” ( ed è quanto afferma pure Pasolini stesso nella prefazione ai testi), gli struggimenti che ne conseguono sono quasi prassi pragmatica.
Così come Mann che cerca il suo Tatzio in una Venezia umida e triste , dove l’unico paradossale sollievo consisteva in un casto voyeurismo, Pasolini arriva anche lì dove non si potrebbe, dove i baci e il sesso rubato in qualche angolo di natura, diventano dannazione.
Avevo già letto “Ragazzi di Vita” e “Una vita Violenta”, testi di forte sperimentazione linguistica che si collocano con meritocrazia, nel vasto panorama del primo neorealismo italiano.
Stavolta non c’è quello stesso bisogno. Qui il desiderio si fa più intimo, diventa diario, memoriale. E lo fa con tutta la vergogna che si porta dentro e che vuole, ad ogni costo, esorcizzare attraverso la narrativa. Quasi come un’ assoluzione.
Copertina dell’edizione Garzanti
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