Aversa. ‘La mia vita nell’ombra’: incontro con le criminologhe Vassallo e Cardillo
Rivolgiamo anche oggi un saluto e soprattutto un augurio per il nuovo anno
ai nostri lettori in occasione del sesto numero della rubrica “Per ogni donna”.
La storia di oggi, commentata dalla dottoressa Iolanda Vassallo, psicologa e criminologa, e dalla dottoressa Speranza Anzia Cardillo (nella foto), giurista e criminologa, ha come titolo “ la mia vita nell’ombra”.
Il racconto di E., la protagonista di oggi, inizia così: “era stata la mia storia più importante e la ricordo tutt’ora così . Ciò,però,non è bastato a sopportare gli abusi che venivano quotidianamente praticati nei miei confronti: tradimenti, bugie, violenze, offese erano comportamenti sempre più frequenti da parte dell’uomo che amavo e che diceva di amarmi”. Non davo assolutamente motivo a lui per comportarsi in questo modo, non avevo altre frequentazioni ed ero sempre affettuosa con lui. Anche se così non fosse stato, nulla avrebbe potuto giustificare simili azioni. Così un giorno decisi di lasciarlo. Poco più che trentenne, volevo iniziare una nuova vita. Avevi conosciuto persone nuove e tanti amici. Il dolore era tanto, ma una volta chiuso quel rapporto non cercai mai più la persona che mi aveva fatto tanto male. Durante gli anni che avevamo trascorso insieme avevo dato tanto, ero stata sempre molto presente, mi facevo sentire spesso ma poi ho dato un taglio netto e mai ho pensato di tornare indietro. Lui invece ebbe un comportamento completamente diverso dal mio. Mi chiamava di continuo, dicendo di non riuscire ad accettare la fine della nostra storia. Quando gli dissi di non chiamarmi più iniziò con gli appostamenti sotto casa e le scenate di gelosia quando mi vedeva con amici. Inventava altri profili per contattarmi, iniziò con le chiamate in forma anonima, nel cuore della notte. Fu allora che cominciai ad avere paura e ad avvertire un serio disagio. Ebbi quasi la sensazione di essere in pericolo in più di un’occasione. Le telefonate continuavano ad essere frequenti per tutto il giorno almeno per due anni . Tutto questo mi danneggiò tanto: non riuscivo più a rimettermi in gioco, non riuscivo a guardare al futuro ma continuavo ad essere ferma nell’ombra. Ero incapace di recuperare il passato perché sapevo che quello era un rapporto sbagliato ma non riuscivo nemmeno ad andare avanti. Mi ero creata una specie di alibi, dicendo che io volevo restare da sola per un po’ ,ma io in realtà volevo stare da sola, perché non credevo più nell’amore. Fu soltanto quando il mio ex smise di perseguitarmi che io ricominciai a vivere e a guardare con serenità al futuro. Avrei dovuto denunciare prima che tutto ciò finisse per mettere fine alla sofferenza che mi causava ogni suo gesto!”
Commento di Speranza Anzia Cardillo.
Commento dott.ssa Vassallo
Etimologicamente il termine “Stalking” è quasi diventato una parola alla moda per definire comportamenti persecutori, e questo termine deriva dal gergo venatorio inglese. «To stalk» che vuol dire «braccare» o «avvicinarsi di soppiatto» e si riferisce perlopiù alla preda.
Oggi “Stalking” significa perseguitare e molestare intenzionalmente e ripetutamente una persona, minacciandola psicologicamente ed inducendole ripetuti atti intimidatori.
“Stalking”: anche una sola telefonata e pochi messaggi WhatsApp giustificano la condanna.
La Cassazione penale, sez. V, sentenza 02/01/2019 n° 61, oltre ai comportamenti di semplice controllo quali i pedinamenti, le visite sotto casa o sul posto di lavoro, sono stati considerati atti persecutori anche il ripetuto invio di e-mail, sms, messaggi sui social network, telefonate, lettere e persino murales e graffiti, tutti dal contenuto minaccioso e tante volte anche sessualmente offensivo.
Lo “Stalking” può condizionare notevolmente la vita delle persone che ne sono vittime. Spesso subiscono veri e propri atti di terrorismo psicologico e lo “Stalking” può provocare nelle vittime gravi sofferenze psicologiche e portarle ad isolarsi socialmente.
Lo stalking è caratterizzato da varie forme e varie sfaccettature molto diverse fra loro e le innumerevoli azioni degli/delle stalker spesso non raggiungono la soglia dell’illegalità. Questo spiega in parte perché le vittime non prendono subito coscienza del fenomeno e avviino un procedimento penale solo in un secondo tempo. Dal punto di vista della prevenzione è tuttavia importante riconoscere quanto prima lo stalking e adottare immediatamente la misura della denuncia verso il carnefice di questo fenomeno tanto diffuso.