‘Natale, a ciascuno il suo’: sagaci quanto amare considerazioni di Mattia Feltri
Fra giorni è Natale e non vorrei intristirvi con il classico Natale di Charles Dickens, un giorno di scadenze quando non si hanno denari. Non vorrei nemmeno intristirvi con il Natale di Anton Čechov e del suo piccolo Vanka, che ha nove anni, è orfano, vive e lavora da un ciabattino che lo bastona mattina e sera, e lui la notte di Natale scrive al nonno e sogna una stufa.
Non vorrei intristirvi con il Natale di Aleksandr Solženicyn, che ricorda i trenta maestri di Sverdlovsk arrestati e condannati al gulag perché avevano organizzato feste con alberi di Natale.
Non vorrei nemmeno intristirvi col Natale di Mario Rigoni Stern, che in Russia coi suoi alpini esce dai camminamenti ad augurare il buon Natale alla sabbia, alla neve, al ghiaccio e pure a Stalin e Mussolini. Non vorrei intristirvi col Natale di Primo Levi, che alla vigilia di Natale è ad Auschwitz, e rientra alla baracca dal lavoro e vede i compagni attorno a sé cadere nel fango nero.
Non vorrei intristirvi con il Natale di Victor Hugo e della sua piccola Cosette, che ha otto anni, e alla taverna dei Thénardier serve ai tavoli anche a Natale, altrimenti se la vedrà con lo staffile, e appena può si rifugia tumefatta e spaventata sotto ai tavoli.
Non vorrei intristirvi col Natale di Emilio Lussu sull’altipiano, che la notte di Natale aspetta coi commilitoni che esploda la mina piazzata dagli austriaci sotto le trincee italiane. Non vorrei rendervi oltremodo gravoso questo Natale, già che ci tocca il patimento di restare rinserrati nei nostri appartamenti, e senza il minimo sollievo di condividere il pandoro con nostro cognato.
( di Mattia Feltri – Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)