Nelle ultime sei sessioni dell’esame di Stato per diventare giornalisti, dall’aprile 2018 a oggi, la Scuola di Salerno ha presentato in tutto 6 allievi. Promossi 4, bocciati 2. Nelle ultime tre sessioni, dall’aprile 2019 a oggi, la stessa Scuola ha presentato zero candidati.  

La Scuola di Salerno che, come le altre undici esistenti, è collegata alla Università della città, ha una seconda caratteristica. Il direttore, dal 2015, è Gennaro Sangiuliano, dall’ottobre 2018 direttore anche del Tg2. Due incarichi difficili da espletare contemporaneamente. Secondo Wikipedia, inoltre, Sangiuliano è docente esterno a contratto di Diritto dell’informazione presso la Lumsa e di Economia degli intermediari finanziari alla Sapienza. E’ titolare del corso di Storia dell’Economia e dell’Impresa alla Libera Università internazionale degli studi sociali Guido Carli di Roma ed è docente del Master in Giornalismo e Comunicazione della Università telematica Pegaso. I direttori delle Scuole sono proposti dalle Università di riferimento e approvati dal Consiglio dell’Ordine.

NON PRESENTATI

Il problema di alcune Scuole è ormai quello della mancanza di iscrizioni, che porta di conseguenza alla carenza di candidature agli esami. 

Il caso di Salerno è il più critico. Nel biennio 2015-2017 aveva 14 allievi (il minimo consentito dalle regole è dieci). Nove fecero gli esami, 8 promossi e un bocciato. Gli altri cinque svaniti nel nulla. Ad aprile 2017 l’Ordine mandò un’ispezione, che ebbe come esito un giudizio di insufficienza. Didattica non adeguata, carente realizzazione dei prodotti giornalistici (giornale, telegiornale, giornale radio), elaborati degli allievi non corretti. Tale giudizio dovrebbe portare alla revoca della convenzione della Scuola con l’Ordine. Ma non è successo. L’Unisa, Università di Salerno, e la direzione della Scuola e si impegnarono a migliorare la situazione, la convenzione fu rinnovata. Eppure, nel biennio 2017-2019 la Scuola non ha svolto i corsi: mancanza di allievi. Per il biennio 2019-2021, invece, i corsi si tengono con 8 allievi. Due si sono già ritirati, quindi sono diventati sei. Nonostante -come detto- il minimo sia dieci.

Alla fine del febbraio 2020 era programmata una nuova ispezione, bloccata all’ultimo momento dalla presidenza dell’Ordine, per motivi di sicurezza sanitaria.

REGOLARE L’ACCESSO   

Tutto il sistema delle Scuole ha bisogno di una revisione. Le Scuole riconosciute dall’Ordine erano arrivate a un massimo di sedici. Il penultimo presidente dell’Ordine, Enzo Iacopino, le ha ridotte a 12. L’obiettivo, quando furono istituite, era quello di regolare l’accesso alla professione, lasciato per decenni nelle mani della casualità o delle conoscenze personali. Le Scuole (che operano come Master post laurea) hanno esami di ammissione e numero chiuso. Offrono due anni di formazione su tutti gli aspetti del giornalismo. Alla fine del percorso gli allievi hanno diritto di fare l’esame di Stato, per ottenere il tesserino da giornalista professionista. Le Scuole sono equiparate al praticantato, con la fondamentale differenza che i praticanti nei giornali sono già assunti, mentre i praticanti delle Scuole possono diventare giornalisti senza avere un posto di lavoro. A metà percorso le Scuole mandano gli allievi a svolgere stage negli organi di informazione per imparare sul campo e con la chance di coltivare relazioni e mettersi in luce. Per frequentare si pagano rette che vanno dai 20 mila agli 8 mila euro.

Alcune delle Scuole portano agli esami un numero notevole di iscritti e anche i risultati sono buoni. La migliore in assoluto è quella di Perugia, centrata sul giornalismo radio-televisivo. In sei sessioni, dall’aprile 2018 a oggi, ha presentato all’esame 47 candidati e i promossi sono stati 40 (85,1 per cento). Buoni anche i numeri della Lumsa di Roma: 31 candidati, 26 promossi (83,9), di Napoli, 25 candidati e 20 promossi (80 per cento) e di Bologna, 27 candidati e 23 promossi (85,2). Sotto il 70 per cento, che è comunque una percentuale valida, stanno la Cattolica di Milano (64,7), la Luiss di Roma, diretta da Gianni Riotta da New York (67,2), la Tobagi di Milano (68,7). Lo Iulm di Milano è al 73,5, Torino al 77,8, Urbino al 71,4.

Numeri bassi per la Scuola di Bari, 6 candidati e tre promossi. Ma nel periodo considerato la Scuola, diretta dal professor Luigi Cazzato e da Lino Patruno, stava svolgendo la didattica. Le ispezioni, in questo caso, hanno rilevato programmi molto vari (viaggi nelle sedi della Ue, missioni a bordo delle vedette della Finanza, attenzione alle nuove frontiere della comunicazione) e buoni esiti lavorativi dopo la conclusione degli studi.

CENTO L’ANNO

Il sistema è da rivedere. Gli sbocchi professionali sono diventati più scarsi e le Scuole creano oltre cento nuovi giornalisti professionisti l’anno, mentre gli spazi per trovare occupazione si restringono. Tuttavia, per una questione di prestigio, arrivano all’Ordine continue richieste dalle Università per aprire nuove Scuole. Palermo, Gorizia, università telematiche, fra le ultime. Per ora, il Consiglio dell’Ordine non dà nuove autorizzazioni. Si è anche parlato di fermare per qualche tempo l’attività delle Scuole esistenti, ma l’Esecutivo non ha approvato. 

L’Ordine esegue ispezioni periodiche nelle scuole. Per verificare il funzionamento, il livello dell’insegnamento, le tecnologie utilizzate, l’attenzione nei riguardi degli studenti. Fino alla precedente consiliatura le ispezioni venivano effettuate a sorpresa, una dopo il primo anno del biennio e una alla fine del biennio. Ora, in molti casi, alle Scuole vengono comunicate le date delle ispezioni. 

Professione Reporter

(nella foto, Gennaro Sangiuliano, direttore del Tg2 e della Scuola di giornalismo dell’Università di Salerno)