Napoli. Talento divino: l’impareggiabile Diego nel ricordo toccante del giornalista Giovanni Renella
Con il talento divino si nasce. Il nostro autore ricorda con emozione il tocco di Diego,
un talento quasi divino e il suo carisma che riuscì a risollevare Napoli.
Sembrava che, lassù, qualcuno gli avesse conferito un talento naturale e che lui dovesse solo fare attenzione a non sciuparlo.
Sin da piccolo riusciva ad attirare l’attenzione su di sé, e a catalizzarla, compiendo pochi gesti, all’apparenza semplici, ma che risultavano tali solo a lui: se anche qualcuno avesse provato ad imitarlo, sicuramente non avrebbe ottenuto lo stesso effetto.
Veniva dall’altra parte del mondo e ancora si meravigliava che avessero scelto proprio lui, fra tanti.
Da ragazzino aveva sofferto la fame e la privazione di tutto ciò che potesse desiderare un bambino della sua età, a causa delle difficoltà economiche della famiglia; e aveva imparato ad apprezzare quel poco di cui disponeva, che per lui era già tanto.
Con il tempo, quando il suo talento si era manifestato, le cose erano migliorate e gli stenti erano finiti.
Ora, che era famoso in tutto il mondo, quei tempi bui erano solo un ricordo sbiadito.
Ovunque andasse gruppi di persone festanti lo accoglievano e si accalcavano intorno alla sua figura minuta, sperando di potergli stringere la mano o di abbracciarlo.
Qualche genitore addirittura gli porgeva le proprie creature, affinché ne baciasse le testoline e tanti, fra i nuovi nati, erano stati chiamati con il suo stesso nome.
Riusciva ad infiammare le folle, talvolta portandole fin quasi alla soglia del delirio.
Per celebrarne la grandezza, uomini, donne, vecchi e bambini si riunivano in stadi colmi in ogni ordine di posti, pronti ad evocarne il nome ed esultare al suo apparire.
In un boato ripetuto e scandito da due sole sillabe: Die-go! Die-go! Die-go!
E il Pibe, talento divino, riusciva a sollevare in alto una città e il suo popolo, semplicemente toccando un pallone.
La redazione insieme a Napoli piange il più grande di tutti, che se n’è andato a soli sessant’anni.
Ad-dio Die-go! Die-go! Die-go!