Covid-19. Il vaccino americano arriverà prima ma costerà ‘sei volte di più’; distribuito da Pfizer e dall’esercito
Covid, il piano vaccino. Alla fine di gennaio fiale in mille ospedali. Quello della Pfizer arriverà per primo e costerà sei volte più di quello di AstraZeneca. Ma sarà l’azienda stessa a occuparsi della distribuzione. In campo anche l’esercito.
Mille destinazioni, in tutta Italia, dove il vaccino arriverà direttamente dalla Pfeizer. L’esercito a collaborare nella distribuzione. La nostra intelligence per prevenire azioni criminali organizzate.
Non meno di cinquecento celle freezer in grado di sostenere temperature da tra i -70 e i -80 gradi.
La preoccupazione delle aziende italiane della logistica, che temono già di essere in ritardo.
Il piano del ministero della Salute per individuare chi dovrà essere per prima vaccinato. E il lavoro del commissario Domenico Arcuri che, dopo aver ricevuto l’incarico giovedì, sta cercando di mettere il piano più complesso e delicato della storia recente del nostro paese.
La distribuzione
Se il vaccino della Pfeizer arrivasse oggi in Italia, non sapremmo come farlo arrivare negli ospedali. Meglio, non sapremmo nemmeno dove conservarlo: nessuna delle celle frigorifere negli aeroporti di Fiumicino e Malpensa, né quelle della Protezione civile, riescono a raggiungere le temperature richieste dalla Pfeizer. Che fare, quindi? Appena avuto l'(ennesimo) incarico, il commissario Arcuri ha subito chiarito un punto, secondo lui cruciale. “Ho detto che questa doveva essere la prima emergenza sulla quale non si sarebbero fatti affari. Non si faranno affari nemmeno sulla logistica”, ha detto ai suoi.
Sul tavolo si è posto dunque una prima questione: il vaccino della Pfeizer ha necessità di essere trasportato a temperature importantissime. Ma non sarà l’unico vaccino. Nelle prossime settimane, si spera, ne arriveranno altri con caratteristiche diverse: secondo le prime interlocuzioni avute, le case farmaceutiche che li stanno producendo hanno parlato di temperature molto più alte, tra i -2 e i -8.
Arcuri, in un vertice avuto nelle scorse, ha ragionato in questo senso: “Abbiamo due esigenze diverse e, dunque, gli investimenti vanno fatti seguendo due canali”. Per i vaccini prossimi, la struttura dovrebbe poter tenere: “Bastano i camion gelati e le borse frigo” ha scherzato qualcuno del Ministero, ma nemmeno troppo. Il problema è il primo carico Pfeizer: l’idea è che a occuparsi della distribuzione in Italia potrebbe essere la stessa casa farmaceutica che ha già dato una sua disponibilità di massima. Sostenendo di essere in grado di raggiungere dal Belgio, dove il vaccino viene prodotto, sino a mille site diversi.
La sicurezza e la custodia
Potrebbe essere la Pfeizer, quindi, a portarlo negli ospedali, o comunque nei luoghi stabiliti dalle Asl, in tutta Italia, saltando così gli almeno quattro passaggi: aereo, autotrasporto, hub di distribuzione intermedi, consegna negli ospedali. Che questo sia possibile, però, le ditte che si occupano di logistica hanno qualche perplessità. “Ci aspettiamo – dice Ivano Russo, direttore generale di Confetra, la Confederazione italiana dei trasporti e della logistica – di dover movimentare 130-140 milioni di vaccini Le imprese logistiche italiane sono 95.000, con 1,5 milioni di addetti e generano 85 miliardi di fatturato (il 9 per cento del Pil). Col vaccino antinfluenzale di solito distribuiamo 9 milioni di dosi, quest’anno siamo arrivati a 17 milioni. Qui parliamo di distribuire quantità dieci volte superiori, sarà un?impresa mai vista prima. Secondo noi siamo in ritardo, il tempo stringe, ma abbiamo avuto col governo e con Arcuri solo interlocuzioni informali”. “Se vogliamo compiere l’impresa – dice Silvia Moretto, Presidente della Federspedi, la Federazioni degli spedizionieri – perché di impresa si tratta, ci sono tre priorità: la chiarezza decisionale, la condivisione dei dati, con una piattaforma dove fare confluire i dati dei soggetti coinvolti, la mappatura di celle frigorifere, hub, depositi”.
Un tema cruciale è poi la sicurezza. In queste ore si sono ripetuti contatti con l’intelligence: è chiaro che la questione vaccini è un tema che riguarda la sicurezza nazionale. Dalla Germania è arrivato un chiaro allarme rapine. I siti dove il vaccino arriverà dovranno essere segreti e ben protetti. Su questo è già stato avviato un tavolo al ministero della Salute: la Difesa ha dato piena disponibilità a collaborare alla distribuzione e anche alla somministrazione tramite la sanità militare, e il ministro ha dato disposizione allo Stato Maggiore di predisporre una pianificazione da mettere a disposizione.
I primi vaccinati
Al ministero della Salute si sta procedendo, invece, a stabilire chi dovrà essere vaccinato primo. Si partirà da chi lavora nella sanità e nei servizi maggiormente esposti al Covid. Si tratta, dice il piano, di circa 1,6 milioni di persone, che da sole praticamente assorbiranno l’intera fornitura di Pfizer. Per questo l’accordo con l’azienda è quello di consegnare direttamente negli ospedali. Altre categorie che avranno la precedenza saranno forze dell’ordine e personale della protezione civile e anche gli ospiti delle strutture per anziani, come le Rsa. Poi, via via che i vaccini disponibili saranno di più, si passerà alle categorie a rischio per motivi sanitari. Si tratta di molti milioni di persone (in Italia gli over 70 sono quasi 9 milioni). Qui entrano in gioco i medici di famiglia e le Asl. I professionisti invieranno gli elenchi dei loro assistiti più fragili e verranno creati dei database con l’ordine di priorità di chi dovrà avere il vaccino.
Dove si farà, chi lo farà
Per avviare la grande campagna di vaccinazione non servono solo le dosi. È necessario tantissimo altro materiale. Quanto? Solo di siringhe al ministero stimano che ce ne vogliano 150 milioni, ovviamente di vari tipi e misure. Le borse frigo per il trasporto dei medicinali, che devono comunque restare sempre a basse temperature, saranno circa 140mila, e una parte sono già state opzionate da una gara europea. Poi ci saranno altri milioni di cerotti, ettolitri di disinfettante e così via. Su tutto questo Arcuri ha già dato un’indicazione chiara: gare pubbliche europee accelerate. Si comincerà già nei prossimi giorni.
(Fonti: Michele Bocci, Giuliano Foschini, Fabio Tonacci/La Repubblica – Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)