I 150 anni della famiglia Ferrajolo
Una storia d’altri tempi ma giunta fino ai nostri giorni: i Ferrajolo e il loro genio che fa diverire grandi e piccini
di Stanislao Scognamiglio
Si è intorno al 1860, quando il trisavolo, signor Pasquale Ferrajolo «...costretto a governare per un po’ di tempo un gruppo di nipoti vivaci», matura la tanto semplice quanto divertente idea di annodare un fazzoletto a un dito e di avvolgerlo lungo la mano e l’avambraccio, così da simulare un pupazzo.
Pressato quindi dalla necessità di dover attirare la loro attenzione e, allo stesso tempo, di farli divertire, non avendo altro a disposizione, si improvvisa burattinaio.
Riuscito nell’intento, scoprendosi capace di far divertire i bambini, dà inizio alla sua attività artistica di burattinaio.
Pertanto, studia, approfondisce la sua conoscenza sulla Commedia dell’Arte e avvia al costruzione della sua “baracca e burattini”.
Coinvolge nella rappresentazione di spettacoli, legati alla tradizione dell’arte dei burattini i suoi sei figli Francesco, Matteo, Salvatore, Michele, Vincenzo e Alberto.
Tutti insieme si dedicano non solo alla recitazione ma anche alla realizzazione di pupazzi con il corpo e le braccia di pezza, la testa e le mani di legno, a cui danno i nomi dei più famosi personaggi della commedia dell’arte napoletana, come Pulcinella, Felice Scioscammocca, Naso ‘e cane, Zeza, Lauretta, Rosaura, i Carabinieri, i Gendarmi, per citarne solo alcuni. Provvedono anche direttamente alla confezione del vestito tipico del personaggio, alla stesura delle sceneggiature, alla scelta dei brani musicali, alla composizione delle colonne sonore, alla realizzazione delle attrezzature utili alla messa in scena degli spettacoli.
In ogni piazza, dove si esibiscono, riuscendo sempre a divertire non soltanto bambini, ma anche adulti, riscuotono ampi consensi di pubblico.
La loro notorietà tocca l’apice nel momento in cui sono inviatati a esibirsi alla presenza della famiglia reale.
Intorno al 1920, Francesco, che ha affinato molto «… l’arte di famiglia, diverte il duce, gli ammiragli della flotta navale italiana nel porto di Taranto.»
Pasquale e Francesco, a quattro mani, scrivono Pulcinella e il Diavolo. Una piece presentata finanche in Vaticano al cospetto del sommo pontefice della Chiesa cattolica, papa Pio XII.
I maestri burattinai sono presentati al santo padre da «… monsignor Compagnucci fratello di Maria Compagnucci moglie di Francesco Ferraiolo.»
Continuando la stesura dei testi, toccando talvolta temi a carattere sociale, scrivono altri lavori teatrali. La loro produzione molto spesso è del tutto originale, tuttavia, non mancano lavori ispirati a opere scritte dai maggiori autori dialettali del passato, come Eduardo Scarpetta e Antonio Petito.
Pulcinella creduto marito spagnolo, medico chirurgo, e sposo americano (l’equivoco, che sviluppa rabbia e violenza);
Una falsa estrazione (l’usura);
I tre amanti di Lauretta (l’amore e la furbizia);
Pulcinella asino per Carolina;
Pulcinella principe dell’inferno (fantasia);
Pulcinella medico a forza di bastonate (l’amore);
Pulcinella fratello sfortunato (la prepotenza);
S.O.S. banditi in casa zoccoli;
Pulcinella tra i pazzi;
Pulcinella condannato a morte;
Pulcinella e di un morto giù in cantina (il coraggio).
Francesco, con i suoi burattini, compie diverse tournée in Italia e all’Estero.
Negli anni sessanta, riuscito a inculcare ai figli Pasquale, Vittorio, Adriano e Silvana l’amore per l’attività di maestro burattinaio, fonda la compagnia Fratelli Ferrajolo.
Calcando le orme paterne, questi continuano a mietere successi avvalendosi di tecniche teatrali sempre all’avanguardia.
Negli anni 1955-1956, la nuova compagine partecipa ad alcune delle prime trasmissioni televisive messe in onda sulla rete nazionale RAI. Anche in quest’occasione, riscuote ampi riconoscimenti e apprezzamenti dal pubblico generico, da personalità del mondo dello spettacolo, della cultura e della politica.
Un loro spettacolo suscita perfino l’ammirazione del presidente della Repubblica Italiana, l’onorevole Giovanni Leone.
La tradizione familiare di maestri burattinai, portata avanti da Pasquale, Adriano, poi, capocomico del Teatro Nazionale dei Burattini, Silvana, poi direttrice del Teatro Europeo dei Burattini e Vittorio, continua con i loro rispettivi figli.
Oggi, la quarta generazione di maestri burattinai, è rappresentata da:
- Francesco Ferrajolo, figlio di Pasquale;
- Fabio e Simone Ferrajolo, figli di Adriano;
- Carmine (in arte Giò Ferrajolo) e Maria Giorgio, figli di Silvana;
- Mario e Tiziana Ferrajolo, figli di Vittorio.
Tutti insieme, gli attuali eredi dell’atavica principale attività familiare, nelle piazze, nelle scuole, nei teatri, costantemente gremiti di pubblico di ogni età, separatamente e diversamente, oltre ai classici pezzi della consolidata tradizione burattinaia, presentano anche lavori sempre più ricchi di contenuti e dalla rilevante valenza pedagogica.
Le diverse Compagnie, infatti, propongono spettacoli teatrali e commedie, che hanno come «… unico obiettivo: la commedia dell’arte come canale di comunicazione capace di creare un’atmosfera incantevole, attirare un ampio target, rilanciare il Teatro di figura che svolge importanti funzioni psicopedagogiche, quali lo sviluppo della creatività, riflessioni su temi sociali rilevanti, interazioni interpersonali.»
In tale ottica, ci preme segnalare le pièce prodotte dall’attore, cantante e musicista Giò Ferrarjolo su richiesta dell’Assessorato all’Agricoltura, Caccia e Pesca della Regione Campania.
Seguendo le indicazioni dei funzionari regionali preposti agli specifici progetti varati dall’Assessorato riguardanti l’educazione alimentare, il corretto consumo dei prodotti dell’agroalimentare, la stagionalità dei prodotti; la tutela e la salvaguardia dell’ambiente; la pesca sostenibile e il consumo dei prodotti ittici, l’artista ha messo in scena:
- Pulcinella e Felice figli della P.A.C.
- Pulcinella e i fantastici super 4 (Clima energia biodiversità acqua)
- Pulcinella custode della dieta mediterranea
- Pulcinella custode del mare
- Gusto e cultura DOP, spot per pubblicizzare due prodotti tipici dell’Agroalimentare campano: la Mozzarella di Bufala campana e la Pizza.
Adriano Ferrajolo e Giò Ferrajolo hanno festeggiato gli oltre 150 anni di attività ritirando il Premio alla carriera 2019. L’ambito riconoscimento, fortemente voluto dal Giffoni Street Fest. è stato loro consegnato da Alfonsina Novellino, presidente di AURA, nel corso della quarantanovesima edizione del Giffoni Film Festival.
Attualmente, presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II, è in fase di allestimento il Museo del Teatro di Figura Campano e Meridionale.
Il Museo, frutto di un progetto scientifico allestitivo curato dal professor Alberto Baldi, docente di Antropologia culturale presso l’Ateneo partenopeo, «… custodisce pupi, marionette, burattini e guarattelle. I Burattini sono rappresentati esclusivamente dalla Famiglia Ferraiolo.»
A Portici, tra le tante compagnie di burattini Ferrajolo tutt’ora in attività, solo Giò Ferrajolo e Adriano Ferrajolo hanno proposto delle loro performance:
- il primo, in occasione di Fattorie Aperte, presso l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale per il Mezzogiorno, dal 2016 al 2019 e di Giugno al Chiostro, presso il convento dei Frati Minori Conventuali, nel 2016;
- il secondo, nella circostanza del La villa incantata illumina Portici, nel 2019 e del Carnevale 2020, in Villa Comunale.
L’articolo I 150 anni della famiglia Ferrajolo proviene da Lo Speakers Corner.
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