Emergenza educativa e l’assenza di regole
Emergenza educativa e l’assenza di regole. Questo pensavo ieri guardandomi un po’ in giro all’uscita di scuola…ognuno sta per strada come fosse l’unico abitante di questo mondo. Chi in auto, chi a piedi, chi in moto, chi in scooter, chi in bicicletta, chi in gruppo. Chi col cellulare in mano, chi parcheggiato sulle strisce pedonali piuttosto che sulla pista ciclabile, chi con lo sportello aperto, chi pretende di fare inversione di corsia fra auto e pedoni, chi va in due sulla bici elettrica, chi sullo scooter in 3 senza casco, chi in moto accelera lasciando dietro una scia di gas e un roboante rombo di motore. Ognuno fa in strada come se fosse il padrone di casa.
Nessuno se ne fotte degli altri, di chi deve passare, di chi sta camminando e vorrebbe farlo in sicurezza, di chi è in bici e vorrebbe un minimo di riguardo per la scelta sostenibile, di chi guida rispettando l’abc del codice stradale, velocità e guida prudente.
Pensavo “Ma a questi ragazzi non sono MAI state insegnate le regole più banali, le più elementari, da adulti come agiranno? Come affronteranno un diverbio con un passante, un automobilista?“. Questo solo per riflettere del comportamento per strada, della mancanza di rispetto delle più elementari regole stradali, quelle utili ad un civile co-uso della strada…una cosa terra terra…
E per favore, non mi parlate della scuola, dei docenti. Ne abbiamo le tasche piene. La scuola non può sostituirsi alla prima agenzia educativa che è, ri-mettiamocelo in testa senza alibi, l’educazione dei figli fra le nostre priorità quotidiane, la famiglia.
Lo so, è faticoso, è un lavoro stancante, tocca farlo è un obbligo verso i più giovani. La scuola da sola non può creare la comunità educante se il tessuto famigliare è smagliato. Le scuola da sola non ce la può fare e le famiglie non possono essere autoreferenti.
Si ritorni al sano dialogo, al costruttivo confronto anche intergenerazionale. Che i nonni tornino ad educare con la loro esperienza. I preti tornino a fare oratorio e gruppi di ascolto. Lo sport sia di nuovo momento di aggregazione piuttosto che di competizione. Il catechismo formi l’ animo dei bambini anziché essere luogo per confrontarsi sull’importanza della cerimonia che seguirà il sacramento. I genitori tornino ad educare anziché proporsi come amici dei figli. Ripongano fiducia nei docenti o facciano altre scelte piuttosto che giudicarli. I docenti tornino a fare i docenti.
La battaglia si vince se si crea un esercito di educatori altrimenti continueremo a perderla. Con le nostre scelte ancora una volta siamo e saremo gli unici responsabili di un disastro generazionale.
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