Oggi 1 ottobre ricordiamo gli eroi borbonici: Onore al maggiore Paolo Di Sangro
Oggi 1 ottobre ricordiamo gli eroi borbonici: Onore al maggiore Paolo De Sangro
Napoli 30/6/1820 -Gaeta 5/2/1861
Maggiore
Il conte di Trani accorso al suo capezzale, potè ascoltare le sue ultime parole, indirizzate alla madre: “Muoio per la difesa della mia Patria e della religione e non chiedo che la vostra benedizione”. Moriva così Paolo De Sangro, soldato onorato e degno di stima e di rispetto.
Era figlio di Francesco De Sangro dei principi di S.Severo.
Entrò alla Nunziatella il 2 novembre 1832. Il 7 ottobre 1839 entrava nell’esercito borbonico con il grado di alfiere di artiglieria. Nel marzo del 1840 venne assegnato all’ “Officio toponografico”.
Il 2 ottobre 1847 fu promosso I tenente e l’anno successivo fece parte della spedizione Filangieri in Sicilia, dopo la conclusione della campagna rimase a Palermo per occuparsi del restauro del forte di Castellammare.
Il I aprile 1860 ebbe l’avanzamento a capitano di I.
A settembre sparsasi la voce della partenza del Re per Gaeta, insieme al collega Anfora si presentò dal sovrano chiedendo di poterlo seguire, Francesco II preferì che rimanessero al loro posto.
Entrato Garibaldi ed avendo avuto la richiesta di adesione al nuovo regime, De Sangro ritenne meglio dimettersi.
Devoto ai Borbone, De Sangro si imbarcò su una barca di fortuna e dopo un tormentano viaggio sempre in compagnia di Anfora, raggiunse Gaeta.
In un fagotto aveva nascosto l’uniforme ed una preziosa carta topografica di Gaeta che fu di grande aiuto durante l’assedio.
Lasciò a Napoli l’adorata madre e un fratello che non lo avrebbero più visto.
Il 22 ottobre fu inviato a Cascano presso Sessa per dirigere i lavori di fortificazione dei luoghi dove sarebbe passato l’esercito borbonico e il 28 sovrintese ai lavori di trinceramento delle posizioni di Mola di Gaeta.
Iniziatosi l’assedio De Sangro venne destinato a comandare tutte le sezioni di fronte di terra e fu nominato membro della commissione di difesa della piazza.
Infaticabile, fu sempre in mezzo ai soldati, collaborando anche manualmente ai lavori di fortificazione e riparazione. Il 4 febbraio apertosi una breccia per lo scoppio del deposito di munizioni della batteria Cappelletti, diresse lo sgombero delle macerie per tutto il giorno e la notte fino alla sera seguente, senza un attimo di sosta; mentre era intento a questo compito, per l’esplosione dell’altro magazzino di munizioni della batteria Denti di Sega di S. Antonio, fu colpito in pieno da una spranga di ferro che gli troncò una gamba e che lo ferì gravemente alla testa.
Prima che spirasse volle che il poco denaro a disposizione che possedeva fosse utilizzato per i bisogni della guerra.
Per ordine del Re fu sepolto nel Duomo di Gaeta accanto al suo comandante generale Traversa.
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