Ultime notizie dall’ospedale covid di Maddaloni
Il covid hospital di Maddaloni al momento registra il tutto esaurito: su 65 posti, ci sono 56 pazienti ricoverati. Di questi 17 sono in ossigenoterapia e 4 in terapia intensiva. L’età media, rispetto ai mesi di marzo ed aprile, si è abbassata notevolmente, con una media di cinquantenni. Con loro ci sono però anche pazienti ventenni attualmente ricoverati. A conferma che il virus non ha età.
In questa settimana altri 21 posti saranno attivati nella ex ginecologia, al III piano del nosocomio calatino, per cui sia arriverà ad un totale di 86 letti. Questi posti letto potranno essere destinati a curare patologie tanto di pneumologia ordinaria che pazienti che avessero necessità di sub intensiva. Maddaloni quindi e’ pronto per poter fare fronte a tutte le emergenze della provincia di Caserta, in vista di una nuova impennata dei contagi. Nella fase attuale dell’ epidemia sono pochi i pazienti che necessitano di terapia intensiva e molti quelli che richiedono il ricovero ordinario perché sono pazienti di media gravità.
Da oggi è inoltre in funzione il resort di Teano dove saranno trasferiti tutti i pazienti che, superata la fase critica della malattia a Maddaloni, sono in attesa della negativizzazione del tampone.Questi pazienti avranno da oggi una doppia possibilità: fare la quarantena a domicilio quando le condizioni sociali lo permettono o essere trattenuti a Teano fino alla negativizzazione.
Il primario Pellegrino Sposito De Lucia, rientrato in servizio dalla pensione per fronteggiare questa emergenza, sta coordinando con la sua magistrale esperienza l’allestimento dei reparti. Non solo, a Maddaloni, con lui e con tutto il suo staff, sono stati fatti enormi progressi nella cura del covid-19. In concerto con l’Università Vanvitelli e l’azienda dei Colli che comprende gli ospedali Cotugno, Monaldi e Cto, stanno sperimentando, con successo l’utilizzo di un farmaco utilizzato per combattere l’epatite C e l’uso del plasma iperimmune, anche se quest’ultima pratica ha subito un rallentamento a causa della carenza di donatori. A tal proposito si lancia un appello a donare il plasma: i donatori scarseggiano. Devono essere di sesso maschile e recarsi al centro immunotrasfusionale di Aversa.
Insieme a queste sperimentazioni, al momento rimane la certezza che il trattamento con eparina a basso peso molecolare è il primo farmaco che va somministrato, per evitare la formazione di trombi a vari livelli che potrebbero far degenerare il quadro clinico, specie in pazienti con altre patologie.
Il coronavirus non è una semplice polmonite ma una patologia complessa che agisce su diversi organi con evoluzioni di tipo tromboembolico. Pertanto, fermo restando che la prevenzione rimane l’arma migliore per scongiurare il più possibile di contrarre il virus, alla luce dei progressi fatti nella conoscenza di questa malattia, e in attesa di un vaccino, potrebbe essere opportuno fare indagini sulla trombofilia genetica.
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