Meeting di Rimini/ l’intervento di Mario Draghi al convegno inaugurale: “necessario investire sui giovani e quindi sull’istruzione”
Dal palco del Meeting di Rimini in occasione della quarantunesima edizione dal titolo “Privi di meraviglia, restiamo sordi al sublime” prende avvio il discorso inaugurale della Kermesse tenutasi nella settimana dal 18 al 23 agosto. A prendere la parola, con il discorso di apertura, Mario Draghi, già presidente della Bce, che ha rivolto particolare attenzione alla crescita del nostro Paese ponendo in evidenza quanto essa sia legata alla necessità di investire nel settore dell’istruzione da cui derivano quelle competenze che consentono di interfacciarsi ad una società che, in un momento storico segnato da una pandemia che ha inflitto pesanti conseguenze in ambito socio-economico, non esita a metterci di fronte a cambiamenti che possono essere gestiti al meglio solo attraverso l’acquisizione di un’adeguata formazione.
In un contesto sociale che guarda alla ricostruzione risulta più che mai indispensabile rendere le nuove generazioni, in grado di affrontare con maturità e spirito critico le sfide di un mondo in continuo divenire.
Da qui, l’invito ad assegnare un ruolo prioritario all’educazione garantendo a tutti gli studenti un pari diritto all’istruzione da esercitare con l’ausilio degli stessi mezzi, annullando le disuguaglianze date dalle precarie condizioni economiche,sociali e culturali esistenti nel nostro Paese soprattutto in alcune zone del Sud Italia dove sono più evidenti. Sono state, pertanto, individuate sei criticità su cui bisogna intervenire:
– l’ adeguamento a spazi formativi di edifici scolastici e arredi non idonei;
– l’ inadeguatezza dei trasporti extraurbani con la conseguente impossibilità da parte degli studenti di trarre vantaggio dall’arricchimento insito nell’offerta formativa partecipando alle attività extracurriculari pomeridiane;
– la rigidità dell’offerta formativa che contribuisce a dare luogo ai Neet (giovani che non studiano e non lavorano);
– l’alto tasso di dispersione scolastica riferibile soprattutto agli istituti professionali e tecnici; – risultati scolastici,ad eccezione della Puglia, al di sotto della media europea e dell’Italia del Nord pur essendo stati finanziati progetti europei (Pon, Fse, Fesr) nelle regioni obiettivo di convergenza; – mancata interazione costruttiva con i soggetti imprenditoriali del territorio per garantire, insieme alla scuola, una formazione imprenditoriale.
Nell’ambito delle criticità segnalate fra Nord e Sud dell’Italia per le disuguaglianze riscontrate, l’assenza di una società che promuova la cultura attraverso una formazione che intrattenga uno stretto legame col territorio e le sue risorse, rischia di compromettere la libertà dei giovani di scegliere e guardare all’opportunità di investire nel loro futuro.
Un futuro in cui potranno mettersi in gioco se il tema dell’istruzione rientrerà a pieno titolo nell’azione politica di governo ponendo al centro gli studenti, attorno ai quali la scuola si struttura come una comunità, da cui traggono un patrimonio di conoscenze finalizzato non solo all’avvio di un percorso professionale ma anche alla valorizzazione di se stessi e delle proprie capacità con senso di responsabilità.
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