Il Racconto, Il genio
Il nostro autore si sofferma sul fato imperscrutabile: difficile da interpretare, si ricorre inevitabilmente all’entità illuminata del genio…
di Giovanni Renella
La sua storia affonda le radici in antiche culture millenarie.
Creatura intermedia fra la divinità e l’uomo, era chiamata a svolgere la funzione di guida nelle scelte più importanti.
Non di rado capitava di affidargli addirittura il destino di intere popolazioni.
Il fato era così imperscrutabile e difficile da interpretare che il ricorso al genio diveniva inevitabile.
Accadeva così per gli etruschi e i romani, ma anche per i greci e gli arabi: lo spirito-guida illuminava il cammino dei singoli e dei popoli, alle più diverse latitudini.
Alcuni gli affibbiavano sembianze umane, maschili o femminili a seconda delle funzioni che erano chiamati a svolgere; altri invece li percepivano come essenze eteree e impalpabili, ma non per questo meno efficaci alla bisogna.
Un po’ tutti li immaginavano come esseri alati capaci di volare alto e librarsi anche metaforicamente oltre i limiti dell’intelletto umano.
Chi li ritenesse oggi estinti, in virtù dell’evoluzione di un pensiero che è riuscito a liberarsi da ogni sorta di credenza popolare, commetterebbe un errore di valutazione, perché i geni sono ancora tra di noi!
Hanno solo cambiato aspetto, o meglio hanno definitivamente assunto sembianze umane.
Abbandonata l’amorfa struttura di spirito che gli consentiva di incarnarsi in forme umane, hanno anche perso le ali; il che, però, non gli impedisce di spiccare il volo e, dall’alto, continuare ad indicare agli uomini la strada da percorrere.
Ma la posizione da cui hanno preso a guidarci non è più il cielo, bensì un più terreno e meno poetico parlamento, dove, in mezzo a tanti eletti, spiccano loro, i geni.
I redivivi, specie negli ultimi tempi, hanno assunto le sembianze dei legislatori illuminati, coloro che sono capaci di osare e spingere il pensiero al di là dei limiti umani e sicuramente del comune buon senso.
Così, per quella loro innata vocazione a indicare la via da seguire, i geni italici hanno voluto mettere mano al codice della strada e lo hanno riformato autorizzando i ciclisti a percorrere le carreggiate cittadine anche in senso contrario a quello di marcia.
Una genialata di cui saranno chiamati a tirare le somme gli ortopedici dei centri traumatologici.
Giovanni Renella, nato a Napoli nel ‘63, vive a Portici. Agli inizi degli anni ’90 ha lavorato come giornalista per i servizi radiofonici esteri della RAI. Ha pubblicato una prima raccolta di short stories, intitolata “Don Terzino e altri racconti” (Graus ed. 2017), con cui ha vinto il premio internazionale di letteratura “Enrico Bonino” (2017), ha ricevuto una menzione speciale al premio “Scriviamo insieme” (2017) ed è stato fra i finalisti del premio “Giovane Holden” (2017). Nel 2017 con il racconto “Bellezza d’antan” ha vinto il premio “A… Bi… Ci… Zeta” e nel 2018 è stato fra i finalisti della prima edizione del Premio Letterario Cavea con il racconto “Sovrapposizioni”. Altri suoi racconti sono stati inseriti nelle antologie “Sette son le note” (Alcheringa ed. 2018) e “Ti racconto una favola” (Kimerik ed. 2018). Nel 2019 ha pubblicato la raccolta di racconti “Punti di vista”, Giovane Holden Edizioni. Il libro ha meritato il Premio Speciale della Giuria al Premio Letterario Internazionale Città di Latina. Nel 2020 il racconto “Vigliacco” è stato inserito nell’antologia “Cento Parole” e il racconto “tepore” è stato inserito nell’antologia “Ti racconto una favola”, entrambe pubblicate dalla Casa Editrice Kimerik.
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