Mondragone, delitto del Citofono. L’omicida davanti alla Corte di Assise per la prima udienza ad ottobre
Citofonò al portoncino di casa della vittima, a Mondragone, per farlo scendere con una scusa e lo uccise senza pietà, poi si dileguò dalla zona ma fu arrestato da latitante in un albergo del litorale flegreo. Luigi Manzilli, 33 anni, detenuto da dieci mesi comparirà a metà ottobre davanti ai giudici della Corte di Assise di Santa Maria Capua Vetere perché accusato del delitto di Ferdinando Longobardi, 29 anni, ucciso la sera del 4 settembre dello scorso anno per un motivo che al momento non è del tutto chiaro, ma legato forse modo all’attività criminale tra vittima e assassino.
Manzilli, che si è sempre dichiarato innocente, è figlio di un vecchio esponente della Nco, deceduto anni fa. A inchiodarlo ci sarebbero testimonianze, filmati e altri elementi che restrinsero il campo dei possibili sospettati in pochissimi individui, tutti residenti nell’area del litorale Domizio. Manzilli, peraltro, abitava in linea d’aria a meno di un chilometro dalla vittima (che, peraltro, aveva avuto precedenti per reati di camorra).
Un omicidio che, secondo gli inquirenti, «maturò in un ambiente intriso di criminalità e di legami con i sodalizi criminali locali» e che sarebbe stato l’epilogo di una serie di dissidi tra la vittima e l’imputato. È certo che Longobardi non temeva di essere ucciso: era uscito di casa in ciabatte, quando l’assassino citofonò al portoncino dell’abitazione ma scese impugnando un coltello da cucina. Manzilli si era reso irreperibile sin dalle ore successive al delitto: non era tornato più a dormire a casa.
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