Real Sito Borbonico di Sparanise: un patrimonio della nostra identità che rischia di scomparire
Sparanise – Il Casino dell’Antico Demanio di Calvi si propone come il monumento più importante della storia locale fin dai tempi in cui è entrato a far parte della vita dell’Agro Caleno.
Di proprietà dei Re Borboni Carlo III e Ferdinando IV il sito era, dopo Carditello, la struttura territorialmente più estesa in cui Ferdinando IV amava trascorrere il suo tempo libero dilettandosi nella caccia. Fu realizzato dagli architetti Francesco Collecini e Giovanni Patturelli nel 1779 per volontà del sovrano Carlo di Borbone. Fra gli ospiti della sue mura anche Francesco I, Ferdinando II, il pittore di corte Philipp Hackert, gli architetti Collecini e Patturelli, la Regina Amalia Walburga, la Regina Carolina, la Contessa di Floridia, il Marchese di Villafranca, il Duca di Casoli, il Principe del Riccio e il Vicerè di Sicilia, Principe di Caramanico.
Risale al 1755 il contratto d’affitto del Demanio e del Bosco di Calvi Risorta da parte della Casa Reale Borbonica subentrata al Barone Luigi Zona. La durata del contratto fu prorogata di altri dieci anni successivamente a quella prevista per il 18 ottobre 1779. I lavori di bonifica per lo spurgo dei fossati e la costruzione di una strada che conduceva al Sito sono descritti nella Carta del Regno realizzata nel 1793 da Giovanni Antonio Rizzi Zannoni.
Con la fine del Regno Borbonico i comuni di Calvi e Sparanise si contesero il possesso del Demanio di Calvi, da entrambi reclamato. Contenzioso che si risolse nel componimento bonario del 1898 fra i due Comuni e la Reale Casa Savoia.
A dare un’idea delle dimensioni considerevoli del Sito è sufficiente la sola lettura di quanto riportato dall’architetto Notarangelo sulla Tenuta e il Casino Reale di Calvi, nelle piante da lui stesso riprodotte nel 1910: la visione che ne emerge è quella di un complesso agricolo di quasi 4 milioni di metri quadrati di superficie dove al primo piano si collocavano 12 stanze e due saloni, mentre, al piano terra, trovavano posto una cappella, un fienile e due stanze oltre ad un casone di 2.174 metri quadrati e una casina di 176 metri quadrati. Di fronte al Casino, un piazzale di forma ellittica destinato alle corse dei cavalli, un bosco e 13 parchi.
Non meno interessanti sono gli aspetti legati alla vita privata che pure s’intrecciano con la storia che questa residenza ha da raccontare.
Dal Demanio di Calvi, Ferdinando IV scriveva spesso a Lucia Migliaccio che rese sua moglie in seconde nozze a poche ore dalla morte della Regina Maria Carolina d’Austria. La loro unione morganatica, non le consentì, tuttavia, di ereditare il titolo nobiliare così da poter rientrare con i suoi figli nella linea di successione dinastica.
Ad oggi, il Real Sito Borbonico di Sparanise è una struttura che risulta abbandonata a se stessa. Invasa dagli sterpi e dal materiale di risulta è caduta in rovina. È divenuta, infatti, preda del degrado e dell’incuria per la presenza ovunque di erba, radici e piante che lentamente contribuiscono ai crolli. Una parte del Sito è stata demolita per consentirvi il passaggio di una strada, un’altra si è vista associata all’uso come discarica.
Integro fino a cento anni fa; ciò che ora si mostra a noi rappresenta quanto è ancora in piedi a seguito del bombardamento subìto nel 1943 durante la ritirata delle truppe tedesche. Alla nostra vista, infatti, resta l’alloggio dei soldati adibito col tempo a caserma dei carabinieri, la scuderia, la Cappella Reale, e due ulteriori locali, che hanno ospitato fino a quarant’anni fa una scuola elementare.
A denotare lo stato di decadenza in cui versa la struttura è soprattutto la Cappella Reale che presenta delle larghe crepe nelle mura perimetrali che l’hanno divisa in due. E’ stata, inoltre, depredata dello stemma reale dei Borboni sull’entrata e di due acquasantiere di marmo. A tutto ciò, per la mancata sorveglianza, vi è da aggiungere il saccheggio di altro materiale prezioso relativo ai rivestimenti, al corredo della Cappella, alle tele e ai pavimenti dipinti.
Per il recupero del Casino di Calvi, la Regione Campania aveva stanziato 50mila euro quale contributo straordinario al Comune di Sparanise (CE) finalizzato alla ristrutturazione ed al restauro del monumento storico “Casino Reale”. Ma da allora, la notizia era stata pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Campania, N° 5 Bis del 4 febbraio 2008, tutto è rimasto come prima. L’obiettivo era l’acquisizione al patrimonio comunale ( e quindi all’intera comunità ) della Cappella Reale.
Il mancato recupero di questo patrimonio inestimabile per l’identità del luogo farà in modo che se ne perdano le tracce e con esse di quella memoria che si accompagna alla storia, all’arte, alla cultura, alla tradizione di cui si è reso testimone in relazione ad un passato a cui bisognerebbe guardare con gli occhi di Seneca: come ad un ” qualcosa che ci appartiene e che, al di là delle vicende umane, resta sacro ed inviolabile ” .
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