LA POLITICA PUBBLICITARIA SOVRASTA LA POLITICA DEI FATTI
di Vincenzo Giaquinto
Camminando per le strade delle nostre città si vedono periodicamente cartelloni e manifesti della tale o della talaltra campagna elettorale. Aumenta di volta in volta il disinteresse del cittadino che si sente sempre più usato da un potere politico sempre meno interessato alle vicende di vita e sociali del cittadino elettore che viene trattato come un analfabeta al quale si dice: metti una croce sulla tale o talaltra casella.
Da quando le campagne elettorali sono gestite dalle agenzie pubblicitarie e dai sondaggi, la comunicazione ha assunto connotati simili ad un concorso a premi, in cui il premiato non è certamente il cittadino. Ma quel che fa sorridere, a volte, è la comunicazione che alcuni pubblicitari consigliano al proprio cliente/candidato, ispirandosi al vintage e riportando slogan di un passato che, per età anagrafica, il candidato non ha potuto conoscere, nel tentativo di promuovere un prodotto bio.
Nel panorama di questa politica non si riesce a distinguere nulla che possa sembrare un programma pensato per il cittadino o quantomeno che si interessi di lui e non sia una televendita. In tutto questo guazzabuglio mi rendo conto che la politica dovrà affrontare innanzitutto un primo problema: come far uscire il cittadino dall’illusione pubblicitaria nella quale ha vissuto negli ultimi Cento anni per tornare ad occuparsi dell’economia e del mondo reali?
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