Il Racconto, Un’estate al mare
Il nostro autore questo sabato ci parla del mare, un ambiente misterioso e affascinante, desiderato, amato, ma pieno di pericoli…
di Giovanni Renella
Immersa nei riflessi verdi e azzurri delle acque cristalline del Mediterraneo, si sforzava di rimanere a galla accanto ai suoi genitori: quel primo tuffo non lo avrebbe dimenticato per tutta la vita!
A cinque anni finalmente aveva visto il mare, un ambiente misterioso e affascinante di cui aveva solo sentito parlare nelle storie raccontate dai grandi.
Quando si era trovata a solcare quella distesa d’acqua e spuma bianca che si allungava sino all’orizzonte, l’euforia che aveva caratterizzato la concitazione della partenza aveva lasciato il posto a una sensazione che non riusciva a definire e non le piaceva.
Il viaggio per giungere nei pressi dell’isola era stato lungo e durante il tragitto aveva sofferto un po’ per il mal di mare causato dal beccheggio della barca.
Le onde che s’infrangevano sulla prua facevano sobbalzare lo scafo e le provocavano un forte senso di nausea che le attanagliava la bocca dello stomaco.
Si erano mossi dopo il tramonto, con il fresco, per sfuggire alle alte temperature che stavano caratterizzando quell’inizio d’estate.
Viaggiando in autobus, di notte, avevano evitato la calura insopportabile del giorno e, prima del sorgere del sole, erano riusciti a raggiungere il mare e a salpare verso la tanto sospirata meta.
Mettere i soldi da parte non era stato facile, ma alla fine sua madre e suo padre ce l’avevano fatta e quell’estate erano finalmente riusciti a partire
Saliti a bordo con un bagaglio leggero, avevano espletato le ultime formalità di rito e pagato il biglietto direttamente sull’imbarcazione.
Sul natante ognuno se ne stava per i fatti suoi e, complice forse la stanchezza, nessuno era particolarmente loquace.
Con i suoi occhi color nocciola osservava gli adulti, cercando di decifrare ansie e speranze di non facile comprensione per una bimbetta come lei.
E di lì a poco i timori dei suoi compagni di viaggio avrebbero preso forma, trasformando il peggiore degli incubi immaginabile in una realtà terrificante.
Il gommone su cui si trovava Amina, insieme ai suoi genitori e a un altro centinaio di disperati in fuga, stava affondando al largo delle coste italiane.
Stremato dallo sforzo di rimanere a galla, il corpicino senza vita della piccola andava giù come un sasso, ormai sommerso dalle acque cristalline in cui stava sprofondando.
Sempre più giù, nell’abisso dell’indifferenza di chi, guardando le acque blu del Mediterraneo, continua a pensare solo alle vacanze e a un’estate al mare.
Giovanni Renella, nato a Napoli nel ‘63, vive a Portici. Agli inizi degli anni ’90 ha lavorato come giornalista per i servizi radiofonici esteri della RAI. Ha pubblicato una prima raccolta di short stories, intitolata “Don Terzino e altri racconti” (Graus ed. 2017), con cui ha vinto il premio internazionale di letteratura “Enrico Bonino” (2017), ha ricevuto una menzione speciale al premio “Scriviamo insieme” (2017) ed è stato fra i finalisti del premio “Giovane Holden” (2017). Nel 2017 con il racconto “Bellezza d’antan” ha vinto il premio “A… Bi… Ci… Zeta” e nel 2018 è stato fra i finalisti della prima edizione del Premio Letterario Cavea con il racconto “Sovrapposizioni”. Altri suoi racconti sono stati inseriti nelle antologie “Sette son le note” (Alcheringa ed. 2018) e “Ti racconto una favola” (Kimerik ed. 2018). Nel 2019 ha pubblicato la raccolta di racconti “Punti di vista”, Giovane Holden Edizioni. Il libro ha meritato il Premio Speciale della Giuria al Premio Letterario Internazionale Città di Latina. Nel 2020 il racconto “Vigliacco” è stato inserito nell’antologia “Cento Parole” e il racconto “tepore” è stato inserito nell’antologia “Ti racconto una favola”, entrambe pubblicate dalla Casa Editrice Kimerik.
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