Lotta all’abusivismo. Parrucchieri ed estetiste sul piede di guerra
Durante il lockdown una delle cose di cui ciascuno di noi ha sentito di più la mancanza è stata la sfera del benessere e della cura del corpo. Tagliare i capelli, fare la manicure, ritoccare una ricrescita, sistemare le sopracciglia: sono solo alcune di quelle piccole attenzioni, così scontate e delle quali abbiamo avvertito concretamente la mancanza, improvvisandoci coiffeur con i tutorial e tanto altro. Ma tutti siamo corsi da loro, con i dovuti appuntamenti, appena hanno ripreso le attività. Una panacea per la salute e per l’estetica, ma anche un momento di relax per interrompere la frenesia delle quotidianità. Questo mondo, composto da tanti professionisti artigiani con un estro senza limiti, sta, da allora e tuttora, attraversando un momento di difficoltà senza precedenti, nel silenzio più totale delle istituzioni, dalle quali, a loro dire, si sentono completamente abbandonati.
Il problema è talmente serio che purtroppo, abbiamo saputo, che molti centri estetici e piccoli parrucchieri stanno valutando di abbassare definitivamente le serrande, perché i costi sono diventati insopportabili ed il lavoro è diminuito tantissimo.
A questa situazione ha contribuito sicuramente il problema COVID, ma potremmo affermare che l’immobilismo causato dal coronavirus ha reso evidente uno dei mali profondi della nostra società, di cui tutti siamo a conoscenza ma del quale nessuno parla; il virus che da anni convive nell’organismo costituito, il lavoro sommerso, il lavoro nero, l’abusivismo. Chiamatelo come preferite.
A differenza di altri settori in cui anche il sommerso è stato bloccato, generando miseria nera su povertà pregressa, in questo settore specifico invece è riuscito a decollare definitivamente, tanto che, in questo periodo di quarantena in cui tutte le attività erano chiuse, ha avuto campo libero. Eludendo controlli di ogni genere, il lavoro a domicilio non si è mai fermato, incurante delle conseguenze sia in termini di contagio, sia di controlli delle forze dell’ordine. Con un atteggiamento a dir poco spietato ha conquistato una grossa fetta di clientela che si è ormai fidelizzata, ritenendola più vantaggiosa e confacente alle proprie esigenze.
In virtù di quanto illustrato finora, al fine di contrastare questo fenomeno palesemente illegale, per tutelare le attività, per evitare licenziamenti , molti titolari di saloni di parrucchieri, di estetica, e barbieri della provincia si sono uniti. Scopo comune, supportati da sindacati ed associazioni di categoria è di far fronte a questo fenomeno oramai incontrollato oltre che di sensibilizzare le istituzioni rispetto a questa tipologia di esercenti.
Sul tavolo degli inquirenti ci sono già una cinquantina di nominativi, correlati da immagini, numero di targa, testimonianze di clienti che ne usufruiscono, numeri di telefono, numerosi video che ritraggono i diretti interessati mentre esercitano, ed altri video che riprendono immagini dei veri saloni di bellezza realizzati nei propri appartamenti.
Le forze dell’ordine, ad oggi , hanno già individuato e sanzionato ben 8 concorrenti abusivi insieme ai relativi clienti; di questi 3 esercitavano in una stanza del proprio appartamento adibita a salone di bellezza. Per tutti, sia clienti che abusivi, sono scattate anche le denunce alle autorità competenti, per sfruttamento del lavoro nero, mancato rispetto delle norme del regolamento Covid 19, ed altre infrazioni. Un primo risultato soddisfacente, se si pensa che in tanti anni, non è mai accaduto con questi numeri.
I titolari di centri e di saloni sono agguerriti, anche perché tutte queste attività per riaprire secondo le norme anticovid con tanti sacrifici si sono dovute adeguare a tutte le regole imposte, sostenendo tutta una serie di spese a loro carico..
Abbandonarli al loro destino sarebbe l’ennesima sconfitta per un’economia già collassata.
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