Mi tormentava ho ucciso mamma con 10 coltellate. La confessione di Eduardo Chirico, la difesa tenta l’infermità mentale
“L’ho uccisa con dieci coltellate, anche agli occhi, perché da bambino mi tormentava”. Questa è parte della confessione resa davanti agli agenti della Questura di Caserta da Eduardo Chirico che il 23 maggio scorso assassinò la madre nel bilocale al civico 42 di corso Trieste in Caserta.
La scena a cui gli uomini della Squadra Mobile della Questura di Caserta, corsi sul posto dopo la confessione del ragazzo, si trovarono difronte, era agghiacciante. Nella camera da letto del bilocale sul corso Trieste, la signora Rubina Chirico, 52 anni, riversava a terra in un lago di sangue. Il coltello, l’arma del delitto, era vicino al suo corpo.
Eduardo Chirico, si costituì di propria volontà presso gli uffici della Questura alcune ore dopo aver consumato il delitto della madre, e agli agenti di polizia raccontò ogni dettaglio e cosa lo spinse ad assassinare la mamma.
Uccise la madre nel sonno, quindi nella nottata, come noi della Gazzetta di Caserta vi avevamo esattamente riportato nel nostro articolo di sabato 23 maggio 2020 e con più di dieci coltellate che colpirono più parti del corpo di Rubina Chirico. Sul pigiama del ragazzo la scientifica ha rilevato tracce di sangue della madre. La mattina alle 12, preso probabilmente dall’angoscia e da sensi di colpa, scese di casa, attraversò il corso Trieste, percorse via Mazzini, arrivò in piazza Vanvitelli e andò dritto ad auto denunciarsi presso la Questura di Caserta.
Il palazzo del corso Trieste dove si è consumata la tragedia
La confessione davanti i poliziotti
“L’ho uccisa mentre dormiva con più di dieci coltellate alla testa e persino sugli occhi. – confessa il ragazzo agli agenti di polizia della Questura di Caserta – Da bambino mi sottoponeva a pressioni insopportabili. Mia madre soffriva di problemi psichici ed è stata sottoposta diverse volte a TSO presso il centro di igiene mentale di Santa Maria Capua Vetere. Da bambino mi ha segregato a casa quando vivevo con lei a Santa Maria Capua Vetere e non mi faceva andare a scuola. Attribuiva la colpa dei nostri problemi a mio padre che non ho mai conosciuto e ad un avvocato. La notte del delitto diceva che c’era una persona in casa, perché era ossessionata contro un penalista di Santa Maria Capua Vetere e voleva persino che testimoniassi il falso contro di lui, un certo E.S. Ho comprato il coltello per ucciderla a Perugia. Non potevo più accettare questa vita. Voleva che fossi sempre con lei a telefono e che mi facessi continuamente foto”.
Il GIP, crudeltà e premeditazione
Il racconto reso dal ragazzo agli agenti della Questura di Caserta è agghiacciante e non lascerebbe altre ipotesi se non quella della insanità mentale. Ma il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, dr. Minio, che ha confermato il fermo e la custodia cautelare in carcere per il ragazzo, spiega che il delitto è avvenuto con “crudeltà e premeditazione avendo organizzato il delitto alcune settimane prima”.
L’infermità mentale
Sta all’avvocato Vittorio Giaquinto, difensore del ragazzo, che ha già richiesto una perizia psichiatrica, cercare di dimostrare l’infermità mentale, che se confermata, ma non solo all’atto dell’omicidio della madre, potrebbe far trasferire il ragazzo dall’istituto di pena in cui si trova attualmente detenuto, in un ospedale psichiatrico giudiziario.
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