Rifiuti organici: analisi dei flussi e gestione in Campania
CASERTA – In Campania nel 2018 sono state raccolte e avviate a impianti di recupero 662.240 tonnellate di frazione organica nell’ambito dei sistemi di raccolta differenziata dei comuni. A fronte di un’elevata resa di intercettazione (si stima che il 71,6% dei rifiuti urbani organici siano stati raccolti separatamente), la regione tuttavia sconta importanti carenze infrastrutturali.
Il recente Rapporto Ambiente del Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente ospita un contributo, curato dai tecnici della Sezione regionale del Catasto rifiuti (Arpa Campania), che analizza sinteticamente i bilanci di materia nella gestione della frazione organica differenziata.
La raccolta differenziata dei rifiuti organici dovrebbe permettere, oltre al recupero di significative quantità di rifiuti, anche la produzione di risorse preziose, a beneficio degli attori locali, quali l’energia rinnovabile sotto forma di elettricità, calore e/o biometano. Sebbene per la frazione organica avviata a compostaggio non si possa assumere né il principio di autosufficienza a livello di Ambito territoriale ottimale (Ato), né l’autosufficienza a livello regionale, in quanto per le raccolte differenziate avviate a recupero valgono le regole del libero mercato, è indubbio che vada incentivato e perseguito il principio di prossimità.
La Campania storicamente “esporta” la frazione organica
Complessivamente sono 66 gli impianti di prima destinazione della frazione organica utilizzati nel corso del 2018 situati in Campania, impianti che hanno complessivamente gestito 573.906 tonnellate delle 662.240 tonnellate di rifiuti identificati con i CER 200108 e 200201 raccolti dai Comuni. Gran parte dei flussi (il 98,7%) in realtà transita in 20 principali piattaforme delle 66.
Il diagramma di flusso che identifica il quantitativo di frazione organica prodotta e le relative destinazioni evidenzia che solo 88.334 tonnellate vengono avviate fuori regione direttamente dai Comuni campani, principalmente verso il Veneto (in provincia di Padova) e in gran parte dal solo comune di Napoli con circa 69.000 tonnellate. Quindi l’86,7% dei rifiuti raccolti viene avviato in impianti di gestione dei rifiuti campani per poi essere in buona parte trasferito fuori regione.
A valle degli impianti campani complessivamente vengono avviati fuori regione circa 402.000 tonnellate, in gran parte in provincia di Padova (37%) e nelle province di Foggia (9%) e Bergamo (7,5%).
Negli ultimi anni passi avanti sull’autonomia. Dei 6 impianti di compostaggio e digestione anaerobica esistenti in Campania, nel corso del 2018 solo 3 erano attivi e hanno gestito complessivamente 131.715 tonnellate di cui 101.592 provenienti dalla raccolta differenziata dei Comuni. Il dato segna un incremento della gestione di tale tipologia di rifiuti in ambito regionale rispetto agli anni passati grazie soprattutto a iniziative di investitori privati.
È lecito aspettarsi per il 2019 un ulteriore incremento dei quantitativi di rifiuti organici gestiti in ambito regionale in virtù della riapertura dell’impianto di digestione anaerobica di Salerno e dell’incremento di potenzialità dell’impianto di Giugliano.
L’analisi del bilancio di materia regionale ad ogni modo evidenzia un deficit di trattamento per cui risulta necessario dotare la Regione Campania di ulteriore impiantistica per una potenzialità complessiva di circa 440.000 tonnellate annue.
Questo deficit impiantistico potrà essere soddisfatto mediante la realizzazione di ulteriori impianti di iniziativa pubblica – come quelli programmati presso gli impianti di TMB (trattamento meccanico biologico) – o privati nei siti indicati dai Comuni che hanno aderito alla manifestazione di interesse pubblicata dalla Regione Campania il 12 maggio 2016.
Alla manifestazione di interesse hanno presentato candidature le Amministrazione comunali e le Società provinciali che gestiscono gli impianti TMB. La dotazione impiantistica prevista all’esito dell’attuazione dei programmi sopra indicati potrà essere ulteriormente integrata con quella derivante da iniziative promosse dall’imprenditoria privata.
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