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Attualità

Politica e Camorra. Tutto il CLAN SANT’ANTIMO raccontato dai COLLABORATORI DI GIUSTIZIA: guest star NICOLA COSENTINO

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Sant’Antimo . Continuano a tutto tondo le indagini del Ros che hanno consentito martedi’ 9 giugno 2020 di fare luce sull’intreccio politico mafioso a Sant’Antimo, citta’ a Nord di Napoli, finita ieri al centro di una inchiesta della Procura Antimafia partenopea.

In data 9 giugno 2020  i militari dell’Arma hanno notificato 59 misure cautelari, tre delle quali ai fratelli Antimo, Aniello e Raffaele Cesaro, fratelli del senatore di Forza Italia Luigi Cesaro, tutti indagati per concorso esterno in associazione mafiosa.

Un vero e proprio sodalizio capace di incedere sulle consultazioni, comunali in particolare, a partire dal 2003 in poi, in virtù di un patto stipulato dal capoclan Pasquale Puca, “’o minorenne”,  e Antimo e Luigi Cesaro, senatore di Forza Italia, consolidato poi nel 2007 prima dell’arresto di Puca. A raccontarne i dettagli sono i collaboratori di giustizia che hanno svelato i ruoli dei fratelli Cesaro in quello che è stato definito uno scambio politico-mafioso.

IL COLLABORATORE   DI GIUSTIZIA FERDINANDO PUCA

A fornire maggiori dettagli rispetto al metodo di compravendita dei voti per le elezioni comunali a Sant’Antimo è stato il collaboratore Ferdinando Puca.

L’incontro con Luigi Cesaro
Nel corso dell’interrogatorio del 23 marzo 2016, si riferisce alle elezioni comunali del 2012. È lui a chiamare in causa il senatore di Forza Italia raccontando di un incontro nella sua abitazione. Puca dice di essere stato convocato tra il 2011 e il 2012, dopo la sua scarcerazione, a casa di Luigi Cesaro. Il senatore gli avrebbe consegnato 10mila euro per l’acquisto di schede elettorali. Secondo il racconto del pentito, Cesaro si prodigò personalmente per spiegargli come doveva funzionare la compravendita. L’obiettivo era quello di acquistare un pacchetto di voti per sostenere la campagna elettorale di Cristoforo Castiglione, candidato al consiglio comunale con la lista “Insieme” che appoggiava Francesco Piemonte, candidato per la rielezione a sindaco. Puca doveva occuparsi di organizzare un gruppo di “galoppini” che dovevano comprare i voti e controllare che il numero di consensi acquistati corrispondesse a quelli poi realmente ottenuti. Un “controllo” da effettuare anche con la violenza nel caso qualcuno avesse voluto fare il furbo. Ad aiutarli ci sarebbero state delle persone dei Cesaro all’interno dei seggi.

Il costo dei voti
Il costo di ogni singolo voto era di 50 euro a cui andavano aggiunti i 10 euro da dare al galoppino che lo procurava. Di questa operazione, Puca dice di essersi occupato insieme a Pasquale Verde, “o’ cecato”. In totale ha detto di aver ricevuto 35mila euro anche da Antimo Cesaro e la campagna elettorale fu un successo e si concluse con l’elezione del candidato voluto dai Cesaro. Secondo i suoi racconti la famiglia Cesaro, in particolare Antimo, versava 10mila euro al mese a Teresa Puca per le spese legali del clan. Puca non era nuovo a questo tipo di operazione. Secondo i suoi ricordi avrebbe fatto lo stesso a partire sin dal 2003-2004. A quel tempo era ancora libero il cugino Pasquale Puca che si occupava direttamente di stabilire con i fratelli Cesaro il candidato da sostenere. In un successivo interrogatorio, datato, 27 aprile 2017, Puca dice di essere stato chiamato da Antimo e Luigi Cesaro, insieme a Teresa e Lorenzo Puca, che aveva raccolto l’eredità del padre, e da Claudio Lamino, poi divenuto collaboratore di giustizia. Anche in quell’occasione il candidato doveva essere sempre Castiglione e i voti dovevano essere sempre acquistati spendendo 60 euro, 50 per il votante e 10 per il galoppino. Inoltre a lui e Verde, ancora una volta coinvolto nell’operazione, sarebbero spettati 100 euro a voto acquistato. Puca, in questo caso, non parla di incontri con Luigi Cesaro ma racconta di un incontro con il fratello Antimo all’Igea, il centro di sua proprietà. Cesaro in quell’occasione parlò di “casse di denaro” per acquistare i voti e anche di un regalo extra per Verde. “Regalo” che non arrivò al termine della campagna elettorale scatenando l’ira di Verde che promise di “lanciare giù dal balcone Antimo”. Il suo proposito venne bloccato da Puca poiché Antimo era considerato un protetto del cugino e capoclan Pasquale.

 

IL COLLABORATORE DI GIUSTIZIA CLAUDIO LAMINO

Nell’interrogatorio del 22 maggio 2017 Lamino ricorda un altro episodio: il consigliere comunale Antonello Puca, soggetto legato a Mario Verde, era in forza al centrosinistra quando venne convinto a passare col centrodestra in cambio di un “piacere” da parte dell’ingegnere Valentino che gli consentì dei lavori all’interno della sua abitazione. Il 12 giugno e il 6 luglio 2017, infine, Lamino è ancora più preciso raccontando che i candidati, prima del 2009, venivano scelti da Puca e genericamente dai fratelli Cesaro, successivamente ci avevano pensato gli “eredi”, come il figlio Lorenzo, sempre d’accordo con i Cesaro. Racconta poi di un incontro avuto in un bar di fronte al centro Igea con Antimo Cesaro. In quell’occasione gli consegnò 10mila euro in una busta bianca per l’acquisto dei voti per le consultazioni comunali del 2012. A quell’incontro partecipò anche Vincenzo D’Aponte.

Sanatoria di abuso edilizio in cambio di voti

Il soggetto in questione, dice ancora Lamino, è legato al clan Verde, circostanza che gli conferisce una certa capacità di imporsi. “…è legato ad esponenti del clan Verde e in particolare a Verde Mario, detto ‘il tipografo’”, dice ancora il collaboratore di giustizia.

Lamino spiega ai magistrati e al Ros che gestisce alcune attività ma che fa anche l’usuraio. Il suo passaggio dal centrosinistra al centrodestra fece scalpore all’epoca, e fu frutto di un accordo che, ancora una volta, avrebbe visto come determinante l’intercessione di Antimo Cesaro presso l’Ufficio Tecnico Comunale: il soggetto, dice Lamino, “…aveva acquistato un palazzo in via…. dove abita tuttora… durante i lavori lo stesso realizzò un piano ulteriore a quello consentito”.

Il “pentito” riferisce anche che il capo dell’ufficio tecnico del Comune, sollecitato da Antimo Cesaro, rese possibile una sanatoria per quello stabile, e grazie a questo importante favore il proprietario dello stabile decise di passare dal suo schieramento a quello del centrodestra.

Insomma, dopo “l’ottenimento di questo favore … si decise a transitare nelle fila del centrodestra. Io sono a conoscenza di questa cosa” – afferma – “perché è stato lo stesso … a confidarmela”.

La vicenda è collocata temporalmente tra il 2013 e il 2014. Lamino sottolinea, infine, “…che quando Cesaro Antimo mandò a chiamare” il capo dell’ufficio tecnico “per incaricarlo di questa vicenda si rivolse a me per portare l’ambasciata”.

L’operazione per far diventare Cesaro sindaco
Nell’interrogatorio del 16 maggio 2017  Claudio Lamino parte con il suo racconto dal 2004. In quell’occasione ricorda che il sindaco in carica era Aurelio Russo, candidato opposto a quello dei Cesaro. Il pentito spiega come i fratelli riuscirono a farlo dimettere. Di fatto non aveva la maggioranza in consiglio comunale ma per farlo cadere erano necessarie le dimissioni dei consiglieri comunali. Fondamentale erano le dimissioni di Salvatore Castiglione e per “convincerlo”, Pasquale Puca e lo stesso Lamino fecero visita al padre a Rimini mentre era lì per un viaggio organizzato per anziani. “Zio Totonno” venne convinto e da quel momento Castiglione divenne un politico vicino ai Puca e ai Cesaro. Caduto il sindaco alle successive elezioni venne eletto sindaco Luigi Cesaro, in carica dal 2004 al 2006. Il pentito inoltre ricorda che i fratelli Cesaro, fino al 2009, hanno incontrato Pasquale Puca andando nella sua abitazione a bordo di un furgone bianco per non essere visti ed entravano direttamente nel garage della sua abitazione. Stando ai racconti di Lamino, i rapporti con il clan Puca venivano tenuti maggiormente da Antimo Cesaro, detto “’o penniello”, e in qualche occasione da Aniello e Raffaele. Il senatore Luigi stava più defilato e viveva a Roma. Lamino ricorda le riunioni all’interno del centro Igea o del mobilificio di Di Lorenzo per decidere i candidati da appoggiare. Attività che i fratelli Cesaro hanno continuato a tenere in piedi anche dopo che sono stati indagati in altre inchieste, ma tenendosi più a distanza e incaricando Luigi Vergara, coordinatore di Forza Italia a Sant’Antimo. Secondo i racconti di Lamino agli incontri partecipavano Francesco Di Lorenzo, Corrado Chiariello e Salvatore Castiglione.

IL COLLABORATORE DI GIUSTIZIA GIUSEPPE PERFETTO

Antimo Cesaro  e il rapporto con il clan Puca

Proprio il ruolo di Antimo risulta essere predominante nell’acquisto dei voti. Se ne trovano riscontri anche nelle dichiarazioni di altri collaboratori di giustizia che a differenza di Puca non raccontano mai di incontri con il senatore Luigi ma solo con il fratello Antimo. Certa è la forza del clan Puca nel condizionamento della vita politica di Sant’Antimo e non solo. Nell’interrogatorio del 12 dicembre 2013, il collaboratore di giustizia Giuseppe Perfetto quantifica in 2000-2500 voti la forza elettorale del clan. Un bacino di voti a cui, stando alle sue dichiarazioni, avrebbe provato ad abbeverarsi anche l’ex senatore di Italia dei Valori, Sergio De Gregorio, recentemente arrestato. Perfetto racconta, in un altro interrogatorio del 16 dicembre, di un incontro del 2006 in cui De Gregorio incontrò lui e Pasquale Puca all’interno del mobilificio di Stefano Di Lorenzo. Secondo il pentito l’attività di condizionamento del clan si sarebbe svolta nel corso delle consultazioni del 2007, 2012 e 2017. Anche Perfetto conferma l’esistenza della lista “Insieme” che appoggiava la candidatura a sindaco di Francesco Piemonte, primo cittadino di Sant’Antimo dal 2007 al 2017. Conferma, inoltre, che i voti dovevano convergere sul candidato Castiglione

IL COLLABORATORE DI GIUSTIZIA GAETANO VASSALLO

Gaetano Vassallo parla dell’accordo fra il clan Puca e i Cesaro per la vicenda Mulino Improta e Texas.

“Si individua una struttura, generalmente fatiscente, con volumetria ma senza abitabilità, quindi si interviene, tramite il clan, per eliminare gli eventuali concorrenti interessati all’acquisto, in tal modo anche abbattendo il costo della proprietà, quindi si interviene a livello comunale per ottenere il cambio di destinazione, licenze, permessi, aumento di volumetria, realizzando in tal modo una struttura completamente diversa e redditizia, mediante abbattimenti e ricostruzione anche mediante lottizzazioni. Naturalmente anche le forze dell’ordine in particolare i vigili urbani, rientrano nell’accordo, omettendo di segnalare le anomalie.”  Questo  alla base dell’accrodo fra Pasquale Puca e Luigi Cesaro per la realizzazione del Mulino improta alle colonne di Giugliano. ”  Hanno rilevato questo mulino che era fatiscente e l’obiettivo era quello di realizzare, tramite abbattimento, (sono a conoscenza che il Mulino lo hanno completamente abbattuto) e ricostruzione, degli appartamenti con un piano negozi. Altra speculazione di questo tipo è quella che l’onorevole CESARO, tramite i Bidognetti, ha effettuato con la TEXAS INSTRUMENTS di Aversa, in quanto ha rilevato una vecchia fabbrica abbandonata per creare un grosso centro commerciale. Lo so perché ero presente, come già riferito, all’incontro tra CESARO Luigi e GUIDA Luigi ‘o drink, capo zona per conto dei Bidognetti nell’agro aversano. Fu proprio il GUIDA a dirmi che l’onorevole CESARO si era recato da lui per parlare della vicenda della TEXAS, per avere l ‘appoggio del clan Bidognetti. Della vicenda si stava occupando un orefice di Lusciano”.

 

 NICOLA COSENTINO, IL CARABINIERE INFEDELE E LA PENNETTA SPARITA

Luigi Cesaro, noto anche come Giggin ‘a purpetta è il politico della famiglia, già presidente della Provincia, ora deputato di Forza Italia e in passato parlamentare europeo sempre per il partito di Berlusconi.

Ci sono analogie tra i due ras  di Forza Italia. Cosentino come Cesaro ha fratelli impegnati in imprese, interessi diversi ma con la medesima caratteristica: avere nella scuderia un politico di rango. A Cosentino è andata male.Sia lui che il fratello Giovanni sono stati arrestati. Giovanni Cosentino in una intercettazione chiariva: “Dove ci vuole la politica c’è mio fratello Nicola; dove ci vogliono i soldi ci sto io e dove ci vuole la forza c’è pure la forza”. Organizzazione disarticolata dall’inchiesta della magistratura che ne ha incenerito potere e orizzonti.

La stessa cosa e’ avvenuta per i fratelli Cesaro. 

Non è in alcun modo legato a quest’inchiesta, ma il nome di Nicola Consentino, in virtù del legame con Luigi Cesaro, salta fuori in due intercettazioni contenute nell’ordinanza notificata il 9  giugno scorso  dai carabinieri a 59 persone.

La prima è una conversazione del 29 dicembre 2016 tra gli indagati Luigi Vergara a Antimo Puca “Maulone” avvenuta a bordo dell’auto di Vergara. “Ora tutte le ritorsioni si sono buttate tutte sopra ‘o Penniell … ‘o Penniell … non è stato manco … ‘o Penniell … all’ultimo a tutto … s ‘è … parliamoci chiaro..Gigì quella è sparita una pennetta .. ora ‘o Penniell .. ci stava Cosentino che diceva .. che ‘o Penniell .. perché è proprio vicino a Cosentino .. cioè ha fatto capire che con Pasquale .. era una cosa .. che lo comandava lui a questo a quello e a quello .. cioè .. la ci sta una dichiarazione di Cosentino .. che quel carabiniere che hanno trovato .. che Cosentino ha fatto trovare quella pennetta .. sopra .. alla cosa .. ti ricordi? .. ah .. e la erano i rapporti .. tra Cosentino .. tra ‘o Penniell e Pasquale .. e ci è andato a finire il carabiniere per sotto ..” dice Antimo Puca, inconsapevole di essere intercettato.

Dalla conversazione,emerge il ruolo di “garante” assolto da Antimo Cesaro per gli accordi sanciti insieme agli altri fratelli con il clan di Pasquale Puca ; inoltre, grazie al dialogo registrato emerge che tale “ruolo” veniva poi condizionato da un’altra vicenda riguardante il trafugamento e la successiva consegna ai soggetti indagati, da parte di un servitore infedele dello Stato, di alcuni file informatici relative attività investigative svolte dal Nucleo Investigativo di Castello di Cistema e relativi a presunti interessi tra i Cesaro e il clan.

 

 

 

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