Didattica a distanza. Il pericoloso equivoco della scuola digitale
di ELVIRA CUTOLO
Nell’ambito dell’emergenza Covid -19 “si apre una finestra incredibile per puntare sulle nuove tecnologie e realizzare quel cambio culturale auspicato da tempo”. Così circa due mesi fa si era espressa la ministra dell’Innovazione Tecnologica, Paola Pisano, guardando alle misure di contrasto e contenimento dell’epidemia come ad “una grandissima opportunità per spingere l’Italia verso il digitale” condivisa peraltro dalla ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina.
Dopo l’intervento nel decreto “ Cura Italia” che ha assegnato 85 milioni per la didattica a distanza e il successivo stanziamento di 8,2 milioni approvato dal Governo per il potenziamento della didattica a distanza e del digitale, la ministra aveva infatti sottolineato quanto “ bisognasse trasformare questa fase critica in un’opportunità per migliorare ancora il nostro sistema di istruzione”.
Su questo obiettivo, dopo un periodo di sospensione, è ripresa l‘attività didattica nel segno dello smart learning, che doveva essere una soluzione da inquadrarsi unicamente nel contesto dell’epidemia.
Ma non è stato così. Portata avanti quale formula di insegnamento, docenti e studenti continueranno ad adoperarla per interfacciarsi ed “educarsi” a vicenda, all’insegna di una scuola che apre le sue porte ad un mondo sempre più digitalizzato.
Un ambiente, quello digitale, che solo apparentemente si è configurato alla portata di tutti.
I prerequisiti da soddisfare affinché sia una risorsa di cui si possa usufruire ancora non sono garantiti: un adeguato accesso alla rete che non risulti instabile se condivisa da più persone e il possesso di dispositivi aggiornati in grado di supportare in modo efficiente tale connessione.
In cio’ risiede un primo limite a questo nuovo modo di fare scuola che sembrerebbe del tutto comparabile a quello tradizionale.
Ma negli ultimi giorni diverse testimonianze hanno messo in luce che vi sono delle limitazioni che non permettono il parallelismo scuola in presenza e DAD.
Esperienze da parte degli stessi docenti e studenti che vivono e sperimentano nella quotidianità la didattica a distanza, ne hanno infatti rilevato i limiti, ai quali sono da ricollegarsi anche nuove problematiche riscontrate in famiglia.
Di fronte ad un nuovo modo di concepire il lavoro si presentano infatti difficoltà organizzative e di gestione nell’ambito familiare in cui si rende evidente, quanto una didattica praticata attraverso lo smart working, non individuando orari di lavoro predeterminati non consenta alle donne,
soprattutto a quelle con bambini di età inferiore ai 15 anni, di viversi la famiglia.
Fra videolezioni, correzione e restituzione dei compiti assegnati il tempo viene a dilatarsi, ad occupare più ore, impedendo loro di conciliare vita professionale e privata, il cui equilibrio è reso precario da un carico di lavoro che risulta più impegnativo.
Vivere nell’era della comunicazione digitale non significa avere radicata in noi la competenza e la consapevolezza necessarie all’uso dei suoi strumenti. Esse saranno acquisite solo col tempo accanto allo sviluppo di specifiche capacità. Pertanto, accostarsi agli strumenti digitali che la didattica a distanza offre non esenta dal rischio di incorrere in un utilizzo che risulti passivo.
Guardando alle ormai diffuse ricerche via web si tende, ad esempio, ad affidarsi a fonti poco attendibili e verificabili, arrivando a consumare le informazioni così come ci vengono fornite senza gestirle con uno spirito critico, al fine di produrre un proprio ed autonomo pensiero.
Sebbene la DAD si sia dimostrata un supporto nello sforzo di garantire la prosecuzione di tutti i percorsi di studio cercando di cogliere le esigenze degli studenti e farsene carico, essa può rivelare la sua utilità ed efficacia solo affiancando e sostenendo la vera vita scolastica; quella che ruota attorno ad una comunità dove si annullano le barriere sociali ed economiche nella rappresentazione di tutto il tessuto della nostra società.
Una comunità che viene ad essere tale perché si alimenta delle uniche interazioni possibili per l’uomo: quelle che lo vedono coinvolto in ogni aspetto della vita sociale fra i quali la scuola è sicuramente quello che dà il contributo più importante, in quanto luogo in cui la persona impara aformare e a maturare la propria personalità, avvalendosi oltre che della semplice acquisizione delle nozioni, del confronto diretto con gli insegnanti che possono così dare un senso pieno al ruolo di educatori a cui sono chiamati. In questo clima risulta inoltre fondamentale potersi relazionare con i compagni, stabilendo attivamente quel contatto umano da cui nasce lo spirito di condivisione e di aggregazione: valori a cui l’ambiente virtuale può ispirarsi per ricrearne le condizioni ma non renderle delle realtà concrete,tangibili.
Nella prospettiva di migliorare la vita della società apportando soluzioni innovative che sappiano essere di supporto ai tempi dei “ nativi digitali”, guardiamo alle nuove tecnologie come ad una risorsa ma senza dimenticare che, quella preziosa, da valorizzare e salvaguardare,
è la persona in sé che resta unica e insostituibile.
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