CORONAVIRUS – Daniele, pizzaiolo sannicolese, scrive al Presidente della Regione Vincenzo De Luca
SAN NICOLA LA STRADA – Le grida di aiuto dei piccoli commercianti, e sono milioni e reggono in piedi l’economia nazionale, in questo periodo di pandemia da COVID-19 non si contano più. Molti hanno già utilizzato i risparmi personali per far fronte ai pagamenti di affitti, mutui e merce al primo mese di chiusura e sono sempre più preoccupati per la mancanza di risorse e prospettive. Il supporto del governo che dovrebbe garantire in tempi rapidi il finanziamento per tutte le attività in crisi non sembra nemmeno avviato sulla carta.
Ogni giorno che passa penso che per moltissimi di loro sia sempre più inevitabile il fallimento. Sono ormai diversi giorni che ristoratori, pasticceri, cuochi e tutti coloro che lavorano nel settore dell’enogastronomia e dell’hotellerie si trovano a fare i conti con la chiusura necessaria dei propri locali. Tutti gli operatori si stanno comportando con grande responsabilità, ma è innegabile che il settore rischi il collasso, non solo ora, ma anche alla ripartenza, quando ci saranno da sostenere spese importanti per garantire un servizio di qualità alla propria clientela.
Il comparto, che negli ultimi anni ha fatto da traino all’economia del nostro Paese, diventando anche una voce importante per generare flussi di turisti stranieri, chiede quindi con forza e unito, l’intervento delle istituzioni. Ecco, allora, che fa notizia la lettera che Daniele, pizzaiolo di San Nicola la Strada, in Via XX Settembre, ha inviato al Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca. “Ho scritto questa lettera oggi via email e penso che riguarda non solo la mia categoria ma un pò tutti noi. Egregio Governatore Vincenzo De Luca, mi chiamo Daniele e vivo a Napoli. Prenda queste mie parole come il semplice sfogo di un lavoratore qualunque.
Sono un pizzaiolo, proprietario della Pizzeria “Acqua e Farina”, una piccola attività di pizza d’asporto sita in San Nicola La Strada (CE), aperta 3 mesi fa con tanti sacrifici. Prima di essere pizzaiolo sono un padre di due meravigliosi bambini, di 4 anni e 2 mesi. Sono in quarantena dal 9 marzo e ho seguito le rigide direttive imposte in Campania apprezzandone il senso, avendo moltissima fiducia e stima nella Sua gestione regionale contro questo maledetto nemico invisibile. Chi Le parla è un piccolo imprenditore che ha investito tutto su sé stesso pur di poter dare ai propri figli il giusto per poter vivere una vita quanto meno dignitosa; chi con il “delivery” ci lavora e porta la giornata a casa con amore per il proprio lavoro senza mai lamentarsi davanti alle avversità della vita.
Ma oggi chi parla è soprattutto un comune lavoratore che nonostante la piena fiducia accordata al Governo Italiano oggi si ritrova accumulato di bollette di luce, gas, telefono, affitto di casa e spese di prima necessità, (mi è stata negata la possibilità di rateizzare i pagamenti delle utenze). Allora mi faccio una domanda … una volta arrivato il fatidico 3 maggio che tutti aspettiamo (senza renderci conto che saremo costretti a vivere con mascherine, guanti, con le giuste misure di sicurezza e con quella paura di poter essere contagiati o contagiare e quindi sempre nel bel mezzo del problema) cosa cambierà??
Detto tra me e Lei .. vorrei non arrivasse!! Faccio parte di quella fetta di piccoli imprenditori che ancora non ha ricevuto il Bonus Inps Covid19. Ad oggi non sappiamo quando arriverà l’aiuto della Regione Campania, un “aiuto”, per quanto mi riguarda, che servirà a poter pagare gli accumuli di questi mesi. Ripeto e ribadisco che condivido pienamente la Sua scelta di chiudere la maggior parte delle attività commerciali che non siano di prima necessità, ma questo, mio e Suo malgrado, ha solo spostato i problemi delle attività commerciali (soprattutto le più “piccole”), di partite Iva, di quella categoria di lavoratori che se ha la febbre o un mal d gola, non importa, deve alzarsi e andare a lavorare altrimenti non mangerà.
Immagino che probabilmente le mie parole non facciano scalpore come quelle di Gino Sorbillo, mi basterebbe farle entrare nel cuore di chi mi ama e mi vuole bene, di molti altri colleghi che oggi vivono la mia stessa situazione ma “silenziosamente”, senza rilasciare né interviste né fare collegamenti televisivi. So che non basterà perché oggi mi rendo conto che sarà ancor più difficile ripartire in questa guerra, in questa maledetta guerra dei poveri”.
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