Giovanni Maria di Lieto: “Auguri di Buona Pasqua (nel tempo angusto e oscuro del Coronavirus)”
CASERTA (Giovanni Maria di Lieto) – Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Giovanni Maria di Lieto che racchiude una poesia molto bella: “Ai medici, al personale sanitario, ai volontari delle associazioni, alle Forze dell’Ordine, a tutti coloro che per compiti istituzionali pongono il loro impegno al servizio del bene comune. A chi soffre la solitudine e l’isolamento forzato. A chi aveva già fatto dell’isolamento consapevole il proprio modello di vita. All’umanità intera che ha pieno diritto alla narrazione di un presente e di un futuro da vivere nella condivisione di rapporti, amicizia, affetti, sensibilità, abbracci, amori.
Al di là dei proclami e dei vuoti presenzialismi, propri dei tempi correnti, la lezione dei medici, degli infermieri, dei volontari va còlta e non sprecata, nel senso che vanno “recuperati” l’eticità e la credibilità dei comportamenti, la solidarietà e la coesione sociale, i valori in cui credere, la spinta ideale e di passioni, che sono adempimento del dovere, ma non solo.
Sognatore è chi trova la sua via alla luce della luna (Oscar Wilde).
Nel senso e nel segno della volontà dell’Ottimismo, valga la forza della Poesia dell’indimenticabile Giannino di Lieto, che torna a noi con Muri d’isole, Acqua di cisterna, Padre.
Muri d’isole
Nei cerchi propagati il sole è fermo
un falco verticale sulla preda
e nube ambigua, zolfo
atomi disgregati
su coni – gronda in tese d’incredibile
stalattiti d’ombra incrostano le grotte
boccaporti dell’anima:
innalzeremo muri d’isole
verdi sull’oceano.
Giannino di Lieto
da Indecifrabile perché, Roma 1970
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Acqua di cisterna
Dondolano
le case
annodate
come un fazzoletto
al poggio
la campana cheta
gli archi
fioriti del bosco
è il canto della terra:
a pena d’amore
il petto si muove
sotto la camicia
diafana alla luna.
M’assopisco
in un rigagnolo d’eternità.
Odo sul fosso
il cuore incline
alla serpe
uccisa
nel cerchio d’uno schioppo.
Giannino di Lieto
da Poesie, Padova 1969
Padre
separazione come accusa la parte una stella sassi e conchiglie
mansueti sentieri dormendo ancora solo esperienze del padre
vissute ormai scrittura in quella traccia di un “O” nel buio
dolci gocce d’erba cubo del bosco non più di una fiamma indietro
rifugio altalene magiche anelli con la spiga diamante dei passaggi
ciascuno senza fatica sottrae la corte al bianco semi sulla testa
anfore del fiume al suo dominio fino al punto che fu terra anche
una piazza una strada figure di animali secondo soldati a equinozi
li portiamo dopo averli raccolti piccolo ibis riceve le mani
dal mutare delle foglie uomini in uso dei tatuaggi percorsi
neppure città intorno freddissimo rischiato inizio dalle cime.
Giannino di Lieto
da Racconto delle figurine & Croce di Cambio, Salerno 1980
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Così si arriva all’estremo esito dell’esperienza della parola, con una felicità dell’invenzione, del pensiero, del fervore della vita, di catalogazioni di oggetti preziosi come conquista assoluta del possesso della mente e dell’anima (Giorgio Bàrberi Squarotti, a commento dell’Opera poetica di Giannino di Lieto – Interlinea 2010)
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