Castel Campagnano. Comune al voto entro pochi mesi: campa piatta o fuoco ‘covante’ sotto le ceneri?
Dovrà essere fissata tra il 15 aprile e il 15 giugno 2020 dal Viminale la data in cui, contestualmente al rinnovo del Consiglio regionale campano, torneranno alle urne non solo i Comuni guidati da amministrazioni elette nell’anno 2015, ma anche quelle costrette ad elezioni anticipate in seguito a commissariamento o per altri motivi, in primis la decadenza “coatta” del sindaco.
Un bel numero di elettori, nello specifico, considerato che oltre al Consiglio regionale per il quale da tempo è in atto un cimento neanche tanto recondito, sono ben settantasei i Comuni chiamati al voto, in molti dei quali, nonostante l’ormai prossima scadenza, tuttora sembra registrarsi “calma piatta” ovvero apparente disinteresse dei potenziali contendenti.
Apparente come nel caso di Castel Campagnano dove, appunto, si vocifera di vari schieramenti in fase costitutiva e nomi, sui quali ovviamente osserviamo il massimo riserbo, ma – per quanto è dato sapere – significativi di una grossa spaccatura, tanto per non cambiare, tra “fronde” rappresentative della frazione Squille come del capoluogo.
Certo potremo saperne di più quando la scadenza sarà ufficializzata e quindi inizieranno ufficialmente non solo i “giochi” ovvero il corteggiamento dei potenziali maggiori “portatori di voti”, ma anche la corsa contro il tempo per la formazione delle liste, soprattutto considerando l’esigua differenza, di soli dieci voti, cioè cinque che, se trasferiti da una lista all’altra, alla passata consultazione, avrebbero potuto determinare il ribaltamento dell’esito fra le sole due liste presentatesi, sotto la rispettiva guida dell’uscente sindaco Giuseppe Di Sorbo -non più candidabile perché al secondo mandato consecutivo- e l’ex sindaco Nicola Campagnano (nella foto dell’epoca), che stavolta parrebbe intenzionato a cedere il passo a un più giovane ma non meno ferrato e tenace leader, magari sostenendolo con la sua profonda, indiscutibile esperienza.
Senza ovviamente escludere l’evenienza di una terza lista, della quale peraltro non mancherebbero le avvisaglie, anche auspicabile per evitare l’ennesimo scontro frontale che già troppe volte ha determinato anche gravi “rotture” familiari.
Problema certo non estemporaneo ma purtroppo diffuso soprattutto nei piccoli Comuni, che non sono pochi fra i 76 chiamati al “voto di primavera bisestile” in Campania, di seguito suddivisi per provincia e riportati in ordine alfabetico:
Avellino (10): Andretta, Calitri, Castelfranci, Cervinara, Luogosano, Quadrelle, Quindici, San Mango sul Calore, Sorbo Serpico e Volturara Irpina.
Benevento (9): Calvi, Campoli Monte Taburno, Castelfranco in Misciano, Castelpoto, Foiano Val Fortore, Guardia Sanframondi, Paduli, Reino e Telese Terme.
Caserta (13): Castel Campagnano, Castello Matese, Cellole, Cesa, Grazzanise, Macerata Campania, Marcianise, Roccamonfina, San Cipriano d’Aversa, San Nicola la Strada, Santa Maria a Vico, Sparanise e Trentola Ducenta.
Napoli e isole (24): Caivano, Calvizzano, Cardito, Casalnuovo, Casamarciano, Casandrino, Casavatore, Ercolano, Frattamaggiore, Giugliano, Lacco Ameno, Mariglianella, Marigliano, Massalubrense, Monte di Procida, Mugnano,
Pomigliano d’Arco, Procida, San Gennaro Vesuviano, San Giorgio a Cremano, San Paolo Belsito, Sant’Antimo, Sorrento e Terzigno.
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