Il Real Convento della Maddalena e il Roccocò
Il roccocò, nome che deriva probabilmente dal francese roccaille, duro come una pietra o una conchiglia: ecco cosa racconta il nostro gourmet
di Lucio Sandon
I roccocò sono dei dolci strani: brutti a vedersi e duri da rosicare. Se sono troppo cotti, con solo morso possono spezzarti un dente, ma una volta che sei riuscito a vincerne la ritrosia, rivelano in sé tutte le delizie del miele, delle spezie, e delle mandorle più delicate. Questi grandi biscotti sono come il ricordo di un paese lontano e irraggiungibile, il sogno di un lungo viaggio, e delle terre che si incontrano tra le brume della Bretagna e i porti del Mediterraneo.
I roccocò sono, alla fine, l’apoteosi dell’economia medievale sotto forma di biscotti. Prima della sua definitiva demolizione nel 1955, l’antico convento dove vennero inventati questi portabandiera della tradizione natalizia partenopea, stava sulla salita della Postica alla Maddalena.
Per chi non conoscesse la zona, la Maddalena è un reticolo di vicoli che si intrecciano alle spalle di Castel Capuano, uno dei sette castelli di Napoli. Per lungo tempo la Maddalena è stata sede di traffici illeciti, ma ora i vicoli sono stati occupati per il momento da un nugolo di commercianti venuti da Shangai.
Sancha d’Aragona, figlia del re di Maiorca Giacomo II e di Esclarmonde di Foix, fu moglie del re Roberto d’Angiò, dal 1309 al 1343. Dopo l’incoronazione, Sancha fu investita anche dei titoli di contessa consorte d’Angiò e del Maine, contessa di Provenza, e regina titolare consorte di Gerusalemme.
Nella zona della Maddalena Sancha fondò un convento per redimere e salvare le prostitute: nel 1342 il cenobio arrivò ad ospitare 350 monache. Le suorine, grazie ai legami del regno di Napoli con la Francia e con la Borgogna in particolare, e ai traffici dei mercanti napoletani che riempivano il porto di spezie venute dall’oriente, tra quelle mura inventarono il roccocò. Il termine stesso roccocò deriva dal francese roccaille e probabilmente gli venne attribuito per la sua forma barocca, che ricorda una conchiglia arrotondata. Oppure per la consistenza piuttosto rocciosa.
In quell’epoca era in procinto di esplodere la crisi economica più grande mai affrontata in Europa, e Giovanni Boccaccio stava per arrivare a Napoli da Certaldo a studiare la situazione nella sua veste di banchiere: per nostra fortuna fece tutt’altro.
Non è semplice preparare dei roccocò a regola d’arte: la loro consistenza è duretta e croccante, ma si potrebbe cadere nell’errore di sbagliare la cottura, e quindi ottenere un dolce eccessivamente difficile da masticare senza l’aiuto del vino liquoroso.
Ingredienti:
500 g di farina – 500 g di zucchero – 200 g di acqua calda – 1 uovo – 500 g di mandorle tostate – 2 g di bicarbonato di ammonio – 1 bustina di pisto – buccia d’arancia grattugiata.
Preparazione:
In una ciotola versate la farina, lo zucchero, il bicarbonato d’ammonio, l’acqua, la buccia d’arancia e le mandorle ed amalgamate tutti gli ingredienti, incorporando la bustina di pisto (il pisto napoletano è un mix di cannella, noce moscata, vaniglia, coriandolo, chiodi di garofano ed anice stellato)
Dopo aver ottenuto un impasto omogeneo, formate delle ciambelle di piccole dimensioni e ponetele su una teglia da forno per spennellarle con l’uovo sbattuto. Cuoceteli in forno a 200 gradi per 15 minuti.
Si mangiano freddi inzuppati nel vino, oppure tal quali, con una dentiera di riserva.
Lo scrittore Lucio Sandon è nato a Padova nel 1956. Trasferitosi a Napoli da bambino, si è laureato in Medicina Veterinaria alla Federico II, aprendo poi una sua clinica per piccoli animali alle falde del Vesuvio.
Notevole è il suo penultimo romanzo, “La Macchina Anatomica”, Graus Editore, un thriller ambientato a Portici, vincitore di “Viaggio Libero” 2019. Ha già pubblicato il romanzo “Il Trentottesimo Elefante”; due raccolte di racconti con protagonisti cani e gatti: “Animal Garden” e “Vesuvio Felix”, e una raccolta di racconti comici: “Il Libro del Bestiario veterinario”. Il racconto “Cuore di figlio”, tratto dal suo ultimo romanzo “Cuore di ragno”, ha ottenuto il riconoscimento della Giuria intitolato a “Marcello Ilardi” al Premio Nazionale di Narrativa Velletri Libris 2019. Il romanzo “Cuore di ragno” è risultato vincitore ex-aequo al Premio Nazionale Letterario Città di Grosseto “Cuori sui generis” 2019.
Sempre nel 2019, il racconto “Nome e Cognome: Ponzio Pilato” ha meritatola Segnalazione Speciale della Giuria nella sezione Racconti storici al Premio Letterario Nazionale Città di Ascoli Piceno, mentre il racconto “Cuore di ragno” ha ricevuto la Menzione di Merito nella sezione Racconto breve al Premio Letterario Internazionale Voci – Città di Roma. Inoltre, il racconto “Interrogazione di Storia” è risultato vincitore per la Sezione Narrativa/Autori al Premio Letizia Isaia 2109.
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