Speranza per Caserta: “Penzi, altri 100 appartamenti in un quartiere privo di servizi, una follia”
Soltanto nel giugno dello scorso anno, esprimemmo i nostri complimenti all’imprenditore Penzi, che aveva appena ottenuto un permesso a costruire per un mega complesso edilizio nella zona di via Falcone, destinato a “servizi di interesse pubblico ed uffici pubblici e privati”, come previsto dalla destinazione urbanistica dell’area, ossia D3.
“Dobbiamo complimentarci – scrivemmo all’epoca – con l’imprenditore maddalonese, perché è uno che ha coraggio: con la crisi che continua a mordere, lui non rinuncia a scommettere nel rilancio del terziario, sapendo bene che è inimmaginabile, nel passaggio da PRG a PUC, che si possa dirottare la destinazione di quei suoli verso finalità residenziali”.
Alcuni sicuramente colsero la vena ironica di quel comunicato: era, al contrario, facilmente immaginabile che nella città del mondo più amica dei costruttori, ossia Caserta, ci sarebbe voluto poco per far rientrare dalla finestra, seppur parzialmente, quello che era stato lasciato fuori la porta, ossia l’edificazione di nuove residenze in quella zona. Ricordiamo infatti che in un passato neanche troppo lontano, era sindaco Pio Del Gaudio, il consiglio comunale bocciò la realizzazione di 300 appartamenti di “housing sociale” che Penzi intendeva realizzare su quell’appezzamento di terreno. Il sindaco Carlo Marino all’epoca era attento ed attivo consigliere comunale di opposizione, ed insieme a noi battagliò in una lunga seduta di consiglio, spiegando dapprima quale fosse la destinazione urbanistica dell’area (“D3: è destinato alla realizzazione del nuovo centro urbano di Caserta in cui ubicare servizi di interesse pubblico ed uffici pubblici e privati. Quindi stiamo parlando di uffici pubblici e privati. Non è ammessa la destinazione residenziale, salvo per le abitazioni dei custodi degli immobili”, si legge a verbale), e poi criticando la scelta di realizzare alloggi in “quella zona dove già c’è un polmone sociale, già abbiamo una difficoltà di dare risposte visto che è una zona socialmente piena, non ci dimentichiamo che c’è un quartiere popolare che ha già bisogno di servizi”.
Evidentemente il passaggio da opposizione a governo della città provoca profondi cambiamenti nelle idee e nelle coscienze, se oggi la stessa persona dà il suo avallo a questa variazione di destinazione d’uso che consente a Penzi di realizzare non più 300, ma comunque 100 appartamenti invece di soli uffici. Il tutto nelle fasi finali di elaborazione del nuovo PUC, con i progettisti che si vedono cambiare la città sotto al naso mentre la ridisegnano, in una città dalle migliaia di vani sfitti, dall’emigrazione galoppante e dove qualcuno continua a lamentarsi della desertificazione del centro attribuendone tutte le colpe alla ZTL.
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