Ipotesi, solo ipotesi di alleanze tra i vari partiti per le prossime regionali in Campania. I problemi continueranno ad essere irrisolti?
Manca poco meno di dieci mesi all’appuntamento per il rinnovo del Consiglio regionale della Campania ed è tutto ancora in alto mare. Ciò che si sente oggi non avrà alcun valore domani. È tutta una situazione in continuo divenire. Dove notizie, che non meriterebbero alcuna attenzione, sono da tutti gli addetti ai lavori, politici e giornalisti, enfatizzate all’ennesima potenza. In questo bailamme para-politico gira da qualche giorno la notizia secondo la quale Clemente Mastella, attualmente sindaco di Benevento, sarebbe in procinto di passare col neonato partito di Matteo Renzi.
Sarebbe una piccola torsione: da Forza Italia a Italia Viva. Piccola torsione perché Forza Italia sta sempre più convergendo verso il centro, così come il partito renziano. Dunque, il centro politico in Italia resta sempre un topos ideale dove tutti vorrebbero convergere e trovare qualsiasi soluzione per la politica nazionale. Ovviamente se Mastella dovesse fare tale passaggio non potrebbe non avere al suo fianco la moglie, Sandra Lonardo, senatrice in carica sempre per Forza Italia.
Ma la politica nazionale non fa registrare solo tale ipotesi, ma anche altre influenze sul terreno politico regionale. Del resto il sedicente governo giallo-rosso (ma di rosso c’è qualcosa?) sta trasferendo qualche forte influenza per le prossime regionali dell’Umbria, dove piddini e pentastellati si presenteranno uniti convergendo su uno stesso candidato, espressione confindustriale di Federalberghi.
Lo stesso potrebbe avvenire in Campania. Ma qui forse qualche ostacolo, e forte, c’è. Innanzitutto, c’è da registrare che l’attuale Presidente della Regione, Vincenzo De Luca, gode attualmente del favore del 37 per cento degli elettori. Nettamente staccati i suoi concorrenti di centro-destra, che non arrivano alla sua metà. Infatti, Mara Carfagna, in quota Forza Italia, arriva al 16,9%, mentre Edmondo Cirielli, in quota FDI, appena al 4,5%, percentuale quest’ultima che superano di poco i pentastellati Sergio Costa, attuale ministro dell’ambiente, e Valeria Ciarambino, attualmente capogruppo M5S e candidata alla Presidenza della Regione nel 2015.
Al momento De Luca non gode solo del favore degli elettori evidenziato dall’ultimo sondaggio, ma godrebbe, cosa molto più sostanziosa, di ben quattro liste che significano peso politico-elettorale reale, perché quattro liste già significano che vi sono gruppi ben consolidati e che nei prossimi mesi andranno sempre più ad espandersi sul territorio.
Ma non è da scartare la ventilata ipotesi di una convergenza M5S e PD su un nome che li troverebbe concordi: il magistrato Cantone, ex-presidente dell’ANAC. Ma tale ipotesi è per il momento molto remota da praticare, perché in Campania, più che altrove, si misurano le componenti interne dei pentastellati. E comunque tale ipotesi è sostanzialmente soggetta da un lato alla tenuta del governo nazionale e dall’altro alla forte ed indiscutibile presenza politica di De Luca all’interno dell’assetto del suo partito.
Sull’altro versante, quello del centro-destra, la situazione è del tutto buia. Le varie ipotesi andrebbero ad essere soppesate con le altre scelte regionali, perché se da un lato Forza Italia ha perso il suo smalto, e riteniamo che vada avanti solo per moto d’inerzia, dall’altro c’è la Lega che aspira ad ottenere un ottimo risultato nella più grande regione del Sud, allo stesso dei FDI, che vorrebbero sancire la loro presenza con una vera propria di forza; in altre parole la lotta per il primato all’interno del centro-destra si gioca sempre più a destra.
Allo stato è tutto un pour parler, con ipotesi che necessariamente vanno a scontrarsi con le vere realtà politico-partitiche. L’unica ipotesi che già parte sconfitta è che ancora una volta, nonostante tutte le belle e buone promesse dei giorni presenti e degli altri, i veri problemi della Campania non troveranno diritto di cittadinanza se non in questa lunghissima campagna elettorale per essere abbandonati subito dopo. Ambiente, sanità, trasporti, lavoro, turismo, cultura ed altri ambiti resteranno sulla carta, perché in Campania, pur con tutti i limiti che una politica regionale ha, bisognerebbe sferrare un attacco deciso e preciso contro le consorterie finanziarie che ancora vogliono continuare a depredare il territorio della Regione Campania, così come era definita duemila anni fa dall’imperatore Augusto, e con il territorio le risorse umane, che anno dopo anno, dopo essere state formate e pronte per il mondo del lavoro, continuano a lasciare a decine di migliaia i 550 comuni campani. C’è un impoverimento del territorio che è tutt’uno con un impoverimento della popolazione. È questo il problema grave che bisognerebbe risolvere. Le alchimie politico-partitiche oramai non sono più seducenti. A qualsiasi livello.
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