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AttualitàCaserta e Sannio

Gestione dei rifiuti a Caserta Si ha voglia di cambiare pagina?

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È da qualche settimana che per la raccolta dei rifiuti solidi urbani la città di Caserta presenta delle difficoltà. In verità, il problema si trascina dalla metà di luglio, allorché una volta per un motivo una volta per un altro la raccolta ha iniziato ad essere operata in modo incostante.

Ma non è solo Caserta a soffrire di queste vere e proprie sofferenze. Certo questa volta l’antico adagio “mal comune, mezzo gaudio” non va assolutamente esaltato, quasi a giustificare lo statu quo, anzi…

Il problema della raccolta dei rifiuti, del loro conferimento e del loro smaltimento scuote quotidianamente la Regione Campania oramai da più di vent’anni, con soluzioni che giammai hanno approdato ad una svolta definitiva. È pur vero che il problema viene da lontano, vale a dire da una scelta dove un po’ alla volta il pubblico ha smesso sempre di più di svolgere il suo ruolo di fronte ai colossi delle grandi società, che, ancor prima che industriali, sono delle finanziarie.

Senza voler, però, andare a ritroso nel tempo nello scovare le cause di questo andazzo, è da dire che, ad oggi, sono pochissime le amministrazioni comunali che hanno iniziato a proporre delle soluzioni. Ancora si sente qualche amministratore pubblico, che dovrebbe pur godere di maggiori informazioni rispetto ad un quisque de populo, proporre qualche inceneritore, pur sapendo che quello di Acerra, quando venne alla luce, era già stravecchio per tecnologia utilizzata.

Ogni tanto si fanno dei voli pindarici –e si fa solo per dire- nel voler proporre le più fantasiose soluzioni, ma alla fine il problema resta ed anche peggio di prima.
Del resto è da evidenziare che nel momento in cui un’amministrazione fa qualche scelta insorgono le comunità dei comuni limitrofi, nonché varie associazioni tutte contrarie all’ipotesi. È quanto avvenuto con la scelta del biodigestore da parte dell’amministrazione comunale di Caserta. Una scelta che ha addirittura fatto adire il TAR i comuni limitrofi, cioè Recale, Casagiove, San Nicola la Strada e Capodrise.

Al di là delle rimostranze e dei ricorsi delle comunità limitrofe, va da sé che la scelta va in una direzione opposta e contrastante con Palazzo Reale e la Reggia, beni culturali che da soli potrebbero essere da traino occupazionale per Caserta e zone viciniori. È una questione di principio. Infatti, tale scelta quand’anche si dimostrasse ottimale sotto tutti i punti di vista, sarebbe da scartare a priori, proprio perché va a cozzare con il bene vanvitelliano, questo sì, la vera carta d’identità casertana e non già il costruendo (?) biodigestore.

Ma forse occorrerebbe innescare un meccanismo mentale virtuoso: iniziare realmente a pensare come diminuire sempre più la produzione dei rifiuti e come gestirli. Tanto per fare un esempio, si dice sempre che inceneritori o altro si trovano nel centro di importanti città, come Brescia o addirittura Vienna, ma non abbiamo mai sentito da parte dei reggitori della res publica quello che avviene nelle altre città.

Un esempio? Sappiamo che a Berlino anche professionisti in giacca, cravatta e ventiquattrore, quando camminano nei parchi o nelle vie, non hanno alcuna vergogna ad abbassarsi per prendere una bottiglia di plastica, perché sanno che nel momento in cui la presentano al supermercato ricevono uno scontrino con una cifra di sconto da valorizzare al successo acquisto. E questo da decenni.

Si è mai pensato a spronare i condomini a gestire in un modo diverso le aiuole dei parchi utilizzando il compostaggio domestico? Si è mai pensato a farsi promotore presso i competenti assessorato regionale e ministero affinché le catene di distribuzione diminuiscano i materiali usati per le confezioni (oggigiorno anche una sola mela è incellophanata)? Ha mai pensato il comune a regalare ai propri cittadini una borsa per la spesa riutilizzabile? Mica si dice che ad Amsterdam da decenni tutti hanno borse riutilizzabili?

Allora se veramente si vuole risolvere, o almeno diminuire il problema, occorre iniziare a pensare in modo diverso e rifarsi veramente agli esempi tanto virtuosi quanto non strombazzati delle capitali europee.

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