“L’automobilista ed il Ponte di Ercole”: La commedia di Caserta
Si sa che con l’inizio dell’autunno si apre la stagione teatrale. Ma qualcuno ha voluto anticiparla un po’. Così ieri pomeriggio ancora una rappresentazione teatralizzata, sempre del genere grottesco, perché pare che continui a riscuotere il maggiore successo tra i vari fruitori.
Infatti, ieri pomeriggio, dopo un bel po’ di stasi, si è avuta l’ennesima rappresentazione della commedia “L’automobilista ed il Ponte di Ercole”.
Questa volta, però, c’è stata una rivisitazione del seguitissimo testo teatrale, perché, come ben si sa, quando un’opera teatrale, musicale o operistica riscuote notevole plauso dagli spettatori, si richiede pur sempre una nuova lettura. Infatti, l’ultima edizione ha rivisto il rapporto tra l’automobilista col suo bravo furgoncino e la struttura predisposta a protezione del ponte vanvitelliano della Reggia borbonica. La rappresentazione si è avuta intorno alle ore 17:00, ma ancora una volta l’automobilista è stato sconfitto, pur con tutti gli sforzi approntati per andare oltre il limite. Del resto la rivisitazione riguardava solo il rapporto con il dissuasore non prendendo in considerazione altro. Per di più, ciò che nessuno sa, poche ore prima, esattamente alle ore 14:25, un’ambulanza è rimasta quasi incastrata sotto il viadotto che collega Casagiove all’ospedale di Caserta. Per liberarsi ha dovuto fare retromarcia ritornando da dov’era venuta.
A questo punto riteniamo che la questione non è più col ponte di Ercole, ma semmai con le famose Colonne d’Ercole, perché questo antichissimo mito della classicità greca vive, vuole vivere ancora tra noi ed a nulla valgono i dissuasori perché l’uomo vuole andare oltre, andare oltre il mondo conosciuto e partendo dal contado o provincia che dir si voglia vuole necessariamente avventurarsi nella città o nel capoluogo di provincia.
Certo che questo mito delle Colonne d’Ercole continuerà, stando così le cose, ad essere rappresentato ogni tanto; del resto fra qualche mese si festeggeranno anche i primi due anni della relativa stagione teatrale e tutto lascia presagire che entro la fine dell’anno vi sarà qualche altra seguitissima rappresentazione.
A questo punto crediamo che due anni siano più che sufficienti e che bisogna rinnovellare tutta la stagione teatrale. Ecco, proprio rifacendoci a qualcosa che l’inarrivabile Luigi Vanvitelli ha rappresentato nel Parco Reale, riteniamo che bisogna quanto prima procedere con la rappresentazione di un altro mito, quello di Diana ed Atteone, dove la dea Diana fa mutar aspetto ad Atteone, al punto che questi, specchiatosi nell’acqua e vistosi trasformato in cervo, incomincia a scappare, inseguito dai suoi stessi cani, che alla fine lo divorano.
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