CASERTA. Pasquale Corvino, nessuno scambio elettorale per arricchire le casse della criminalità
CASERTA – La vicenda legata al presunto voto di scambio alle elezioni regionali del 2015, che ha visto come indagato, tra gli altri, l’ex vice sindaco di Caserta Pasquale Corvino, è arrivata finalmente al capolinea: nessun reato di scambio elettorale per arricchire le casse della criminalità organizzata.
Rimane però l’imputazione provvisoria ai sensi dell’articolo 416 ter del Codice penale (da cui gli avvocati Roberto e Massimo Garofalo dovranno eventualmente difendere Corvino) che fa riferimento ad un reato autonomo che esclude ogni tipo di partecipazione del candidato al consorzio associativo anche nella forma del concorso.
Ci sono tuttavia buone possibilità che tale imputazione provvisoria possa cadere. Innanzitutto perché, come si evince da una intercettazione, a pagina 99 dell’ordinanza, sottolineata dalla difesa di Corvino in udienza preliminare, i due soggetti, Agostino Capone e Vincenzo Rea, agiscono per loro esclusivo conto e tornaconto, dal momento che si raccomandano vicendevolmente di non far trapelare niente ai consorziati. Ed è per questo che il delitto di cui all’art. 146 ter, imputato a Pasquale Corvino, cadrà con ogni probabilità, in quanto i soggetti che si sono impegnati a procurare i voti non hanno agito per conto e nell’interesse di una consorteria di tipo mafioso.
Inoltre, dalle stesse intercettazioni, che costituiscono l’unica fonte probatoria non si può affatto desumere che Pasquale Corvino fosse a conoscenza che Capone e Rea erano persone intranee ad una consorteria mafiosa ed anche a quella in particolare denominata “Clan Belforte”.
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