Napoli. Alla scoperta di ‘Villa Giulia’: gioiello ‘del 700 fra S. Giorgio a Cremano e Barra
Andando da Napoli verso il Miglio D’Oro, nel Casale di Barra,
poco prima di San Giorgio a Cremano, si incontra una delle più belle dimore vesuviane, Villa Giulia, costruita nella seconda metà del ‘700 per volere di don Domenico Cattaneo della Volta, principe di San Nicandro o Sannicandro, precettore del futuro re Ferdinando IV di Borbone.
.Il nome della celebre Villa di Barra viene dal ricco e fortunato matrimonio di don Domenico, nel 1717, con donna Giulia de Capua, erede del ducato molisano di Termoli e di altri feudi minori nella provincia di Capitanata e della Contea di Aversa.
Don Domenico fu gentiluomo di corte del re di Napoli e suo ambasciatore in Spagna, nonché Cavaliere di San Gennaro e del Toson d’Oro e Grande di Spagna. Per dieci anni fu Consigliere di Stato e presidente della Giunta di redazione del Codice civile del Regno, detto Carolino.
Sannicando fu un abile amministratore e incrementò il proprio già cospicuo patrimonio comprando dal Regio demanio il ducato di Salza, che comprendeva i feudi di Parolise, Volturara, Montemarano nell’avellinese, il feudo di Pomigliano d’Arco e il feudo napoletano della Duchesca.
Domenico di Sannicandro decise di lasciare il palazzo al quartiere Stella per essere più vicino alla Reggia di Portici.
Nel 1760 affidò quindi a Francesco Collecini i lavori di trasformazione in “villa di delizie” della masseria Cattaneo di Barra, da eseguire sul progetto grafico dei Real architetti Carlo e Luigi Vanvitelli.
Successivamente nell’esecuzione dell’opera si affiancarono anche Pietro e Marcello Fonton.
Una volta insediatosi, dalla tranquillità della Villa di Barra, il principe Domenico continuava a dirigere i suoi affari, talvolta in contrasto con la
politica del Primo Ministro Tanucci.
L’edificio si presenta con una facciata in stile Rinascimentale.
Circondato da un vasto parco, i viali del giardino si snodavano tra piante di yucca, cactus, e soprattutto di camelie, fiancheggiati da sedili di marmo con schienali in piperno.
Accanto al boschetto di lecci si ergeva una vasca con ninfee.
Villa Giulia venne man mano abbellita: la cappella fu arricchita da altari in marmo pregiato, l’architetto Luca Vecchione abellì la galleria del piano nobile, furono posizionate due splendide statue in marmo di Carrara.Anche il giardino accolse ancora più piante ornamentali, sotto la guida di Antonio Nicolò Alfano.
Nel 1886, la discendente donna Giulia Cattaneo dei principi di San Nicandro, dama di corte della regina Margherita di Savoia, moglie di don diego Pignatelli Aragona Cortes duca di Monteleone, fece effettuare notevoli restauri al piano nobile con decorazioni di Ignazio Persico e Salvatore Cepparulo. L’edificio venne dotato anche di un pergolato in ferro battuto per consentire passeggiate all’ombra e di una serra in ghisa, Vennero aggiunte nuove piante, come i banani, curando comunque le specie già presenti.
Alla morte di donna Giulia la Villa passò in eredità a Diego de Gregorio marchese di Sant’Elia, proprietario anche della Villa De Gregorio di Torre del Greco, che aggiunse al proprio il cognome quello di Cattaneo.
Villa Giulia appartiene ancora oggi ai discendenti di questa nobile famiglia.
(di Michele Di Iorio – Tonia Ferraro – http://www.lospeakerscorner.eu – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)