Castel Campagnano. TG RAI per ‘Arte e Vita di Palazzo’, kermesse che terrà banco nel borgo fino a domenica 30
Sono attesi con grande apprensione i due rimarchevoli eventi in programma sabato 22 dicembre e che terranno banco nel centro storico di Castel Campagnano fino a domenica 30 nel contesto del progetto “Arte e Vita di Palazzo nel borgo rurale di Castel Campagnano”, cofinanziato dal Piano Operativo Complementare (POC) Campania 2014-2020 e che prevede numerosi appuntamenti culturali, artistici e tradizionali, tutti rivolti all’identità territoriale.
Appuntamenti che saranno illustrati anche nel corso dell’edizione itinerante del TG3 Campania che sabato 22 dicembre dalle ore 10 sarà in piazza anche per far conoscere alcune delle molteplici specialità gastronomiche del comprensorio; il servizio, curato da Rino Genovese, sarà traspesso al termine dell’edizione delle ore 14.
Fulcro di tali eventi sarà il palazzo Aldi, gioiello cittadino dove i, tutto sarà meglio illustrato sempre sabato, ma dalle ore 17:30, nel contesto di una tavola rotonda moderata dal giornalista Enzo Perretta, nel rispetto del seguente programma di massima:
dal 22 al 30 dicembre 2018: 22 dicembre dalle ore 9 alle 12: esposizione di prodotti tipici eno-gastronomici; ore 17: inaugurazione mostra ed esposizione permanente “Visioni Rurali” con interventi istituzionali, gli artisti campani che hanno realizzato le opere: Antonio Dionizio: La Rocca dei Rettori; Antonio Polito: Sant’Agata de’Goti; Achille D’Onofrio: Faicchio; Daniele Ciccarelli: I battenti; Federica Dau: La via micaelica; Francesco Marini Ricci: Borgo di Castel Campagnano; Marisa Fusco: Lago di Telese; Gianluca Quercia: Le antiche terme Jacobelli; Gilda Bellomunno: Sul Volturno; Giuseppe Solla: Fontana-lavatoio di Castel Campagnano; Giuseppina Cusano: Squille; Italo Esposto: Sant’Agata de’Goti; Jenny Capozzi: Ave Maria; Maria Ulino: Oltre il Volturno: Squille; Marialuisa Della Porta: Palazzo Aldi; Mariarosaria Perreca: Trebula; Nicola Porta: Il canestraio; Ornella De Blasis: Fragneto Monforte; Rosalba Patregnani: Lavatoio Reullo; Silvia Carpentieri: Arco di Traiano; Svetlana Stefanova: Eccellenze gastronomiche; Teresa Pagliarulo: Fontana di Eolo; Tina Racioppi: Castello dell’Ettore; Titti d’Arienzo: Ceramica di Cerreto Sannita; Tittina Mirra: “La Dormiente” del Sannio; Vincenzo Dau: Anfiteatro di Capua e Mater Matuta. Seguirà buffet;
dal 23 al 30 dicembre dalle ore 10 alle 13 e dalle 15 alle 19: visite guidate; dalle ore 17 alle 19: Musici e Cantautori; 27 dicembre, ore 18: Orchestra Ars Nova Laurentii in Concerto di Natale – Ingresso gratuito fino ad esaurimento posti;
domenica 30 dicembre ore 19: Fiorenza Calogero in Donna Madonna in concerto – Ingresso gratuito fino ad esaurimento posti.
Il progetto “Arte e vita di Palazzo nel borgo rurale di Castel Campagnano” si propone di restituire alla comunità cittadina di Castel Campagnano, e rendere fruibile, la splendida dimora storica di Palazzo Aldi.
A completamento di passati interventi di recupero e di restauro, il nuovo progetto vuole dare rinnovata vita al palazzo.
Nelle sue sale, oggi, è possibile ammirare una mostra d’arte permanente che racconta la storia rurale di un parte del territorio beneventano e casertano.
Lo spazio espositivo, rivolto alla comprensione, salvaguardia e valorizzazione dell’identità culturale attraverso il patrimonio locale, vede la partecipazione attiva dei visitatori, attraverso la rappresentazione di un dialogo insolito tra manufatto rurale e dipinti.
Le tele raccontano il duro lavoro dei campi; gli antichi mestieri di un tempo, molti dei quali sono andati persi; le secolari superstizioni e le radicate tradizioni religiose.
Grande importanza ha anche la storia locale, narrata attraverso l’allestimento dei reperti archeologici portati alla luce nella necropoli annessa alla chiesetta rupestre micaelica.
Le sale che un tempo hanno visto la quotidianità di famiglie nobili, oggi sono diventate un punto di riferimento per le associazioni del territorio, perfette per ospitare laboratori e incontri culturali, luoghi ideali per accogliere seminari e convegni.
Questa è la preziosità eredità che i cittadini di Castel Campagnano hanno il compito di custodire e di tramandare ai propri figli, serbando sempre con grande orgoglio e soddisfazione le proprie origini rurali del territorio.
La Campania più interna è uno scrigno di luoghi ancora poco conosciuti, che meritano di essere scoperti e vissuti.
È un vasto territorio dove c’è grande interesse e attenzione verso i prodotti della terra e le tradizioni artigianali; sono luoghi teatro sia di grandi eventi che di semplici e curiosi avvenimenti capaci di svelare il volto più vero e profondo di una piccola comunità.
La vocazione agricola di questi luoghi e il paziente e duro lavoro contadino hanno sostenuto per secoli famiglie piccole e grandi, nobili e umili, lasciando un’impronta durevole ancora nelle moderne generazioni.
Diversi aspetti di questo affascinante passato si possono osservare e rivivere grazie alle opere create dagli artisti che hanno partecipato alla realizzazione della mostra pittorica “Visioni Rurali”, allestita nelle sale di Palazzo Aldi.
La collezione illustra, attraverso un percorso espositivo, lo splendore dei paesaggi rurali, l’antico fascino del duro lavoro di campagna, la bellezza dei piccoli borghi dominati da rocche e castelli, la bontà dei prodotti enogastronomici locali.
Al centro di tutto questo vasto territorio si trova Castel Campagnano, il piccolo borgo rurale dell’alto casertano racchiuso tra le Colline Caiatine e il corso del fiume Volturno, custode di storie e usanze millenarie.
La Storia:
Castel Campagnano è un piccolo comune della provincia di Caserta di circa 1500 (1.546 quando scriviamo) abitanti; ha la frazione Squille ed è situato sulle pendici orientali delle colline caiatine.
Numerosi resti di ville romane testimoniano la sua antichissima origine.
Il borgo conserva l’aspetto dell’antico impianto medievale, arroccato su un piccolo rilievo collinare dotato in passato di tre porte d’accesso e torri di avvistamento.
L’ultima di queste venne abbattuta nel corso dell’800.
Il primo documento scritto contenente riferimenti a Castel Campagnano risale al 979: si tratta di una bolla episcopale redatta dal metropolita di Capua, Gerberto, nell’occasione in cui Stefano Menecillo veniva nominato vescovo della diocesi di Caiazzo, suffraganea all’arcidiocesi di Capua.
Tra le chiese poste sotto la sua giurisdizione vi erano anche quelle di “Sanctus Angelus et sanctus Foelix et sanctus Johannes in Campanianu”.
Nel X secolo, quindi, Campaniano contava tre chiese; nel Trecento erano almeno otto.
Una di queste doveva essere la chiesa consacrata alla Madonna della Neve, l’unica sopravvissuta nel tempo.
L’attività agricola è da sempre un forte traino per l’economia locale e, insieme alle peculiari quanto rare testimonianze storico-archeologiche, rappresenta un elemento di grande interesse per tutti coloro che desiderano scoprire questo piccolo e affascinante angolo della provincia di Caserta.
Notizie su Palazzo Aldi:
Palazzo Aldi sorge sul margine di quello che fu il perimetro dell’abitato medievale di Campanianu, citato sin dalla bolla di Gerberto del 979 e solo dal 1197 come castrum.
Per la conformazione naturale del blocco tufaceo su cui crebbe l’abitato, è probabile che solo il lato ovest del borgo (quello delle attuali via Castello-largo Torre) sia stato fortificato con opere murarie.
Il perimetro dal lato opposto, quello del palazzo anticamente eretto, fu probabilmente occupato da un insediamento religioso, forse cenobitico.
Infatti, proprio in quest’area ma in una grotta sottoposta di circa otto metri al piano stradale attuale, si colloca la chiesa di Sant’Angelo, citata già nel 979 e destinata, come in altri casi documentati, al culto dell’Arcangelo Michele.
Gli affreschi superstiti possono essere fatti risalire a tre diversi interventi, il più antico nella seconda metà del X secolo, il secondo ai primi del XI secolo e il terzo (limitato ad un solo frammento) al Duecento.
L’accesso originario della chiesa, oggi murato, era dal lato della rupe che affaccia sul giardino di palazzo Aldi.
Il nome del palazzo ricorda la famiglia Aldi, nota almeno dai primi del 1700 a Caiazzo per professionisti (sono noti un avvocato Vincenzo nel 1890, un farmacista Francesco, benemerito durante l’epidemia di colera 1867-1868) e religiosi (il canonico don Nicola, fu anche poeta arcade dal 23 aprile 1703 con lo pseudonimo Eurio Euristerniano).
Il palazzo Aldi è parte di un complesso impianto formato da almeno tre antichi edifici contigui; quello cosiddetto (impropriamente) ducale, fu dei Ferrara-Vastano (poi Satriano-Ferrara).
Conserva tracce di un edificio del XV-XVII secolo, ma ha l’aspetto tardo settecentesco – primo ottocentesco, tipicamente neoclassico, sorta come spazio di disimpegno per i locali di servizio del palazzo Aldi.
Questo è probabile che sia il risultato dell’unificazione di due distinti edifici più antichi (ciascuno con il proprio piccolo spazio aperto posteriore) forse riorganizzati in un unico complesso tra fine 1600 e prima metà del 1700.
La facciata del palazzo segue il tracciato curvilineo della strada.
Il prospetto di palazzo Aldi è di gran pregio per le belle cornici in stucco delle sette finestre del piano nobile, di gusto vaccariano.
Dei tre portali che danno accesso al complesso edilizio, quello principale è in pietra lavorata a bugne rettangolari (databile ai primi del 1700) e potrebbe coincidere con uno degli accessi originari.
La chiave di volta sembra una realizzazione successiva al portale.
Reca lo stemma della famiglia (due leoni affrontati ai lati di una porta posta al termine di una scala di tre gradini, il tutto sovrastato da una stella o un fiore a otto petali).
Una rosta antica in legno chiude la parte curva del portale; un portale secondario, più antico, da’ accesso all’altro palazzo originario.
L’atrio, a volta, reca nel soffitto la cornice dello stemma araldico, completo di corona ma con la parte principale del blasone imbiancata.
Nel pavimento (al di sotto del vetro) è stata conservata la rampa, probabilmente di fine ottocento, creata per raggiungere le grotte sottostanti il palazzo.
Dall’atrio si accede al piccolo cortile interno, chiuso, verso la valle, da un muro un piccolo portico a due arcate (nell’angolo restano il pozzo e il lavatoio).
Sull’ala trasversale, probabilmente realizzata per articolare i percorsi in comune ai due edifici originari, si colloca una scala coperta, con rampa ad “L”, gradini in pietra e volte su pilastri, evidenziati da due grandi lesene.
I decori in stucco sulle pareti, sui pilastri e le cornici delle porte e delle finestre che vi affacciano sono perfettamente simili a quelli della facciata.
La scala è sovrastata (ma questo sembra un intervento posteriore, forse ottocentesco) da una sorta di loggia.
Le piccole sale del piano nobile corrono su due file parallele al fronte stradale e conservano tracce di camini e servizi igienici.
Le copertura sono con solai in legno.
Il piccolo portale in stucco immediatamente a destra di quello principale dava accesso a rampe di servizio per raggiungere le cantine-cellaio sottostanti, realizzate cavando il tufo con cui sono costruiti i palazzi.
L’altro blocco edilizio originario (seppure unificato nel prospetto) aveva come accesso il piccolo portale in pietra ad arco, ed ha il punto di forza nel volume angolare verso la chiesa, grazie anche al piccolo balcone su mensole in pietra (la cui apertura è sicuramente successiva, a giudicare dalla cornice che imita, con accenti decisamente più classici, quelle del prospetto).
Per eventuali informazioni sull’evento si consiglia di contattare il Comune di Castel Campagnano al numero telefonico: 0823 863605.
(Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)