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Calcio ‘truccato’. Associazione mafiosa: noto calciatore irpino scagionato grazie all’avvocato Vannetiello che pero non è ‘pago’

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Cade, per il calciatore Francesco Millesi, il reato di concorso esterno in associazione mafiosa.

In accoglimento delle ragioni formulate dall’avvocato Dario Vannetiello, dopo una lunga camera di consiglio, il Giudice dell’udienza preliminare presso il Tribunale di Napoli, dottor Marcello De Chiara, ha assolto l’ex capitano dell’Avellino “Ciccio” Millesi dalla pesantissima accusa di aver avvantaggiato il clan Vinella-Grassi, operante nella città di Napoli.

Un forte sospiro di sollievo per il calciatore, che rischiava il carcere, avendo il pubblico ministero chiesto nei suoi confronti la condanna ad anni cinque di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa, accusa ora crollata.

L’autorità giudiziaria ha ritenuto sussistente il solo reato di frode sportiva per le partite Modena-Avellino e Avellino-Reggina, del campionato di calcio di serie B 2013/1014, che sarebbero state combinate agevolando gli scommettitori del clan Vinella-Grassi.

Per tali vicende, Millesi è stato condannato ad un solo anno di reclusione avendo il giudice escluso nei suoi confronti anche l’aggravante mafiosi, ma tale pena, qualora venisse confermata nei successivi gradi di giudizio, comunque non verrà scontata poiché, come richiesto dall’avvocato Vannetiello, il Giudice ha concesso a Millesi anche la sospensione condizionale della pena.

La lunga battaglia  giudiziaria condotta dalla difesa di Millesi è passata attraverso una vittoria solo per ragioni formali ottenuta innanzi al Tribunale del riesame di Napoli quando solo grazie a un cavillo fu annullata l’ordinanza che aveva disposto gli arresti domiciliari in Catania, sua città natale.

Vincente si è rivelata, da un lato, la scelta di avvalersi della facoltà di non rispondere allorquando Millesi per ben due  volte fu convocato dal P.M. della  Direzione Distrettuale Antimafia; dall’altro lato di rendere un lungo interrogatorio innanzi alla Procura della Federazione Sportiva, interrogatorio del  quale poi la difesa ha ottenuto l’acquisizione agli atti del fascicolo del Giudice chiamato a decidere in sede di abbreviato.

Non sono bastate ad incastrare Millesi né le accuse a lui mosse dal collaboratore di giustizia Antonio Accurso, reiterate anche in aula durante l’udienza scorsa, né la mole di intercettazioni effettuate dalla pubblica accusa.

Sorte diversa hanno avuto gli altri due imputati che hanno optato per il rito abbreviato: l’ex calciatore Luca Pini è stato condannato per tutti i reati a lui ascritti ad anni tre e mesi sei di reclusione ed Accurso Antonio, collaboratore di giustizia, ad anni diciotto  e mesi due di reclusione, in continuazione con altri reati da lui commessi e in precedenza giudicati.

Nonostante il netto ridimensionamento delle accuse, comunque la difesa di Millesi proporrà appello in quanto punta alla cancellazione anche delle frodi sportive, onde chiedere la revisione della condanna inflitta dal Tribunale della Federazione Gioco Calcio che finora gli ha impedito di intraprendere la carriera di allenatore.

L’altro e più noto calciatore coinvolto nell’inchiesta, Armando Izzo, tuttora in forza al Genoa, ha scelto di essere giudicato con il rito ordinario.

L’assoluzione  dal reato di concorso esterno in associazione mafiosa ottenuta da Francesco Millesi rappresenta un precedente innegabilmente  favorevole ad Izzo, circostanza che consente di attendere con minore preoccupazione l’esito del processo a suo carico.

(Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

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