Castel Morrone. ‘Museo all’aperto dei senza storia’: rivoluzionaria proposta dell’avvocato Marra
Il progetto che ho sempre tenuto a cuore, per “lo mio paese”
di Castel Morrone, con il pittore Giovanni Tariello, è quello di far divenire il piccolo centro sui colli tifatini un grande museo all’aperto dove possano vivere per centinaia di anni la cultura “dei senza storia”, la vita dei contadini che per millenni hanno sudato e sono morti per il solo tozzo di pane, quando c’era.
Giovanni Tariello impersona l’artista che ha elevato il mondo contadino ad arte, le sue immagini, la galleria di contadini e donne ,di gesti, di quotidianità rappresentano il supporto più alto per costruire una cittadina unica che possa far traspirare ai visitatori la storia dei bifolchi, del solco dritto, dell’aratro: la dignità del sudore e del lavoro dei campi; i giochi di una volta oramai scomparsi.
In questo contesto è evidente che Castel Morrone possa applicare sui muri cittadini e nelle piazze, slarghi, spazi verdi opere del pittore dei contadini facendo divenire il paese un unico grande museo che per secoli racconterà la vita scomparsa dei nostri progenitori.
Così si potrebbe creare un’anima completa alle opere da realizzare, approvarla in sede di consiglio comunale e poi realizzarle poco alla volta, fino alla definizione del percorso culturale che determinerebbe uno straordinario sviluppo turistico per il nostro Comune.
Ad esempio piazza Franz Pannone, nella frazione Casale, ha uno spoglio muro che la costeggia che potrebbe essere il posto ideale per realizzare, in materiale indelebile, i ritratti contadini di Tariello con al centro della piazza, l’eliminazione della fontana con sostituzione di una scultura con il tipico gioco della cultura contadina che era “lo strummulo”, che compare anche nel teatro di Eduardo in “Natale in casa Cupiello”.
Piazza Bronzetti potrebbe contenere altrettante immagini delle donne di Castel Morrone con i cesti, le brocche, i fazzoletti sulla testa traspirante sudore e fatica.
Monte Castello potrebbe essere il Museo del “solco dritto” con le tante immagini dedicate all’antico solco.
Il tutto da confluire in un unico progetto firmato Tariello da pubblicizzare, nel tempo, in tutta Italia.
Realizzato il progetto, così come abbiamo fatto nel 1986, salvando la cultura contadina dall’oblio, con il primo volume della “cultura dei senzastoria”, si salverebbero i volti, le mani callose, il dolore, il sacrificio, le rughe dei nostri antichi progenitori.
Ne saremo capaci? Non lo so: certo la mia idea del 2004, denominata Castel Morrone, paese della poesia, che poteva essere il volano di un percorso culturale importante, non è stata colta dai politici dell’epoca ma la stessa oggi vive su altre gambe, realizzata dall’editore Aletti nel 2009 a Rocca Imperiale.
Speriamo che questa volta l’idea del sottoscritto e del maestro Tariello possa ottenere il consenso dei politici realizzando un grande progetto rivoluzionario, attraverso il quale un Paese racconta la sua storia dai muri, dalle piazze,dagli slarghi e dagli spazi verdi.
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