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Roma. In Senato venerdì 10 novembre il film ‘Socialmente Pericolosi’ di Fabio Venditti

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Sgambato (PD): sarà un momento di riflessione e di confronto sulle interessanti tematiche proposte dal film nato dal libro di Venditti “La mala vita: lettera di un boss della camorra al figlio“.

Proiezione del film “Socialmente Pericolosi” di Fabio Venditti venerdì mattina, con inizio alle ore 10,30, presso la Sala dell’Istituto di Santa Maria in Aquiro del Senato della Repubblica, in Piazza Capranica, 72, messa cortesemente a disposizione del Presidente del Senato su richiesta dell’onorevole Camilla Sgambato (Pd).

Il film, autobiografico, racconta la storia del rapporto fra il regista Fabio Venditti e l’ergastolano Mario Savio, che ha portato alla realizzazione del libro “La mala vita: lettera di un boss della camorra al figlio” (2006, Mondadori).

Moderati da Marilù Musto, giornalista de Il Mattino, l’introduzione sarà curata dalla deputata Sgambato, componente della VII Commissione Cultura, Scienza e Istruzione della Camera, mentre gli interventi saranno dell’avvocato Francesco Piccirillo e del regista Venditti.

Le conclusioni saranno affidate a Santi Consolo, Capo del Dipartimento della Polizia Penitenziaria – DAP, e Raffaele Piccirillo, Capo Dipartimento per gli Affari di Giustizia.

Sarà un momento di confronto vivace e stimolante quello che vivremo venerdì mattina a margine della proiezione del film ‘Socialmente pericolosi’, che ho personalmente voluto avvenisse in Parlamento, così da aprire una riflessione sugli aspetti socio-culturali ed educativi della vita, delle azioni e dei comportamenti assunti dai protagonisti del lavoro del regista Venditti, capace di mettere in risalto temi e questioni come la giustizia, la carcerazione preventiva, la funzione rieducativa del carcere ed il trattamento riservato ai detenuti, anche appartenenti alla malavita organizzata”, dichiara l’On. Sgambato.

SINOSSI DEL FILM “SOCIALMENTE PERICOLOSI”

     Fabio Valente è un giornalista della vecchia guardia, sempre alla ricerca di storie da raccontare e di ingiustizie da denunciare. Ma i tempi sono cambiati. La tv adesso è piatta, noiosa.

Fabio prende una telecamera e va a girare per conto suo il servizio nel reparto di Alta Sicurezza del carcere di Sulmona; cosa che i suoi capi non avrebbero voluto. Lo chiamano “il carcere dei suicidi” e il giornalista vuole capire perché lì i detenuti si uccidano. I suoi ottimi rapporti con i dirigenti del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria gli consentono di avere accesso a quella zona off limits per la stampa.

Conosce l’ergastolano Mario Spadoni, boss dei Quartieri Spagnoli di Napoli durante la terrificante guerra di camorra degli anni ’80. Si crea un rapporto di fiducia fra i due uomini, tra l’altro perfettamente coetanei (cinquant’anni). Dopo la prima intervista, che verrà proiettata nel teatro del carcere qualche giorno dopo, gli incontri continuano. Dai racconti del boss nasce un libro, che viene pubblicato dalla più importante casa editrice italiana, la Mondadori. Un rapporto che ormai va avanti da mesi.

Nel frattempo, grazie ai rapporti che Mario gli crea attraverso i suoi parenti, Fabio fonda l’associazione culturale ‘Socialmente Pericolosi’ e crea una scuola di tv per i ragazzi dei Quartieri, di cui sarà Presidente il penalista Avv. Francesco Piccirillo, difensore “storico” del boss Spadoni. Fabio vuole sfidare l’esclusione sociale alla quale questi ragazzi, compresi i figli di Mario, sono condannati.

Mario Spadoni si ammala. La diagnosi è quasi senza speranza: cirrosi epatica (di origine virale) complicata da quattro carcinomi. Fabio sente suo preciso dovere combattere perché il detenuto abbia cure adeguate. Si è creata un’amicizia e, ancora di più, il giornalista sente che si tratta di una importantissima battaglia da affrontare, per una semplice questione di giustizia.

Passano mesi prima che il boss venga ricoverato – e riportato in carcere dopo pochi giorni – e la situazione si aggrava. C’è un solo modo per garantirgli la terapia quotidiana necessaria per neutralizzare i carcinomi ed entrare in lista per il trapianto di fegato: farlo uscire dal carcere, portarlo in detenzione domiciliare. È in cura a Roma e bisogna trovare un indirizzo in città. Fabio offre la sua ospitalità al boss.

Una scelta così complicata è possibile anche grazie alla storica complicità umana e ideale e alla forza del rapporto con sua moglie Patrizia. Lei è una dirigente sindacale, è una donna molto combattiva e dal carattere forte, abituata ad affrontare il conflitto sociale e le difficoltà. Sa benissimo che questa battaglia è giusta. Ma mette in guardia il marito per la necessità di moltiplicare le attenzioni verso la figlia Viola (15 anni). E alla fine condivide e lo sostiene fino in fondo.

Fabio e Patrizia hanno anche una figlia più grande (Sara, 23 anni), sposata con Luca. Vive al piano di sotto ed è una bravissima montatrice. Proprio contando su di lei il giornalista ha fondato la sua scuola di tv. Che si conquista le attenzioni della Rai (il Tg2 ha un nuovo direttore molto più dinamico) e li porta a realizzare due reportage (uno in due puntate) per Tg2 Dossier. Brani di questi lavori, molto emozionanti visto il vissuto dei giovani ‘reporter’, saranno montati in alternanza con la parte recitata, che è comunque assolutamente predominante.

Per rendere ancora più agevole la terapia a Mario Spadoni, detenuto per condanna all’ergastolo, l’Avv. Piccirillo chiede ed ottiene per lui, dal Tribunale di Sorveglianza di Roma, la sospensione dell’esecuzione della pena. È libero, ma commette l’errore di tornare nei Quartieri Spagnoli.  Parte una soffiata: “gira armato”. Due carabinieri in borghese lo affiancano in moto ed estraggono le loro armi. Mario si spaventa e scappa. Viene raggiunto, picchiato e arrestato. Per violenza, resistenza a pubblico ufficiale e porto e detenzione abusiva, nonostante l’arma non sia stata rinvenuta. Fabio crede nell’innocenza di Mario. Dopo tre giorni, mentre è rinchiuso a Poggioreale, arriva la chiamata per il trapianto. Dopo il successo della terapia, il paziente era entrato in lista. Deve insistere con forza e con tutte le autorità possibili, ma alla fine la direzione sanitaria dell’ospedale Gemelli riesce a farsi portare a Roma il paziente da Napoli, naturalmente sotto scorta. All’alba il trapianto comincia e riesce perfettamente.

Sembra quasi un miracolo: Mario, che poco tempo prima sembrava sul punto di morire dopo essere entrato in coma epatico, è in via di guarigione, ma deve rientrare in carcere, perchè a causa dell’accusa di aver portato un arma in “luogo pubblico” il Tribunale di Roma gli revoca il beneficio della sospensione dell’esecuzione della pena. L’avvocato ottiene nuovamente la scarcerazione del boss, ma viene riarrestato da lì a poco: estorsione; reato commesso mentre girava per i Quartieri col pretesto di collaborare alle finalità dell’Associazione. Fabio si sente tradito e usato, ma ha comunque la soddisfazione di essere riuscito a tenere insieme quel gruppo di ragazzi di strada. Fino al momento in cui la Rai propone all’associazione questo film.

I ragazzi perdono la testa. Non sono abituati a gestire un successo. Ricattano, pretendono molti soldi, sono convinti di essere diventati un tesoro. Nuova delusione per Fabio, che rompe con loro. Non con tutti, però. Qualcuno ce la farà.

Mario Spadoni, invece, ce l’ha fatta nella battaglia per la sopravvivenza ma non in quella dell’ingresso in società come educatore alla legalità. Viene condannato a sei anni per l’estorsione per la quale è stato arrestato in ospedale.

(Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

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