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Napoli. Processo penale: riforma Orlando incostituzionale per l’avvocato Vannetiello

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Giovedì 2 novembre,  innanzi alla Corte di assise di appello di Napoli-  terza sezione penale – è stata messa in discussione una importante norma introdotta di recente con la legge del 23 giugno 2017 n. 103: la cosiddetta “riforma Orlando”, relativa al processo penale.

La novità introdotta di recente riguarda l’obbligo del giudice di appello di sentire in aula i testimoni nel caso in cui vi è stata sentenza di assoluzione appellata dal pubblico ministero.

Il caso che ha dato luogo alla eccezione di incostituzionalità è il seguente.

Il boss ercolanese Pietro Papale, in accoglimento della richieste formulate dal suo difensore, avvocato Dario Vannetiello del Foro di Napoli, fu assolto dalla accusa di essere mandante dell’omicidio di Giorgio Battaglia avvenuto il giorno 8 marzo 2009 ed evitò la condanna all’ergastolo invocata dalla direzione distrettuale antimafia di Napoli con riferimento alla soppressione di  una delle tante vittime della faida tra il clan Ascione Papale e quello dei Birra che ha insanguinato per decenni il territorio di Ercolano e della provincia di Napoli.

Ora l’avvocato Vannetiello ha sostenuto che la norma che impone di sentire in aula i testi nel corso del processo di secondo grado deve  applicarsi solo ai giudizi di primo grado ove è stata svolta la istruttoria dibattimentale, non  in caso di sentenza di assoluzione emessa a seguito di giudizio abbreviato.

Interpretando diversamente la norma, l’obbligo di sentire i testimoni violerebbe sia il diritto di difesa sia il diritto ad un giusto processo, sia alla durata ragionevole del processo.

Plurime sono state le argomentazioni poste a sostegno da parte dell’avvocato alla eccezione di illegittimità costituzionale.

In buona sostanza, l’avvocato ha sostenuto che una volta che l’imputato ha rinunziato al contraddittorio in aula durante il processo di primo grado,  all’esito di una decisione assolutoria,  non è più possibile, d’ufficio e per legge, imporre da parte del giudice di secondo grado di ascoltare i pentiti in aula.

Indubbiamente trattasi di questione giuridica complessa e di indubbio rilievo nazionale .

La Corte di assise di appello, dopo la lunga arringa difensiva, protrattasi per quasi tre ore, ha riservato tutte le decisioni da assumere alla udienza successiva del 7 novembre, giorno in cui dovrà decidere anche sul merito e sulla fondatezza delle accuse per le quali il Procuratore Generale ha chiesto di irrogare anni 30 nei confronti di Papale Pietro, mentre per Montella Ciro ha chiesto la conferma della sua penale responsabilità, rimettendosi alla Corte di Assise di Appello per la riduzione della pena dell’ergastolo inflitta in primo grado alla luce della sua recente confessione avvenuta all’udienza del 26 ottobre 2017.

(Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

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