Caiazzo. Cambia ‘volto’ la città o almeno ‘facciata’ la casa comunale, pardon del ‘Municipio’ (con la ‘u’)!
Potrebbe concorrere per il “Guinness” della serie “De Minimis“(a buon intenditor…) il seguente comunicato
pomposamente vergato per pubblicizzare il cambio della scritta sul frontespizio della ex casa comunale ove, grazie a cotanto impegno sinergico di “lor signori“, alla faccia di quanti non si accontentano mai, è tornata niente di meno la scritta “Municipio” (con la “u“; nella foto in baso a sinistra come si scrive correttamente in latino arcaico e come era l’antica insegna, ndr. )!
Campeggerà d’ora in poi la scritta Municipio sul cancello d’ingresso del chiostro di San Francesco, sede degli uffici comunali che affaccia sulla piazzetta intitolata ai Martiri Caiatini.
La decisione, contenuta in una delibera adottata lo scorso febbraio dalla giunta comunale che, su proposta del sindaco Tommaso Sgueglia, aveva deciso di sostituire la fredda dicitura “Palazzo di Città” nel riquadro sovrastante l’arco con la più istituzionale e storica intestazione “Municipio”, si concretizzerà nei prossimi giorni (in realtà è già presente da tempo, come inconfutabilmente dimostra la foto a sinistra, ndr.) con l’apposizione di una tabella metallica (?!) realizzata gratuitamente dall’artista Sergio Fiore.
In tal modo, la casa comunale si riapproprierà del titolo solenne di Municipio perchè, si legge nelle motivazioni dell’atto amministrativo, “il territorio comunale sin dai tempi antichi ha avuto come centro di riferimento l’insediamento urbano di Caiazzo come testimoniato dai numerosi ritrovamenti archeologici sulla collina del castello e dalle le mura poligonali osco-sannite che cingevano la città e l’acropoli dell’antica Caiazzo.
Secondo Livio, dopo una fase d’influenza etrusca fu conquistata dai Sanniti e nel 306 a.C. dai romani in cui Caiazzo quasi certamente era tra le municipia sine suffragio.
Con il termine municipio (in lingua latina municipium) si designava, nell’antica Roma e in particolare nella Roma repubblicana, una comunità cittadina legata a Roma.
Le civitates sine suffragio avevano ordinamenti autonomi e propri magistrati, anche se prive dei diritti politici propri dei cittadini romani.
Le civitates sine suffragio furono di breve durata.
Fu proprio la loro scomparsa, tuttavia, ad accelerare i processi di rivendicazione della civitas romana da parte degli Italici, che condurranno alla guerra sociale.
Il centro, che prese il nome di Caiatia, nel 90 a.C. fu saccheggiata da Silla tra il 138 e il 78 a.C. dato che si era schierata con gli Italici nella guerra sociale ed il suo territorio fu annesso a Capua tuttavia in epoca imperiale la città divenne nuovamente municipium”.
In quell’epoca, difatti, in tutti i municipi vi era un consiglio cittadino per l’amministrazione della Città in tutti gli ambiti e, si legge ancora nella delibera votata all’unanimità dall’esecutivo di “Caiazzo Bene Comune”, “tale consiglio era chiamato ordo o, più raramente senatus, in genere composto da consiglieri (decuriones, senatores) scelti ogni cinque anni generalmente fra ex-magistrati.
I decurioni dovevano essere cittadini nati liberi, avere diritti civili, essere di condotta morale irreprensibile, possedere un certo censo.
Non potevano essere né deportati, né condannati ai lavori forzati, né torturati, e possedevano posti speciali in teatro.
Nel corso del tempo l’organizzazione municipale continua ad essere la forma organizzativa delle comunità tanto che nel medioevo gli edifici pubblici caratteristici delle città, nei quali si tenevano le adunanze degli organi rappresentativi, erano detti municipi.
Tale denominazione si è poi mantenuta fino ad oggi indicando in particolare per municipio il luogo dove risiedono gli organi esecutivi del Comune e dove si eseguono tutti gli atti emanati dalla sua giunta e consiglio comunale mentre per Comune viene indicata l’entità amministrativa delimitata dal territorio del centro abitato dove risiede la popolazione”.
Da qui la volontà dell’amministrazione Sgueglia di rendere manifesta la tradizione storica che definisce il luogo ove si svolge la vita amministrativa della Città con il nome di “Municipio” ripristinando, quindi, il riquadro ove è posta la scritta indicativa del Comune all’ingresso della casa comunale con la dicitura “Municipio”.
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